La differenza tra porto franco e porto assegnato

03.15.2023

“Porto franco” e “porto assegnato” sono termini che si incontrano facilmente nel mondo del commercio e delle spedizioni. Ma qual è il loro significato? Quali sono le differenze tra l’uno e l’altro? In questo articolo, indaghiamo tutti gli aspetti fondamentali legati a questi due termini e le implicazioni che hanno per le tue spedizioni.

Cosa vuol dire porto franco?

Il termine “porto franco” si riferisce a una spedizione in cui il venditore è responsabile del pagamento dei costi di spedizione fino al momento in cui la merce arriva a destinazione. Se parliamo di spedizioni internazionali, possiamo riferirci agli Incoterms 2020 e collegare questa dicitura alla clausola DDP (Delivered Duty Paid).

In altre parole, il venditore si assume tutti i rischi e i costi associati alla spedizione della merce:

  • organizzando il trasporto della merce
  • verificando che l’imballo della merce sia adeguato e corretto per il trasporto
  • pagando tutti i costi legati al trasporto stesso (inclusi i costi di assicurazione).

Una volta che la merce arriva a destinazione, la responsabilità passa al destinatario, che è responsabile per eventuali danni o smarrimenti che si verificano dopo che la merce è stata consegnata al suo indirizzo.

Cosa vuol dire porto assegnato?

Per “porto assegnato” si intende invece un tipo di spedizione in cui è il destinatario a doversi assumere la responsabilità della merce. Dovrà quindi assumersi tutti i rischi e pagare tutti i costi di spedizione, dalla partenza fino all’arrivo a destinazione.

In questo caso, il compratore dovrà quindi:

  • organizzare il trasporto della merce
  • pagare tutti i costi associati al trasporto stesso
  • assicurarsi che la merce sia imballata correttamente per il trasporto.

Se ci si muove nella dimensione del commercio internazionale bisogna fare riferimento all’Incoterm EXW (Ex Work).

Chi paga il trasporto?

Chi paga il trasporto è proprio la questione differenziante tra porto franco e porto assegnato, nel mondo della logistica. Nel caso del porto franco, è il venditore ad assumersi i costi associati alla spedizione della merce, mentre nel caso del porto assegnato, è onere del compratore. In ogni caso, questo tipo di scelta dipende sempre dagli accordi tra le parti.

Spedizione ordinaria e spedizione in contrassegno

Per chi non è del settore è più frequente incontrare i termini “spedizione ordinaria” e “spedizione in contrassegno”. Nella spedizione ordinaria, il pagamento avviene prima della spedizione della merce, mentre nella spedizione in contrassegno, il pagamento avviene al momento della consegna. Questi due termini non sono però assimilabili alle diciture in corso di approfondimento in questo articolo.

Per questo motivo, è importante che i venditori e i compratori siano consapevoli delle implicazioni di questi termini prima di concordare una transazione. Assicurarsi di avere una comprensione chiara dei termini di spedizione può aiutare a evitare confusioni o problemi durante il processo di spedizione.

Se hai dei dubbi o delle domande in merito, puoi fare riferimento a noi: contattaci!

Bill Of Lading: cos’è e come compilare la polizza di carico

02.13.2023

La Bill of Lading, abbreviata in B/L, è un documento fondamentale del settore dei trasporti, usato nelle spedizioni marittime, nazionali e internazionali.

La polizza di carico, come viene chiamata la Bill of Lading in italiano, attesta:

  • l’imbarco della merce in una specifica nave e in uno specifico porto;
  • la presa in carico da parte del vettore del trasporto di tale merce fino a un porto di destinazione prestabilito.

Il trasportatore si prende la responsabilità di recapitare il carico in buone condizioni.

 

Cos’è la Bill of Lading?

Secondo il codice della navigazione, la Bill of Lading, che viene firmata da entrambe le parti, è un contratto vincolante, con obblighi e condizioni indicate sul retro del documento, che ha diverse funzioni:

  • costituisce una prova dell’accordo tra le parti, vettore e mittente;
  • è valido come ricevuta del carico;
  • garantisce l’esistenza e la natura delle merci descritte nel contratto di trasporto;
  • attribuisce al legittimo possessore del documento originale anche il possesso delle merci e quindi il diritto di ritiro a destinazione e la possibilità di disporne per il trasferimento a terzi tramite girata.
  • permette l’invio della merce a destinatari multipli, grazie alla creazione di tanti ordini di consegna (delivery orders) quanti i destinatari.

