Dichiarazione di origine preferenziale: significato e norme

07.07.2022

L’origine preferenziale delle merci è uno snodo fondamentale per le imprese esportatrici, per poter usufruire di vantaggi che si possono ottenere da tale condizione. In generale, l’origine delle merci, ossia la loro “nazionalità economica”, è un concetto fondamentale in ambito doganale perché permette di individuare la corretta liquidazione dei tributi dovuti e di evitare eventuali sanzioni. Vediamo nel dettaglio cosa significa “origine preferenziale”.

Cos’è l’origine preferenziale delle merci?

L’origine preferenziale è uno status concesso a prodotti importati o esportati da alcuni Paesi ai quali viene assegnato il diritto a un trattamento tariffario preferenziale. Tale condizione permette di ottenere:

  • Una riduzione o l’esenzione degli importi dovuto per i dazi doganali
  • L’abolizione di divieti quantitativi o di contingentamenti

Dichiarare l’origine preferenziale è sicuramente un vantaggio da sfruttare nell’export/import, ma è un processo complesso e delicato. Le regole per l’acquisizione dell’origine preferenziale negli accordi dell’Unione europea sono stabilite nell’articolo 64 CDU e nel Sistema delle Preferenze Generalizzate (SPG): un sistema non reciproco e non discriminatorio con il quale i paesi in via di sviluppo ottengono un accesso preferenziale ai mercati dell’Unione europea.

Per poter usufruire dei benefici derivanti da questi accordi preferenziali, le merci devono però rispondere a dei requisiti specifici che variano a seconda del prodotto e in funzione dei singoli accordi tra UE e gli altri Paesi esteri.

I criteri di determinazione dell’origine preferenziale

A determinare l’origine preferenziale di un bene è il fatto di essere prodotto interamente nel luogo di origine, a differenza dell’origine non preferenziale. A titolo esemplificativo le merci, per godere dei benefici dell’origine preferenziale, devono subire una lavorazione sufficiente che comporta una classificazione doganale differente dal prodotto originario.

In alternativa, si può ottenere l’origine preferenziale nel caso in cui il prodotto soddisfa il criterio del “valore aggiunto” che si verifica in due casi:

  • se il valore dei componenti non originari utilizzati per realizzare il prodotto è inferiore a una certa percentuale, calcolata sul prezzo di vendita del prodotto, indicato in fattura.
  • se il valore dei componenti non originari utilizzati per realizzare il prodotto ha una percentuale più alta della precedente ed è contemporaneamente inferiore al valore dei componenti originari.

Per ciascun protocollo di origine sono comunque elencate le regole di lista, ovvero tutte le lavorazioni considerate sufficienti o meno a conferire l’origine preferenziale al prodotto. Inoltre, sono anche elencate tutte le lavorazioni che non possono mai soddisfare i criteri di certificazione preferenziale.

Dichiarazione di origine preferenziale: i certificati e le norme

Dopo aver verificato le condizioni necessarie per ottenere la condizione di origine preferenziale, si può procedere con la richiesta dello status. Fino a marzo 2022, specificatamente nei rapporti tra UE e le nazioni con cui sono stati firmati accordi specifici di interscambio, l’origine preferenziale era garantita dal modello EUR1 previdimato. Da aprile, invece, l’Agenzia delle Dogane ha stabilito che la procedura di previdimazione non è più applicabile, a favore di una procedura digitalizzata tramite il portale AIDA per la richiesta di certificati. Una soluzione che mira a snellire l’iter e migliorare i controlli.

Un’altra semplificazione è data dall’autocertificazione da parte dell’esportatore, ma questa opportunità è limitata alle merci che hanno un valore massimo di 6.000 euro. Inoltre, tale dichiarazione deve essere compilata secondo una specifica dicitura prevista dalle autorità doganali e presentata con timbro e firma originale.

La convenzione regionale sulle norme di origine preferenziale PEM

La convenzione regionale sulle norme di origine preferenziale paneuromediterranee prevede regole di origine comune tra oltre 20 paesi partner dell’UE, per agevolare gli scambi commerciali nell’area di libero scambio paneuromediterranea. Dal 2012 è in corso un processo di modernizzazione del processo e alcuni paesi hanno deciso di applicare transitoriamente su base bilaterale le regole riviste. Dal 1° settembre 2021 queste novità sono applicabili negli scambi tra UE e Albania, Isole Faroe, Georgia, Islanda, Giordania, Norvegia, Svizzera, Palestina e Macedonia del Nord.

