Perché la mia merce tarda così tanto ad arrivare?

Tra i vari problemi scatenati dal Coronavirus ci sono anche quelli legati alla logistica, come la carenza di container a livello mondiale; questa comporta conseguenze sia sui produttori che sui distributori, causando sia ritardi che aumenti di costi legati al trasporto, tanto che il Financial Times l’ha definita la più grande crisi dall’inizio delle spedizioni via container.

Questa crisi è stata soprattutto causata dalla pandemia e peggiorata da eventi avversi come l’incagliamento della Ever Given, la chiusura di due porti cinesi, il porto di Yantian per un focolaio di Covid a maggio e quello di Ningbo-Zhoushan ad agosto per la stessa causa.

Questi eventi, però, hanno solo messo in luce i problemi pre esistenti in quanto molti porti sono poco efficienti e non riescono a gestire il traffico delle navi moderne, troppo grandi per le infrastrutture esistenti. Il flusso, inoltre, si basa su un delicato equilibrio di tempistiche per avere il flusso intermodale senza ritardi. Lo slittare dell’arrivo delle navi comporta rallentamenti lungo tutta la catena.

Tra i porti più congestionati ci sono quelli di Karachi, con ritardo medio di 27 giorni (e picchi di quasi 90 giorni), Fos Sur Mer (Francia) con 16 giorni, Charleston, Long Beach e Atlanta (USA) con una media di 25 giorni di ritardo, Santos (Brasile) e Tomakomai (Giappone) con 15 giorni di ritardo medio. Per recuperare questi ritardi, le navi possono decidere di saltare alcuni porti lungo la rotta (così detto “blank sailing”), con conseguente ritardo di consegna della merce che doveva essere scaricata e caricata in quel porto, in quanto le rotte sono “circolari” e quindi la nave torna al porto al “giro” successivo.

Inoltre, le misure messe in atto ovunque per contrastare la pandemia hanno creato ulteriori ritardi, a causa di chiusure, tamponi da presentare e così via.

In secondo luogo c’è l’aumento dei consumi, con conseguente aumento di approvvigionamento di materie prime/merce.

Oltre a questo, visto il crollo del commercio globale durante il lockdown, molti armatori hanno cancellato centinaia di viaggi nave, sia per risparmiare i viaggi a vuoto, sia perché ne hanno approfittato per ristrutturare le navi, lasciando quindi i container vuoti nei porti di destino, senza poterli riportare nei luoghi in cui sarebbero serviti (in particolare la rotta Cina -> USA che dopo la riapertura ha visto uno spostamento di oltre 4 milioni di TEUs da settembre a dicembre, senza che gli stessi tornassero in Cina). Di conseguenza questa carenza di vuoti ha creato uno scompenso tra domanda e offerta, facendo lievitare i costi del nolo, che hanno raggiunto livelli record con aumenti medi del 800% su tutte le rotte.

Su questo orizzonte temporale, la minaccia più grande restano le chiusure dovute ai focolai di Covid, soprattutto in Cina dove si attuano regole e manovre stringenti, creando una maggiore incertezza sulle tempistiche di riassorbimento dei ritardi e conseguente ritorno alla normalità sia di puntualità sia di costi.