 

La Bill of Lading è, quindi un titolo di credito negoziabile, rappresentativo delle merci e frazionabile.

 

Bill of Lading: chi la emette?

La Bill of Lading viene rilasciata dalla compagnia marittima, in tre originali, normalmente così distribuite:

  • una copia rimane al mittente, come prova dell’avvenuto trasporto o in caso di controversie;
  • una copia al vettore per la gestione del carico durante il trasporto;
  • una copia al destinatario per ritirare la merce al porto di arrivo.

 

La B/L dunque viene inviata dalla compagnia (o da chi è stata emessa) all’avente diritto (mittente), che la inoltrerà a sua volta al destinatario della merce solo una volta in cui questo abbia proceduto col pagamento.

Ci sono però casi in cui è necessario un full set (3/3 originali) per una negoziazione bancaria o su espressa richiesta del fornitore della merce e, in casi particolari, ne può essere emesso un numero maggiore.

La polizza di carico può essere:

  • nominativa: nel documento viene indicato il nome del soggetto che ritirerà le merci al porto di destinazione;
  • al portatore: nel documento non viene identificato il proprietario delle merci trasportate.

 

In entrambi i casi, quindi, il ritiro della merce può avvenire solo previa consegna della polizza di carico e, in caso di smarrimento dell’originale, il destinatario può vedersi negata la consegna. Una volta utilizzato uno degli originali, i restanti due perdono di validità (a eccezione di particolari vincoli).

 

Come compilare una polizza di carico

La polizza di carico deve essere compilata in tutte le sue parti, includendo obbligatoriamente:

  • nome e domicilio del caricatore (shipper o spedizioniere), cioè del mittente della merce;
  • nome e domicilio del vettore (carrier), ossia dell’incaricato del trasporto;
  • nome del destinatario della merce, se la B/L è nominativa;
  • descrizione della merce:
    • natura, qualità e quantità degli oggetti inviati;
    • numero di colli e peso;
    • valore e condizioni di resa;
  • nome della navesu cui la merce viene caricata;
  • indicazione esatta del porto di partenza;
  • indicazione puntuale del porto di arrivo;
  • indicazione di eventuali porti di trasbordo (transhipment);
  • data di partenza della nave (giorno, mese e anno).

 

Un altro elemento fondamentale che deve essere presente sulla Bill of Lading è l’annotazione “merce a bordo” datata e firmata dal Capitano della nave. Qualora non fosse così, il documento non avrebbe valore come polizza di carico, ma diventerebbe una semplice ricevuta.

 

Bill of Lading: alcune tipologie

In questo ambito di documenti obbligatori ci sono molti dettagli e sfumature che portano con sé terminologie specifiche. Vediamo insieme i principali.

 

Master Bill of Lading

La Master Bill of Lading (MBL) è la polizza di carico principale, un documento utilizzato nel trasporto marittimo rilasciato dal vettore, ossia la compagnia di navigazione, alla figura che le ha affidato i carichi:

  • all’esportatore: il mittente, che si occupa anche di organizzare la spedizione;
  • allo spedizioniere: qualora il mittente abbia affidato la spedizione a un intermediario che se ne occupa per suo conto.

 

La Master Bill of Lading ha quindi lo scopo di certificare la presa in carico delle merci afferenti a spedizioni multiple. Questo documento può essere rilasciato per spedizioni:

  • FCL (Full Container Load): nel caso in cui il container sia riempito da un unico spedizioniere oppure caricato con merce tutta per lo stesso destinatario;
  • LCL (Less than Container Load): nel caso in cui un container contenga più carichi di diversi spedizionieri con più destinatari.

 

Questo documento di trasporto non è significativo né per l’esportatore né per il destinatario, poiché entrambi faranno riferimento alla polizza di carico relativa alla spedizione specifica, emessa per loro dallo spedizioniere.

 

House Bill of Lading

La House Bill of Lading (HBL), quindi, è sempre conseguente alla Master Bill of Lading, o meglio, alla presenza di una figura che intermedia la spedizione, lo spedizioniere. Questo documento, infatti, viene emesso dallo spedizioniere a beneficio dell’esportatore come ricevuta di presa in carico della merce e di solito riporta:

  • dettagli dell’esportatore;
  • dettagli del destinatario;
  • carico spedito;
  • termini di pagamento;
  • dettagli di contatto dello spedizioniere.