 

CONTATTACI E RICHIEDI INFORMAZIONI

Logistica integrata: l’innovativa evoluzione della logistica

07.07.2022

Negli anni, noi di C.T.I. International Forwarder ci siamo sempre più specializzati nell’ambito della logistica integrata, adottando un approccio volto a soddisfare tutte le esigenze dei nostri clienti. Ma cosa si intende con questo concetto che, sempre di più, si sta diffondendo nel settore del trasporto merci? Vediamo nel dettaglio la definizione di logistica integrata, come funziona e i vantaggi che può portare alle aziende.

Cos’è la logistica integrata?

Per “logistica integrata” si intende un processo innovativo volto a pianificare, attuare e controllare tutte le attività che costituiscono il trasporto e il flusso di materiali, semilavorati e prodotti finiti dal luogo di origine al cliente finale:

  • Gestione degli ordini
  • Stoccaggio
  • Gestione del magazzino
  • Spedizioni
  • Tracciamento della merce
  • Gestione dei resi

Per fornire una panoramica chiara e completa della logistica integrata, è bene fare un passo indietro. Fino agli anni ’60, la logistica tradizionale, ossia tutte le attività che portano il prodotto dal fornitore al consumatore erano svolte in modo frammentato, divise per comparti che venivano gestiti in modo indipendente. Negli anni successivi questa visione è stata sostituita dal sistema integrato, basato su un coordinamento strategico di tutte le attività gestionali per renderlo efficiente, ridurre tempi e costi e soddisfare le esigenze dei clienti.

Logistica integrata: ecco come funziona

Come funziona, quindi, la logistica integrata? Innanzitutto, la logistica integrata e flessibile necessita di una maturazione digitale di tutte le operazioni, sia quelle legate allo stoccaggio e alla spedizione, sia quelle di tracciamento in tempo reale della merce.

Per rendere più semplice la comprensione di questo sistema macchinoso si può suddividere il funzionamento in due flussi:

  • Flusso fisico, è l’aspetto operativo della logistica che comprende l’approvvigionamento, il supporto alla produzione, la distribuzione e l’eventuale recupero;
  • Flusso informativo, legato alle informazioni relative alla domanda, la pianificazione delle fasi che interessano la logistica, i programmi di produzione e i piani di approvvigionamento.

È essenziale ottimizzare tali flussi per raggiungere obiettivi di efficienza, di profitto e di qualità del servizio offerto, allo scopo di rispondere alle nuove esigenze dei clienti ed essere competitivi rispetto al mercato odierno.

Tutti i vantaggi della logistica integrata

Il sistema logistico integrato, grazie alla sinergia che caratterizza tutte le fasi dell’intero processo, permette alle aziende di beneficiare di una serie di vantaggi:

  • Massimizzazione delle tempistiche e risparmio economico
  • Migliore impiego delle risorse umane
  • Ottimizzazione della gestione, data dalla presenza di un unico interlocutore a cui è affidato l’intero processo
  • Maggiore personalizzazione
  • Maggiore competitività sul mercato globale

Al giorno d’oggi, in un mondo in costante evoluzione, anche il concetto di logistica integrata sta mutando verso l’idea del Supply chain management, caratterizzata dal miglioramento della gestione dei flussi interni alla catena di approvvigionamento e dal coinvolgimento degli attori esterni. In questo scenario la logistica integrata assume un nuovo approccio in cui l’azienda diventa parte di una rete di soggetti che collaborano tra loro per fornire prodotti e servizi con il fine di creare un valore aggiunto per il cliente finale. Ed è in quest’ottica che noi di C.T.I. International Forwarder operiamo, garantendo a chi decide di affidarsi a noi un servizio specializzato, attento e sartoriale.

 

CONTATTACI E RICHIEDI INFORMAZIONI

Perché la mia merce tarda così tanto ad arrivare?

07.07.2022

Tra i vari problemi scatenati dal Coronavirus ci sono anche quelli legati alla logistica, come la carenza di container a livello mondiale; questa comporta conseguenze sia sui produttori che sui distributori, causando sia ritardi che aumenti di costi legati al trasporto, tanto che il Financial Times l’ha definita la più grande crisi dall’inizio delle spedizioni via container.

