Dazi USA: impatto sugli scambi commerciali internazionali

08.28.2025
Due mani che si stringono dietro alle bandiere Americana e Europea, evidenziando l'accordo siglato per i dazi imposti da USA a Europa

Nel corso del 2025, come tutti sanno, i dazi doganali USA hanno ridefinito profondamente le relazioni commerciali globali con Canada, Messico, Cina ed Europa, mettendo a dura prova le catene logistiche e le strategie d’export. 

Abbiamo già parlato nell’articolo precedente di quanto concerne la guerra commerciale tra USA e CINA, per questo ora ci teniamo a illustrare l’evoluzione dei dazi a livello globale e con un particolare focus sull’Unione Europea, le risposte di quest’ultima, gli effetti su specifici settori e sull’export del Made in Italy, insieme all’ultimo negoziato tra la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il Presidente Donald Trump. 

Ripercorriamo l’evoluzione dei dazi USA in questo rocambolesco 2025

Partiamo dal 1° febbraio 2025. In questa data, il Presidente Trump ha firmato ordini esecutivi imponendo dazi del 25% su merci da Canada e Messico (con energia canadese al 10%) e un 10% sulla Cina, motivando l’intervento con ragioni legate alla crisi degli oppioidi.

Dopo un periodo di sospensione, dal 4 marzo le tariffe sono state ripristinate: quella cinese è salita al 20%, mentre per Canada e Messico è rimasta al 25%. Il 2 aprile, noto come “Liberation Day”, è entrato in vigore un sistema di “dazi reciproci”, variabili tra 10% e 50%, interessando circa 180 Paesi, con aliquota UE al 20% e Cina al 34%. Parallelamente, l’acciaio e l’alluminio sono stati tassati fino al 50%, senza più esenzioni.

Questa escalation ha creato incertezza, spingendo molti operatori a rivedere fornitori e logistica, anche alla ricerca di rotte alternative.

Le contromisure dell’Unione Europea ai dazi USA introdotti a febbraio 2025

In risposta, l’Unione Europea ha immediatamente predisposto misure di ritorsione su circa 21 miliardi di euro di beni USA, con dazi compresi tra 10 e 25% su prodotti come jeans, moto, succo d’arancia e macchinari. Tuttavia, per favorire il dialogo, Bruxelles ha sospeso quest’azione fino al 14 luglio, quindi di nuovo fino al 7 agosto 2025.

Parallelamente, come vedremo meglio nei prossimi paragrafi, è stata fatta un’offerta politica agli USA: un accordo “zero‑for‑zero” sui beni industriali come auto, farmaci e macchinari, insieme all’impegno a rinegoziare le tariffe se gli USA accettano posizioni simili.

Grazie a queste mosse, l’UE ha evitato escalation incontrollate ed è riuscita a mantenere aperto il canale negoziale.

Dazio USA‑UE: cos’è il nuovo dazio 15% “All inclusive” e quali prodotti include

Come anticipato poc’anzi, alla fine di luglio (precisamente il 27), a Turnberry in Scozia, Trump e Von der Leyen hanno concordato un accordo politico: un dazio import USA del 15% “all‑inclusive”, in vigore dal 1° agosto 2025 per la maggior parte delle merci europee. Il nuovo schema sostituisce la minaccia di un 30%, ma acciaio e alluminio resteranno tassati al 50%, benché Bruxelles stia negoziando una possibile sostituzione con un sistema di quote. Inoltre, è stata introdotta una clausola “zero‑for‑zero” esentando prodotti strategici come aeromobili, farmaci generici, chip per semiconduttori, alcune risorse critiche e prodotti chimici selezionati.

Successivamente, con un ordine formale, l’esecutivo ha rinviato l’entrata in vigore dell’accordo al 7 Agosto.

Ripercussioni dei dazi USA‑UE sul settore del vino

Tra i settori più colpiti, il vino esportato negli USA è tassato al 15%, con una stima di danno economico di circa 317 milioni di euro nel primo anno, cifra che può salire oltre i 460 milioni in caso di cambio euro‑dollaro sfavorevole.

Questa misura rappresenta un duro colpo per la competitività del vino italiano, già messo alla prova dallo scenario geopolitico.

Mentre i dazi sulle auto importate dall’Europa scenderanno al 2,5%

L’accordo del 15% non cambia la tariffa complessiva sulle auto europee, che rimane al 27,5% (2,5% MFN + 25% Sezione 232), poiché le automobili non sono incluse nell’accordo “all‑inclusive”.

In effetti, il dazio doganale USA su auto rimane elevato, e le imprese del settore restano esposte in modo rilevante.

Ripercussioni del dazio al 15% sull’export italiano

Oltre al vino, il dazio del 15% potrebbe costare fino a 22 miliardi di euro all’export italiano in settori come moda, farmaceutica e agroalimentare, se non si otterranno ulteriori esenzioni specifiche.

Questo impone una riflessione strategica su come ripensare catene globali, pricing, logistica e diversificazione dei mercati.

Von der Leyen e le tariffe zero per zero sui prodotti strategici

Ursula von der Leyen ha posto al centro dell’accordo transatlantico l’esenzione reciproca “zero‑for‑zero”: un impegno politico a mantenere tariffe zero su aeromobili, componenti, farmaci generici, chip tecnologici e materie prime critiche. Questa scelta punta a tutelare settori industriali strategici vulnerabili e a preservare la continuità tecnologica nei due mercati, creando al contempo opportunità di armonizzazione regolamentare.

In conclusione, i dazi USA del 2025 hanno destabilizzato rapporti commerciali consolidati, ma l’accordo del 15% “all‑inclusive”, pur limitato, ha fornito più stabilità rispetto a minacce precedenti. Le contromisure europee e la scelta di privilegiare un dialogo negoziale hanno consentito di evitare escalation irreversibili. È fondamentale per le aziende italiane comprendere le nuove tariffe per proteggere export e supply chain.

CTI resta a disposizione per offrire supporto concreto: grazie alla nostra expertise, possiamo guidare le imprese nella riorganizzazione delle rotte logistiche, nella mitigazione delle tariffe e nell’individuazione delle esenzioni da sfruttare nel nuovo contesto globale.

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