Clean Bill of Lading

Questa è una caratteristica di qualsiasi polizza di carico: la Bill of Lading deve essere clean, pulita, cioè non deve contenere “riserve”, indicazioni circa lo stato della merce come danni a imballaggi, beni, sigilli, …

Telex Release

In questo caso, le 3 copie originali della Bill of Lading vengono stampate e conservate nell’ufficio di origine della compagnia marittima. Con il benestare di tutte le parti, lo shipper autorizza la compagnia marittima a “distruggere” il set di originali e fare un così detto “telex release” con una copia digitale della polizza. Questo permette di risparmiare i costi del corriere espresso per inviare fisicamente le polizze originali al destinatario e soprattutto non si corre il rischio di smarrire gli originali.

Express Release

Una volta che la Bill of Lading viene confermata in tutti i suoi dettagli dallo shipper, non si procede come solitamente accade, alla stampa del set di 3 originali, ma non vengono prodotte solamente copie con validità anche digitale. Ovviamente in questo caso ci deve essere massima fiducia tra le parti, in quanto non ci sono possibilità di avere il controllo sul rilascio della merce a destino. Il vantaggio è che permette di risparmiare sia i costi di stampa del set originale sia l’invio con corriere espresso.

Through Bill of Lading

Through Bill of Lading significa polizza diretta o cumulativa e ormai non più utilizzata; poteva essere emessa nel caso di un trasporto effettuato con modalità diverse da più vettori oppure quando il luogo di ritiro o di riconsegna della merce era diverso dal porto di destinazione. In questo caso ciascun vettore marittimo si prendeva la responsabilità solo del tratto di sua competenza.

Import/export in Cina: come spedire merce da e verso la Cina

01.19.2023

Le procedure di import ed export in Cina e le pratiche doganali richieste possono provocare delle criticità per le aziende italiane che hanno deciso di scambiare merci con il mercato cinese. Vediamo insieme tutte le informazioni utili per spedire da e verso la Cina.

Esportazioni in Cina: Certificazioni e sdoganamento

Esportare merce in Cina prevede una burocrazia complessa. Innanzitutto, prima di esportare in territorio cinese, occorre verificare che il prodotto rientri nelle categorie che necessitano di una delle due certificazioni gestite dalla CNCA (Certification and Accreditation Administration of the People’s Republic of China):

  • Certificazioni volontarie, non obbligatorie per l’autorizzazione alla vendita;
  • Certificazione obbligatoria (CCC – China Compulsory Certification), senza la quale i prodotti non possono essere esportati e commercializzati in Cina.

Contemporaneamente, per le pratiche di sdoganamento, le aziende che esportano in Cina devono affidarsi a un partner locale in possesso della Foreign Trade Rights, ossia la Licenza di commercio estero rilasciata dal Ministro del Commercio Estero. Queste pratiche vengono presentate all’ufficio della General Administration of Customs (GAC) che classificano le merci in categorie:

  • Prohibited, merci il cui import/export è vietato;
  • Restricted, merci sottoposte a quote o licenza;
  • Fully traded, merci che non prevedono particolari restrizioni.

Tutta la documentazione necessaria per l’esportazione in Cina

Le merci che vengono esportate in Cina devono avere la dichiarazione in dogana (DAU) e deve essere presentata la seguente documentazione:

  • Fatturazione commerciale, redatta in inglese
  • Certificato di Origine, che attesta la provenienza della merce
  • Certificato fitosanitario, richiesto per l’esportazione dei prodotti coltivati
  • Certificato o attestazione di libera vendita dei cosmetici, per attestare che i prodotti siano conformi al Regolamento (CE) n.1223/2009

Inoltre, è necessario presentare i relativi documenti di trasporto:

  • Lettera di vettura aerea, nota come Air Waybill, ossia il documento di trasporto merci a mezzo aereo
  • Lettera di vettura internazionale, che attesta l’avvenuta presa in consegna della spedizione
  • Lista dei colli, con informazioni su volume e quantità esatta dei colli
  • Etichette, i cui requisiti variano a seconda della merce e devono contenere il nome e l’origine del prodotto e le coordinate dell’importatore

Importare merci dalla Cina: adempimenti e documenti

Per importare prodotti e merci dalla Cina a paesi membri dell’Unione Europea è necessario:

  • Presentare una dichiarazione doganale nello Stato in cui si importa
  • Registrare una bolla doganale per dimostrare il pagamento di dazi e IVA.