Questa crisi è stata soprattutto causata dalla pandemia e peggiorata da eventi avversi come l’incagliamento della Ever Given, la chiusura di due porti cinesi, il porto di Yantian per un focolaio di Covid a maggio e quello di Ningbo-Zhoushan ad agosto per la stessa causa.

Questi eventi, però, hanno solo messo in luce i problemi pre esistenti in quanto molti porti sono poco efficienti e non riescono a gestire il traffico delle navi moderne, troppo grandi per le infrastrutture esistenti. Il flusso, inoltre, si basa su un delicato equilibrio di tempistiche per avere il flusso intermodale senza ritardi. Lo slittare dell’arrivo delle navi comporta rallentamenti lungo tutta la catena.

Tra i porti più congestionati ci sono quelli di Karachi, con ritardo medio di 27 giorni (e picchi di quasi 90 giorni), Fos Sur Mer (Francia) con 16 giorni, Charleston, Long Beach e Atlanta (USA) con una media di 25 giorni di ritardo, Santos (Brasile) e Tomakomai (Giappone) con 15 giorni di ritardo medio. Per recuperare questi ritardi, le navi possono decidere di saltare alcuni porti lungo la rotta (così detto “blank sailing”), con conseguente ritardo di consegna della merce che doveva essere scaricata e caricata in quel porto, in quanto le rotte sono “circolari” e quindi la nave torna al porto al “giro” successivo.

Inoltre, le misure messe in atto ovunque per contrastare la pandemia hanno creato ulteriori ritardi, a causa di chiusure, tamponi da presentare e così via.

In secondo luogo c’è l’aumento dei consumi, con conseguente aumento di approvvigionamento di materie prime/merce.

Oltre a questo, visto il crollo del commercio globale durante il lockdown, molti armatori hanno cancellato centinaia di viaggi nave, sia per risparmiare i viaggi a vuoto, sia perché ne hanno approfittato per ristrutturare le navi, lasciando quindi i container vuoti nei porti di destino, senza poterli riportare nei luoghi in cui sarebbero serviti (in particolare la rotta Cina -> USA che dopo la riapertura ha visto uno spostamento di oltre 4 milioni di TEUs da settembre a dicembre, senza che gli stessi tornassero in Cina). Di conseguenza questa carenza di vuoti ha creato uno scompenso tra domanda e offerta, facendo lievitare i costi del nolo, che hanno raggiunto livelli record con aumenti medi del 800% su tutte le rotte.

Su questo orizzonte temporale, la minaccia più grande restano le chiusure dovute ai focolai di Covid, soprattutto in Cina dove si attuano regole e manovre stringenti, creando una maggiore incertezza sulle tempistiche di riassorbimento dei ritardi e conseguente ritorno alla normalità sia di puntualità sia di costi.

C.T.I for MIDO: siamo gli spedizionieri ufficiali della fiera dell’eyewear

04.20.2022

 

Manca poco all’inizio del MIDO, la manifestazione internazionale di Ottica, Optometria e Oftalmologia che si terrà negli spazi di Rho Fiera Milanodal 30 aprile al 2 maggio 2022. La fiera dell’eyewear è organizzata da ANFAO, l’Associazione Italiana Fabbricanti Articoli Ottici, e noi di C.T.I. International Forwarder siamo i primi e unici spedizionieri ufficiali a partecipare all’evento più importante del settore.

MIDO è la fiera più completa, affascinante e all’avanguardia del mondo dell’eyewear: un’importante occasione per i grandi nomi dell’industria dell’ottica per presentare in esclusiva i loro prodotti, ma anche uno spazio pensato per presentare le tendenze del futuro e creare una rete di conoscenze. In questo MIDO è un vero e proprio laboratorio creativo in cui scoprire e sperimentare progetti innovativi. Per i professionisti del settore e per chi è sempre alla ricerca di novità e ispirazione, il MIDO è un evento imperdibile!

Negli ultimi anni noi di C.T.I. International Forwarder ci siamo sempre più specializzati nel servizio di trasporto merce nell’ambito dell’occhialeria. Mettiamo a disposizione automezzi e incaricati specializzati per garantire ai nostri clienti un pacchetto completo, accurato e personalizzato del ritiro e consegna dei prodotti.

