Shortage di personale: uno dei principali problemi della logistica italiana

12.29.2025
donna impiegata nel settore della logistica che sfoglia delle carte, sta affronta il problema della mancanza di personale qualificato

In Italia, la logistica vale oltre 90 miliardi di euro all’anno. Si può dire sia a tutti gli effetti la spina dorsale dell’economia, con un ruolo decisivo soprattutto per export e filiere manifatturiere. Negli ultimi anni, però, un tema sempre più centrale è la difficoltà crescente nel trovare personale qualificato, elemento fondamentale per il corretto funzionamento del settore. 

Infatti, secondo l’Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet” del Politecnico di Milano, a fronte di circa 4,6 milioni di ricerche di candidati effettuate dalle imprese, oltre 800mila posizioni legate alla logistica sono rimaste scoperte. Il 40% delle figure richieste è considerato di “difficile reperibilità”, contro il 27% di tre anni fa. Un salto che segnala uno shortage ormai strutturale e non più legato a fasi congiunturali.

Inoltre, va fatto notare che questo fenomeno si inserisce in un quadro nazionale già critico: i bollettini del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere indicano che quasi una assunzione su due prevista dalle imprese italiane è oggi difficile da coprire, con percentuali particolarmente elevate proprio nei servizi di trasporto e magazzinaggio.

Le figure più introvabili

Le associazioni di categoria parlano apertamente di “emergenza autisti”. Secondo le stime di Confetra, in Italia mancano oltre 22mila conducenti di camion, mentre altre rilevazioni confermano un fabbisogno strutturale superiore ai 20mila posti vacanti nell’autotrasporto. Il problema non riguarda solo la lunga percorrenza: sono difficili da reperire anche magazzinieri specializzati, addetti alla consegna e operatori dell’ultimo miglio, figure decisive per garantire tempi di consegna rapidi e servizi affidabili ai clienti.

In aggiunta, anche il trasporto ferroviario merci soffre di una significativa carenza di personale. Confetra stima che nei prossimi tre anni serviranno circa 3mila nuovi macchinisti, pari a un quinto dell’attuale forza lavoro del comparto. L’Osservatorio Logistica e Trasporti di ANSI segnala inoltre che, complessivamente, mancano all’appello oltre 60mila lavoratori rispetto alle esigenze delle imprese, con i maggiori squilibri concentrati su magazzino, movimentazione interna e trasporto. 

Le cause dello shortage

Le cause di questa carenza sono molteplici. I report di settore, per l’appunto, sottolineano da un lato la trasformazione digitale della supply chain, che richiede competenze sempre più avanzate in ambito IT, analisi dei dati e automazione, e dall’altro un’offerta formativa che fatica a tenere il passo, soprattutto sugli indirizzi tecnici e STEM. A questo si aggiungono il ricambio generazionale incompleto, i costi elevati per ottenere patenti e abilitazioni professionali e una percezione del lavoro nella logistica come “faticoso” e poco attrattivo per i più giovani, soprattutto a causa della grande mobilità che spesso comporta questo settore. 

Come fronteggiare questo problema?

Lo shortage di personale non è più un tema circoscritto alle risorse umane, ma una sfida che impatta direttamente sulla continuità operativa e sulla capacità delle aziende di rispondere alle richieste del mercato. In un contesto così dinamico, non esistono soluzioni uniche o immediate: ogni impresa è chiamata a trovare un equilibrio tra competenze disponibili, organizzazione interna e sostenibilità dei costi.

Sempre più spesso la differenza la fanno la capacità di adattamento, la valorizzazione dell’esperienza maturata sul campo e la costruzione di rapporti di lavoro stabili e affidabili. Investire sulle persone, migliorare i processi e rendere il settore più attrattivo resta una priorità, ma richiede tempo, visione e un approccio concreto, calibrato sulla realtà di ciascuna azienda.

Come si muove CTI in questo contesto?

Vi proponiamo ora una breve intervista in cui il nostro team spiega le dinamiche dell’attuale contesto logistico italiano dal punto di vista di CTI.

1. Anche CTI soffre per via dello shortage di personale? Quali strategie adotta l’azienda per fronteggiare questo problema?

Sì, come molte aziende del settore anche CTI si confronta quotidianamente con la difficoltà di reperire personale qualificato, soprattutto in ambiti operativi e logistici. Non si tratta solo di una questione numerica, ma di trovare persone con competenze adeguate, affidabili e capaci di gestire la complessità del lavoro. La nostra risposta, più che basarsi su soluzioni strutturate o standardizzate, è stata finora molto pragmatica: puntiamo sulla continuità, sulla fidelizzazione delle persone e su un’organizzazione flessibile, cercando di valorizzare l’esperienza interna e di costruire rapporti di lavoro stabili. In un contesto così complesso, riteniamo che la qualità delle persone e la capacità di adattarsi contino più di qualsiasi formula preconfezionata.

2. In che modo la carenza di personale incide sull’organizzazione operativa delle aziende?

La carenza di personale ha un impatto diretto sull’organizzazione del lavoro e sulla pianificazione delle attività. Le aziende sono chiamate a gestire risorse limitate garantendo al tempo stesso continuità, flessibilità e qualità del servizio. Questo richiede una maggiore attenzione ai processi interni e una capacità di adattamento costante alle condizioni operative.

3. Quali sono, secondo la vostra esperienza, i principali problemi del settore della logistica in questi ultimi anni?

Negli ultimi anni il settore della logistica è diventato sempre più complesso e imprevedibile. Alla carenza di personale si sono aggiunti fattori come l’aumento dei costi, le difficoltà legate alle catene di approvvigionamento, una burocrazia spesso onerosa e clienti sempre più esigenti in termini di tempi, flessibilità e affidabilità del servizio.

In questo scenario, le aziende si trovano a dover gestire un equilibrio delicato tra efficienza operativa e sostenibilità, spesso con margini di manovra ridotti. La vera sfida oggi non è solo crescere, ma riuscire a mantenere stabilità e qualità del servizio in un contesto in continua evoluzione.

4. Quanto conta oggi l’esperienza rispetto alla formazione nel settore della logistica?

Nel settore della logistica l’esperienza sul campo resta un elemento determinante. Molte competenze si acquisiscono solo attraverso il lavoro quotidiano, la gestione degli imprevisti e la conoscenza diretta dei processi. La formazione è importante, ma senza un percorso pratico e di affiancamento diventa difficile colmare il divario tra teoria e operatività.

5. Ormai l’anno è quasi concluso: quali sono le vostre previsioni (e speranze) per il 2026 e gli anni a seguire?

Guardando al futuro, l’auspicio è quello di una maggiore stabilità, sia dal punto di vista del mercato sia della disponibilità di competenze. Il settore logistico resterà centrale per l’economia italiana e per l’export, ma sarà sempre più importante affrontare la crescita in modo sostenibile e consapevole. Per CTI i prossimi anni saranno soprattutto anni di consolidamento. In una fase in cui il contesto resta complesso e incerto, riteniamo fondamentale lavorare con realismo, attenzione e responsabilità. La priorità sarà continuare a garantire affidabilità e qualità del servizio, adattandoci progressivamente alle evoluzioni del mercato.