Rispetto ai documenti, invece, è obbligatorio essere in possesso di:

  • Commercial Invoice, ossia la fattura commerciale, fondamentale per le operazioni di importazione dalla Cina. Essa deve contenere i dati del produttore, dell’acquirente, dei prodotti e del valore economico delle merci
  • Packing List, ossia la bolla di accompagnamento che contiene i dati del carico
  • Polizza di Carico, che consiste in un titolo di credito che attesta la stipula del contratto di trasporto e concede il diritto di ottenere la merce
  • Certificato di Origine, che attesta il paese di origine in cui la merce è stata prodotta o assemblata.

Spedire da e verso la Cina: quanto costa?

Quando si importa o esporta merce da e verso la Cina, bisogna considerare il pagamento di tre tasse:

  • Dazi doganali, calcolati sulla base di aliquote che variano a seconda della tipologia di merce e all’origine del bene esportato
  • IVA, le cui aliquote sono del 9% o del 13% a seconda della categoria del prodotto. Per le importazioni in Italia, invece, l’IVA è pari al 22%
  • Imposta di consumo, che varia dall’1% al 40% a seconda della tipologia di merce. Questa imposta si applica ai prodotti dannosi per la saluti, come alcolici e tabacchi, beni di lusso, cosmetici e prodotti di alta gamma, come autovetture e motociclette.

A queste tasse vanno aggiunti i costi di spedizione, variabili a seconda della tipologia e della quantità di merce spedita e del mezzo di trasporto adoperato.

C.T.I.: esperti nelle spedizioni extra europee

L’import/export da e verso la Cina richiede una conoscenza approfondita della burocrazia, per questo è bene affidarsi a spedizionieri esperti, come noi di C.T.I. International Forwarder che da anni siamo specializzati nel trasporto di beni verso paesi extra europei e la Cina. Con attenzione, passione e soprattutto grazie alla nostra esperienza e professionalità possiamo aiutarti mettendo a disposizione un servizio completo e sicuro per spedire container in Cina.

 

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Incoterms: cosa sono e qual è il loro significato

01.19.2023

Hai mai sentito parlare di Incoterms? Nel commercio internazionale è fondamentale stabilire degli accordi tra le parti, identificare con chiarezza il momento e il luogo della consegna e concordare i costi legati al trasporto della merce. Per questo motivo, la Camera di Commercio Internazionale ha riconosciuto ufficialmente gli Incoterms: clausole contrattuali che identificano in modo preciso la ripartizione delle responsabilità e dei costi relativi al trasporto, tra venditore e compratore. Vediamo nel dettaglio cosa sono e a cosa servono gli Incoterms.

 

Incoterms: regole univoche per il commercio internazionale

Gli Incoterms, abbreviazione di International Commercial Terms, sono stati definiti nel 1936 dalla Camera di Commercio Internazionale con lo scopo di facilitare il commercio internazionale dopo la Prima Guerra Mondiale. La moltitudine di termini contrattuali, infatti, richiedeva un’armonizzazione e una identificazione di regole condivise, per rendere più agevoli gli scambi tra i Paesi.

Negli anni, la diversificazione delle modalità di trasporto e l’aumento dei Paesi coinvolti nel commercio hanno reso necessario un continuo aggiornamento degli Incoterms. Anche se le precedenti edizioni sono sempre valide e applicabili – purché esplicitate nel contratto -, oggi si fa riferimento all’ultima revisione entrata in vigore il 1° gennaio 2020.

 

Cosa sono le regole Incoterms?

Gli Incoterms sono una serie di regole contrattuali utilizzate nel campo dell’import/export, che definiscono in maniera univoca ogni diritto e dovere dei soggetti coinvolti nell’operazione. Nello specifico queste regole disciplinano chi, tra le parti, deve:

  • Stipulare il contratto di trasporto della merce e l’eventuale assicurazione fino al luogo di arrivo;
  • Incaricarsi delle incombenze relative allo sdoganamento.

Inoltre, gli Incoterms individuano:

  • Il momento e il luogo in cui avviene la consegna;
  • Il momento in cui il rischio di perdita o danneggiamento viene trasferito dal venditore al compratore;
  • Le spese relative alla consegna della merce.