Vieni a trovarci al MIDO: saremo allo stand D16 del padiglione 24 per tutta la durata della fiera. E, se hai bisogno di inviare la tua merce in fiera, non esitare a contattarci.

Trasporto a collettame e groupage: un servizio di C.T.I.

04.12.2022

Il trasporto a collettame o groupage è un particolare tipo di spedizione che consiste nel raggruppare stock di merci commissionate da clienti differenti in un’unica operazione di trasporto. Per realizzare il groupage è necessario seguire il processo in ogni momento, ossia: ricevimento, stoccaggio, preparazione degli ordini e spedizione delle merci. Si evince che questa attività può risultare piuttosto complessa: per questo motivo, al fine di garantire un servizio groupage efficiente e sicuro, noi di C.T.I. International Forwarder mettiamo a disposizione un personale operativo competente che gestisce ogni fase operativa con cura, attenzione e velocità.

 

Cos’è il trasporto a collettame nella logistica

 

Il trasporto a collettame sta prendendo sempre più piede nel commercio nazionale e internazionale. Ma di cosa si tratta? Il groupage è una tipologia di trasporto che consiste nel raggruppare e consolidare merci, che hanno origine e destinazioni uguali o vicine in modo tale da usufruire di un unico mezzo.

Quando un cliente deve spedire piccole partite di merce che non occupano l’intero spazio del mezzo può optare per un trasporto a collettame, acquistando singoli lotti di camion o container: i prodotti vengono così aggruppati insieme a quelli di altri mittenti e spediti in una sola unità di carico. In questo modo si ottimizza la gestione del trasporto e, di conseguenza, si ottiene un risparmio sui costi di invio.

Il groupage è quindi la soluzione ideale per le imprese che non hanno un elevato volume di spedizione: è il caso del settore occhialeria, verso il quale ci siamo specializzati diventando un punto di riferimento anche per i trasporti in Paesi difficili, ove possiamo contare anche di un servizio di assistenza doganale completo.

 

Le fasi del processo di groupage

 

Il processo di groupage si svolge in diverse fasi che devono essere organizzate nei minimi dettagli da figure professionali, affinché la spedizione vada a buon fine:

  • Ritiro della merce che viene raccolta per zone predefinite
  • Accorpamento degli articoli in base alle destinazioni
  • Trasferimento della merce, attraverso mezzi di trasporto adeguati
  • Smistamento alla consegna dei colli che, successivamente, vengono accorpati in base alle destinazioni
  • Consegna nelle varie zone di destinazione

 

Obblighi del mittente nel trasporto a collettame

 

Il mittente che si affida a un servizio di trasporto a collettame deve fornire al corriere tutti i documenti necessari per la spedizione, in particolar modo in caso di merce pericolosa, deperibile o di valore. Inoltre, deve compilare una documentazione informativa per il vettore, che comprende:

  • Indirizzo di recapito del destinatario
  • Numero di colli, peso, volume e misure massime d’ingombro
  • Nominativo del destinatario
  • Orari di reperibilità e gli orari di chiusura dell’Ente o stabilimento di destinazione

 

Obblighi del vettore nel trasporto a collettame

 

Assunto l’incarico di groupage, l’azienda predisposta per il trasporto si impegna a spedire la merce nei termini stabiliti dal cliente. Tuttavia, per quanto riguarda l’erogazione del servizio ha la libertà di scegliere le vie e i mezzi da utilizzare, nonché gli itinerari da seguire. Noi di C.T.I. International Forwarder, operanti nel settore dal 1997, assicuriamo precisione e velocità del servizio grazie a mezzi all’avanguardia e, soprattutto, un team esperto che studia le soluzioni migliori, prevenendo possibili criticità così da espletare la spedizione, qualunque sia la destinazione.

 

Cos’è la catena del freddo per alimenti, surgelati e farmaci

04.12.2022

La catena del freddo, detta anche cold chain, è il processo di mantenimento della temperatura dei prodotti alimentari o farmaceutici per l’intera durata del percorso che dalla produzione arriva alla vendita. All’interno di questo ciclo, la logistica del freddo gioca un ruolo fondamentale per consentire alla merce di arrivare integra al consumatore finale: si tratta di uno dei comparti di maggiore dinamismo e in cui noi di C.T.I. International Forwarder operiamo, mettendo a disposizione dei nostri clienti un servizio efficiente e all’avanguardia.

Che cosa si intende per catena del freddo e quali sono le sue fasi

Per le aziende che operano con alimenti freschi, prodotti surgelati o farmaci, la catena del freddo è uno degli aspetti cruciali in tema di sicurezza, in quanto la corretta gestione permette di evitare shock termici che alterano le proprietà dei prodotti. Infatti cold chain è il processo che permette di preservare la temperatura costante della merce termosensibile per tutto il ciclo di vita: dalla produzione alla vendita, comprese le fasi di trasporto, stoccaggio e carico e scarico.

Affinché questi prodotti arrivino integri al cliente finale, è quindi necessario garantire l’efficienza di ogni fase della catena del freddo, ossia:

  • Dopo la produzione avviene la prima conservazione dell’articolo, con eventuale abbattimento rapido
  • Stoccaggio in magazzini frigoriferi a temperatura controllata
  • Trasporto dai centri di produzione ai magazzini di deposito, tramite l’utilizzo di mezzi idonei
  • Stoccaggio presso i magazzini di deposito
  • Trasporto ai centri di distribuzione, sempre attraverso l’uso di mezzi equipaggiati per tenere sotto controllo la temperatura
  • Conservazione in ambienti refrigerati dei punti vendita

Ogni singolo step è di fondamentale importanza per evitare il deterioramento del prodotto: per questo motivo l’intera catena del freddo deve essere controllata attraverso un sistema della gestione della qualità, i cui dati devono essere documentati e condivisi con tutti gli operatori coinvolti.

Considerata l’accortezza richiesta in questo processo, la nostra etica aziendale votata al rispetto delle normative mette a disposizione un personale selezionato e preparato per affrontare ogni aspetto della logistica del freddo e garantire una corretta conservazione dei prodotti.

La sicurezza della catena del freddo e le normative di riferimento

La catena del freddo richiede qualifiche, precisione e un’ossequiosa osservanza delle leggi legate all’igiene alimentare, istruite all’interno dell’HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points). Si tratta dell’insieme delle normative che mirano a garantire la salubrità dei prodotti: un vero e proprio sistema di controllo che vede il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera: produttori, trasportatori e distributori.

Pertanto, onde evitare qualsiasi contaminazione, gli operatori coinvolti nelle fasi della cold chain sono tenuti a rispettare meticolosamente:

  • La pulizia e l’igiene dei locali, attrezzature e mezzi di trasporto
  • Il rispetto dei limiti critici prestabiliti nelle varie fasi della catena del freddo
  • Il rispetto delle temperature dei diversi mezzi

Quali sono le temperature da mantenere nella catena del freddo?

I prodotti termosensibili devono quindi seguire precise misure igieniche e rispettare le temperature previste dalla legge. Gli alimenti surgelati, come suggerisce il Decreto Legislativo 27 gennaio 1992, n.110, devono mantenere una temperatura costante di -18° Celsius ma, durante il trasporto, sono concesse brevi oscillazioni verso l’alto non superiori a 3°C. Per quanto riguarda gli alimenti freschi, invece, ciascuno ha una propria temperatura di riferimenti, per esempio:

  • Carni +7° C
  • Pesce +2° C
  • Prodotti freschi +5° C
  • Gelati: -22° C
  • Cioccolato +18°/+20° C

Infine, lo stesso discorso vale anche per quanto riguarda i prodotti farmaceutici che, a seconda della tipologia, sono soggetti a temperature e tolleranze specifiche. Non solo, in alcuni casi sono richiesti anche parametri aggiuntivi come il livello di qualità dell’aria che possono rendere più difficoltoso il corretto processo della catena del freddo.

È molto importante che questi limiti di temperatura vengano rispettati in quanto l’interruzione della catena del freddo provoca il formarsi di alcuni microrganismi che possono deteriorare il prodotto e renderlo nocivo per la salute del consumatore.

Il trasporto e la logistica del freddo

Per quanto riguarda la logistica del freddo, il trasferimento dei prodotti termosensibili richiede l’impego di mezzi di trasporto idonei, realizzati secondo le norme europee ATP (Accord Transport Perissable). Inoltre, il trasportatore ha il compito di:

  • Sistemare la merce per una corretta circolazione dell’aria fredda
  • Misurare la temperatura dei prodotti durante l’intero viaggio
  • Documentare i dati per essere a disposizioni degli Enti di controllo

Si tratta quindi di un settore complesso che necessita di esperienza, competenza e attenzione. Per questo, è consigliabile affidarsi ad aziende esperte come noi di C.T.I. International Forwarder. Grazie a una rete capillare di operatori e mezzi all’avanguardia garantiamo una gestione efficiente della catena del freddo nelle fasi di stoccaggio e trasporto dei prodotti a temperatura controllata e assicuriamo la massima tutela ai nostri clienti nonché ai consumatori finali.