 

Quanti sono gli Incoterms e come vengono classificati

Gli Incoterms 2020 sono 11 e si classificano all’interno di 4 macrogruppi, sulla base degli obblighi in carico al venditore e al compratore:

  • Gruppo E: gli obblighi ricadono maggiormente sul compratore (resa EXW);
  • Gruppo F: il trasporto principale è a carico del compratore (rese FCA, FAS e FOB);
  • Gruppo C: il trasporto è a carico del venditore e i rischi sono a carico del compratore (rese CPT, CIP, CFR e CIF);
  • Gruppo D: il trasporto e i rischi sono interamente a carico del venditore (DAP, DPU e DDP).

Un’altra classificazione dei termini contrattuali viene fatta anche sulla base delle modalità di trasporto:

  • Incoterms utilizzabili per ogni tipologia di trasporto, ossia EXW, FCA, CPT, CIP, DAP, DPU e DDP;
  • Incoterms applicabili esclusivamente al trasporto marittimo, ossia FAS, FOB, CFR e CIF (ma, nell’uso comune, vengono accettati anche per gli altri trasporti).

 

L’importanza degli Incoterms all’interno di un contratto di vendita

Il ricorso agli Incoterms è facoltativo, ma sono un elemento ormai essenziale nel commercio, in quanto forniscono linee guida fondamentali per importatori, esportatori, trasportatori, avvocati e assicuratori che operano nel campo del commercio internazionale.

Se le parti scelgono di adottare queste regole, è bene ricordare che devono essere richiamate all’interno del contratto, riportando il termine scelto, il luogo convenuto e l’edizione di riferimento.

 

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Ex Works o Franco Fabbrica: significato e rischi del termine EXW

01.19.2023

Il Franco fabbrica o “Ex Works” è uno dei termini codificati nell’Incoterms, ossia nei termini di consegna internazionale. Come abbiamo visto in precedenza, questi termini servono a identificare i diritti e i doveri delle parti coinvolte nell’import/export, la suddivisione dei costi di trasporto tra acquirente e venditore, e anche eventuali rischi di danno o perdita della merce. Secondo quanto definito dalla Camera di Commercio Internazionale, cosa si intende per Ex Works e quali sono le caratteristiche di questa clausola contrattuale? Vediamo nel dettaglio tutte le informazioni utili.

Termine di resa Ex Works: cosa significa?

L’Ex Works (EXW), in italiano Franco Fabbrica, è il termine di resa che riduce al minimo le obbligazioni, i rischi e i costi in carico al venditore. Pertanto, la totalità degli adempimenti è a carico del compratore, che si assume tutti gli eventuali rischi e sostiene tutte le spese di trasporto. Ecco perché è uno degli Incoterms più apprezzati e utilizzati nelle compravendite internazionali.

Ex Works o Franco Fabbrica: significato e rischi del termine EXW

Ex Works: le obbligazioni del venditore

Il Franco Fabbrica risulta quindi essere il termine di resa più vantaggioso per il venditore, in quanto deve rispondere solo ai seguenti obblighi:

  • Fornire la merce e la fattura commerciale al compratore
  • Consegnare la merce nel luogo indicato, senza occuparsi di caricarla sul mezzo di trasporto
  • Fornire i documenti necessari e tutte le informazioni utili per il movimento della merce

Inoltre, solo se esplicitamente richiesto, il venditore ha il compito di assistere l’acquirente nell’ottenimento della licenza di esportazione o altre autorizzazioni. Invece, non è lui a stipulare il contratto di trasporto, né a sottoscrivere l’assicurazione né a fornire il documento di consegna all’acquirente.

Ex Works: le obbligazioni dell’acquirente

Se la resa EXW è vantaggiosa per il venditore, lo è meno per l’acquirente sul quale ricadono la maggior parte delle obbligazioni. Il compratore, infatti, deve:

  • Pagare i costi relativi al trasporto
  • Ottenere le licenze di import/export o altre eventuali autorizzazioni
  • Prendere in consegna la merce
  • Comunicare la data e il punto preciso di consegna della merce
  • Fornire al venditore la prova della presa in consegna.

Quali sono i rischi e i costi del termine di resa EXW?

Fino ad ora abbiamo visto come vengono suddivisi gli obblighi del termine EXW, ma in termini di costi e rischi cosa afferma questa clausola? Il termine di resa Franco Fabbrica prevede che il venditore si faccia carico di eventuali rischi legati al danno o alla perdita della merce, fino al momento della consegna. Successivamente, è il compratore ad assumersi tutti i rischi.

Invece, per quanto riguarda i costi, il venditore ha l’obbligo di sostenere le spese relative alla merce fino alla consegna, comprese quelle sui controlli di qualità, misurazione e conteggio. Sull’acquirente, invece, gravano tutti i costi previsti dal momento della consegna convenuta in poi, tra cui anche le spese di ispezione previste per l’import/export.

Criticità connesse al Franco Fabbrica

Il termine di resa Franco Fabbrica esercita una buona suggestione sugli operatori, tuttavia, specialmente i venditori, non devono sottovalutare alcuni aspetti problematici che potrebbero sopraggiungere. Essa, infatti, comporta una perdita di controllo sulle formalità legate alle operazioni doganali, aumentando il rischio di mancata dichiarazione della merce o difficoltà nel reperire i documenti doganali all’esportazione. Inoltre, l’assenza di rapporti diretti tra venditore e vettore, comporta l’impossibilità di monitorare la spedizione.

Per questo, prima di scegliere tra le diverse rese Incoterms, è bene informarsi correttamente. Noi di C.T.I. International Forwarder siamo sempre a disposizione per consigliarti la migliore soluzione di trasporto e assisterti in ogni fase dell’import/export.

 

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Electronic Data Interchange: cos’è un sistema EDI?

01.19.2023

Basta carta, la tecnologia avanza anche nel settore commerciale: grazie al sistema EDI (electronic data interchange) anche la comunicazione tra tutti gli attori della supply chain diventa più fluida e innovativa. Se hai bisogno di digitalizzare lo scambio di fatture, bolle, ordini e documenti di trasporto, il sistema EDI è un valido alleato per le aziende che lavorano nell’ambito delle spedizioni. Ma di cosa si tratta, come funziona e quali sono i vantaggi che potrebbe apportare alla tua attività? Continua a leggere e ti forniremo tutte le informazioni utili.

 

Cosa significa electronic data interchange?

EDI -acronimo di Electronic Data Interchange– è un sistema elettronico che consente lo scambio di dati standardizzati, automatizzando i processi di comunicazione interaziendale. In un mondo sempre più digital, infatti, il commercio oltre a digitalizzare le attività di compravendita deve anche rendere più efficienti tutte le attività a esso connesse, come lo scambio di informazioni e documenti. È proprio in questo contesto che il sistema EDI si sta sempre più consolidando.

Grazie a questa tecnologia piccole e grandi aziende possono condividere con clienti e/o fornitori, in modo immediato e dematerializzato, una vasta gamma di informazioni tra cui:

  • Ordini di acquisto
  • Fatture
  • Bolle
  • Documenti di trasporto
  • Conferme di pagamento
  • Inventari
  • Richieste di preventivi.

Ecco che l’EDI assume un ruolo chiave all’interno della supply chain, rendendo la comunicazione più veloce, sicura e al passo con la digitalizzazione del settore.

 

Come funziona il sistema EDI?

Oggi, un gran numero di aziende utilizza il sistema EDI per lo scambio di documenti commerciali. Ma come funziona questo processo? Innanzitutto, esistono due tipi di trasmissione EDI:

  • Point-to-point, ossia tramite connessione internet tra due computer o sistemi;
  • Value-added network (VAN), che consiste nell’utilizzo di una rete di terze parti che gestisce la trasmissione dei dati.

Alla base di entrambe queste modalità di interscambio ci sono gli standard EDI, ossia linguaggi comuni per la creazione di documenti elettronici che possono essere interpretati dai sistemi informatici di qualsiasi partner commerciale. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

Cosa sono gli standard EDI?

Gli standard EDI definiscono le regole per l’invio e l’interpretazione delle varie transazioni commerciali, come l’ordine di presentazione delle informazioni e i dati obbligatori da inserire. Si tratta quindi del linguaggio standardizzato che deve essere usato per generare i documenti da scambiare tra i soggetti coinvolti.