 

CONTATTACI E RICHIEDI INFORMAZIONI

Navi troppo grandi?

06.15.2021

L’International Transport Forum (un’organizzazione che opera nell’ambito dell’Ocse), per anni ha lanciato avvertimenti riguardo le dimensioni troppo grandi delle navi porta container. A seguito del blocco del Canale di Suez il dibattito è diventato di demanio pubblico, lasciando seri dubbi sul bilancio tra pro e contro riguardo la grandezza di tali imbarcazioni.

Secondo un’analisi di Allianz, il numero di container da 20 piedi che le navi possono trasportare è aumentato del 1500% negli ultimi 50 anni, con il salto definitivo nel 2006 con l’introduzione da parte di Maersk della prima mega nave dalla portata di circa 15 mila container, raddoppiando il record precedente. A oggi ci sono circa 133 navi con una capacità di carico compresa tra 18 e 24 mila container.

Questo sviluppo è dovuto soprattutto all’economia di scala: l’uso di una sola nave invece di due per trasportare lo stesso carico consente di risparmiare carburante, riduce significativamente il costo di trasporto per container e riduce l’impatto ambientale della nave.

Ci sono però anche degli aspetti negativi, ossia il rischio che ci siano incidenti dovuti alla maggiore predisposizione a perdere parte del carico per intemperie, avendo una più vasta superficie e di conseguenza più altezza, e più grandi difficoltà di manovra, specie nei canali più stretti come quelli di Suez e Panama. Inoltre sono poche le compagnie a possedere tutti questi giganti del mare, e possono mettersi facilmente attorno a un tavolo per definire insieme tariffe e protocolli di servizio. Analogamente, non sono numerosissimi i porti in grado di diventare più larghi e più profondi per ospitare tali navi e offrire servizi a terra e collegamenti efficienti.

In aggiunta a queste complicazioni si deve pensare alla delocalizzazione delle produzioni rispetto a dove avverrà il consumo, ciò riguarda non solo prodotti a bassa tecnologia, ma in modo crescente i semilavorati. A esempio per mettere insieme un iPhone, Apple deve contare su forniture puntuali da 49 Paesi. Il vaccino Pfizer ha ben 5 mila fornitori dislocati in tutto il mondo.

Si può quindi dire che l’integrazione economica internazionale richiede catene d’approvvigionamento efficienti e l’unica risposta apparente al momento è l’utilizzo delle mega navi.

L’impatto del COVID-19 sui trasporti

11.03.2020

Similare agli effetti che l’11 settembre hanno avuto sul trasporto aereo, la pandemia attuale causata dal nuovo Coronavirus ha creato una crisi senza precedenti a livello mondiale e porterà a cambiamenti notevoli a livello di spedizioni cargo.

Il trasporto delle merci è il pilastro fondamentale dell’Unione Europea, considerando che il settore logistica e trasporti ha un valore di 675 miliardi di euro e il volume di traffico merci movimentato all’interno dell’Unione ammonta a 3731 miliardi di tkm (tonnellate trasportate per chilometro) e impiega 11,7 milioni di persone, basti pensare che durante il lockdown i rifornimenti di viveri e beni di prima necessità non hanno interrotto i loro flussi, vedendo tir e autocarri solcare autostrade vuote, container e treni merci nei porti deserti, ma nonostante tutto ciò il trasporto ha avuto delle ripercussioni gravissime, vedendo un tracollo degli scambi internazionali con crolli di domande e offerte.

Il settore cargo aereo è quello più colpito con una stima al -16,8% per il 2020 in termini di tkm (nei primi 5 mesi dell’anno era calato del -26,7%) a causa della riduzione notevole dei voli, vedendo quelli passeggeri diminuiti del 95% e portando quindi a innumerevoli disagi, ritardi e aumenti di prezzi per la merce che viaggia. La capacità belly, ovvero quella di stiva, è calata del 70% e al momento vede moltissima competitività, perciò viene compensata da un aumento del 32% dell’uso di aeromobili all cargo, ma non vi è stato comunque un aumento di domanda.

Inoltre la diminuzione dei voli passeggeri su determinati luoghi come piccole città, rende ancor più complicata la spedizione della merce in quelle mete e richiede quindi un servizio multimodale di spedizione, ovvero la combinazione di più servizi, per esempio il trasporto tramite aereo e terra, spedendo prima via aerea la merce presso le città vicine più grandi e poi proseguendo tramite camion.

Secondo gli studi di McKinsey (storica società di consulenza) i volumi di traffico merci internazionale impiegheranno dai 15 ai 48 mesi per tornare ai livelli dell’ultimo trimestre del 2019, con alcune località maggiormente colpite rispetto ad altre.  Purtroppo la fretta di immettere sul mercato i dispositivi di protezione individuale (DPI) si è ridotta man mano che le supply chain si sono regolarizzate. Come spedizionieri internazionali, noi di C.T.I. ti aiutiamo a organizzare nuove strategie per il trasporto della tua merce con le migliori soluzioni a livello di tempistiche e budget in qualsiasi momento rendendoti l’intera operazione semplice.

Quanto ingombrante è il mio pacco?

08.23.2019

Quante volte nella vostra vita avete affrontato con gli spedizionieri l’argomento del peso tassabile delle vostre spedizioni? Non sempre tutto vi sarà stato chiaro pur rivestendo la cosa un peso non indifferente nelle tassazioni e nei costi che voi o i vostri clienti affrontate quotidianamente.

(altro…)

CTI. L’export negli USA: cosa prevede la “FDA”

05.30.2019

La Food and Drug Administration (FDA) è l’agenzia del governo Americano che si occupa di regolamentare i prodotti che vengono immessi in commercio sul territorio Statunitense, dagli alimenti fino ai farmaci etici.

L’FDA dipende dal Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti. L’obiettivo primario della Food and Drug Administration (FDA) è quello di proteggere e garantire la sicurezza e la salute dei cittadini attraverso l’emanazione di regole e principi di controllo che siano di riferimento per l’immissione in commercio di prodotti studiati secondo processi rigorosi tra cui: farmaci, alimenti, integratori e additivi alimentari, mangimi e farmaci veterinari, dispositivi e attrezzature mediche (ivi compresi gli occhiali), sangue ed emoderivati per trasfusioni e cosmetici. Tra gli strumenti di controllo sono previsti sia valutazioni prima dell’immissione in commercio sia il monitoraggio dopo la commercializzazione.

Per questa ragione, il primo passo per l’azienda che intende esportare negli Stati Uniti è la registrazione FDA, che ha validità per l’anno solare (quindi indipendentemente dal giorno di registrazione, la scadenza è fissata al 31 dicembre). Fino al 2012, la registrazione per i produttori di occhiali non aveva nessun costo, ma dal 2013 l’amministrazione Obama ha equiparato gli occhiali ai dispositivi medici. La spesa per il 2022 è stata stabilita in $5.546,00, per il 2023 è aumentata a $6.493,00 e per il 2024 è stata fissata a $7.653,00.

Per poter procedere alla registrazione, è necessario che la ditta nomini un “rappresentante” con sede negli States, che diventerà il riferimento per la FDA in caso di problemi.
Al termine della registrazione (che può essere effettuata online) si avrà il cosiddetto Numero FDA che andrà indicato nella documentazione che il broker statunitense presenterà alla dogana americana e servirà per lo sdoganamento dei prodotti presso la dogana stessa.

Oltre alla registrazione dell’azienda produttrice, anche il destinatario deve essere registrato presso la FDA, dichiarando chi è il produttore.
Ad oggi, però, ci sono alcune eccezioni per praticanti autorizzati che creano o modificano un dispositivo medico, che viene applicata anche a negozi e simili che effettuano vendite dirette al consumatore finale (Direct Sales Under 21 CFR 807.65).

La materia è comunque molto complessa ed intricata, in quanto ci sono eccezioni, contraddizioni a seconda dell’operatore doganale e della dogana di ingresso negli Stati Uniti. Per chi volesse ulteriormente approfondire, tutto lo staff della CTI è a completa disposizione, con il supporto del nostro agente che può anche fungere da rappresentate FDA.