Esistono diversi tipi di standard EDI, dai più generici e diffusi a quelli più specifici, utilizzati per particolari aziende. Tra quelli più comuni ci sono:

  • ANSI ASC X12, diffuso in Canada e negli USA;
  • ODETTE, utilizzato principalmente in Europa per il settore automobilistico;
  • TRADACOMS, predominante della distribuzione inglese;
  • UBL, lo standard utilizzato dalle PA europee.

 

I vantaggi dell’electronic data interchange

Il sistema EDI è un valido alleato nella gestione delle attività commerciali, in quanto l’automatizzazione dello scambio di documenti apporta una vasta gamma di vantaggi alle aziende:

  • Elevato risparmio dei tempi;
  • Riduzione dei costi di gestione fino al 90%;
  • Riallocazione delle risorse umane in attività che non siano time-spending;
  • Ottimizzazione dei reparti commerciali e amministrativi;
  • Riduzione degli errori e maggiore sicurezza;
  • Allineamento in tempo reale della situazione commerciale tra partner.

L’utilizzo del sistema EDI è sempre più diffuso, soprattutto da parte delle aziende che sviluppano un elevato numero di transazioni periodiche con diversi partner commerciali. Per questo anche noi di C.T.I. International Forwarder abbiamo adottato questa tecnologia, in modo da essere sempre aggiornati sulle innovazioni tecnologiche legate al nostro settore.

Sistema REX: cos’è e come registrarsi

12.22.2022

Le procedure doganali, come abbiamo visto anche in alcuni articoli relativi all’import/export in Cina e in UK, non sono così semplici. Per favorire alcune di queste operazioni, dal 1° gennaio 2017 l’Unione Europea ha introdotta una nuova modalità di certificazione dell’origine preferenziale: il sistema degli esportatori registrati (REX, Registered Exporters). Vediamo insieme di cosa si tratta e come funziona la procedura di registrazione.

 

Cos’è il sistema REX

Il sistema REX è il nuovo sistema di certificazione utilizzato per gestire l’origine delle merci e consiste in un documento obbligatorio da allegare al documento commerciale. In particolare, questo nuovo sistema è un caso specifico di dichiarazione su fattura, che si basa sul principio dell’autocertificazione da parte degli operatori economici.

Introdotto dall’Unione Europea il 1° gennaio 2017, nell’ambito del Sistema delle Preferenze Generalizzate (SPG) e in linea con gli accordi commerciali preferenziali tre i diversi paesi, questo sistema apporta un rilevante vantaggio all’interno degli scambi commerciali. Infatti, grazie a questo processo, gli operatori possono fornire le proprie generalità una sola volta e ottenere il codice REX: un valore identificativo che consente di beneficiare dei trattamenti preferenziali.

È bene sottolineare che il sistema REX non influisce sulle norme per la determinazione dell’origine delle merci, ma riguarda il metodo utilizzato per ottenere tale dichiarazione.

 

Come registrarsi al sistema REX come esportatore autorizzato?

Per poter rilasciare una certificazione di origine preferenziale utilizzando il sistema REX, è prima necessario diventare esportatori autorizzati. Farlo è semplice: è sufficiente presentare una domanda all’ufficio territoriale competente e compilare il modulo, che può essere scaricato direttamente online dal Portale REX e di cui parleremo in seguito.

All’interno del modulo di domanda ciascun operatore dovrà indicare i seguenti dati:

  • Nome
  • Indirizzo
  • Numero di identificazione dell’esportatore
  • Eventuali ulteriori recapiti.

Inoltre, se l’esportatore è un commerciante, o un produttore, bisognerà elencare le merci che devono essere esportate.

Una volta effettuata questa operazione, gli uffici delle dogane procedono con la registrazione nella banca dati, per poi fornire agli operatori un numero identificativo da applicare sulla dichiarazione di origine, da allegare al documento commerciale.

 

La registrazione tramite il portale REX

Dal 25 gennaio 2021 i servizi tecnici della Commissione Europea hanno messo a disposizione il Portale dell’Operatore per il sistema REX, che permette di presentare digitalmente la richiesta di registrazione alla banca dati.

Per accedere a tale servizio, gli operatori economici devono essere in possesso di:

  • Un codice EORI (Economic Operator Registration and Identification), ossia il codice univoco di registrazione e identificazione dell’operatore.
  • Un’autorizzazione consultative o executive, richiesta tramite MAU, il Modello Autorizzativo Unico.

 

Quali sono i paesi che applicano il sistema REX?

Nel 2017, quando è entrato in vigore il nuovo modello REX, l’utilizzo di questo sistema era circoscritto ai Paesi beneficiari del Sistema delle Preferenze Generalizzate (SPG), ma ben presto è stata attuata una progressiva estensione nei confronti di tutti gli accordi commerciali preferenziali tra Unione Europea e altri Paesi.

Se hai bisogno di spedire la tua merce in Paesi che applicano il sistema REX e ti serve un aiuto, non esitare a contattarci. Noi di C.T.I. siamo al tuo fianco per garantirti un servizio di trasporto merci efficiente e in linea con tutte le tue esigenze.

Etichettatura ambientale degli imballaggi: linee guida e obblighi

12.07.2022

In un mondo sempre più attento alla questione ambientale, la gestione dei rifiuti da imballaggio è una tematica rilevante. Ecco che è stata introdotta l’etichettatura ambientale degli imballaggi: uno strumento importante per fornire ai clienti informazioni sempre più complete su un determinato prodotto. In particolare, tale etichettatura serve a identificare i materiali di cui è costituito l’imballaggio e di conseguenza le indicazioni relative allo smaltimento. Vediamo insieme quali sono le linee guida, gli obblighi e quali sono le novità previste dalla legge.

Etichettatura ambientale degli imballaggi: cos’è e quali informazioni contiene

Quante volte capita di non sapere dove buttare l’imballaggio di un prodotto? Il consumatore riceve ben poche informazioni riguardo il corretto smaltimento del materiale da imballaggio, ecco che, per sopperire questa mancanza, interviene l’etichettatura ambientali degli imballaggi. Si tratta di un’etichetta che viene applicata sugli imballaggi immessi nel mercato italiano per agevolare la raccolta differenziata e favorire il recupero e il riciclaggio. L’etichetta ambientale, infatti, fornisce informazioni sull’esatta composizione del packaging e sulla destinazione finale, così da gestire in modo corretto lo smaltimento.

L’etichettatura ambientale degli imballaggi, infatti, fornisce informazioni sul packaging, così da gestire in modo corretto lo smaltimento. In particolare vengono fornite al consumatore le seguenti indicazioni:

  • Tipologia di imballaggio, indicata con un grafico o una descrizione
  • Identificazione del materiale usato, indicata con un codice stabilito dalla Decisione 97/129/CE
  • Famiglia di appartenenza del materiale di riferimento e indicazioni sul tipo di raccolta.

Dove si deve mettere l’etichettatura ambientale?

L’etichettatura ambientale deve essere apportata su tutti gli imballaggi che possono essere separati manualmente. Di conseguenza dovrà essere presente su:

  • Singole componenti separabili manualmente, come per esempio i tappi
  • Sul corpo principale dell’imballaggio
  • Sulla componente che riporta già l’etichetta.

 

Cosa succede quando le dimensioni dell’imballaggio non permettono l’inserimento di queste indicazioni? Fortunatamente oggigiorno la tecnologia ci viene in soccorso grazie a QR Code o applicazioni mirate a fornire tutte le informazioni necessarie.

L’etichettatura ambientale è obbligatoria? Cosa prevede la nuova normativa

Se sei un produttore devi sapere che il decreto legislativo 152/2006, contenente le informazioni dell’attività di gestione dei rifiuti di imballaggio, è stato modificato con il D.Lgs. del 3 settembre 2020, n.116, introducendo una serie di novità. Le due principali riguardano:

  • L’obbligo dell’etichettatura ambientale degli imballaggi, secondo le modalità previste dalle norme tecniche UNI e conformi alle determinazioni adottata dall’UE
  • L’obbligo, da parte dei produttori, di indicare la natura dei materiali utilizzati per l’imballaggio secondo quanto previsto dalla Decisione 97/129/CE (normativa europea di riferimento)

 

Tuttavia, è prevista la possibilità di commercializzare, fino a esaurimento scorte, i prodotti sprovvisti dei requisiti di etichettatura, a patto che essi siano già in commercio o già provvisti di etichetta.

Etichettatura ambientale degli imballaggi: le linee guida CONAI

Le nuove disposizioni hanno però sollevato alcuni dubbi e incertezze. Per questo motivo CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi) ha fornito linee guida sull’etichettatura e un tool (e-tichetta) per fornire alle imprese risposte sui dubbi interpretativi relativi alla nuova normativa e per orientare gli operatori verso la corretta messa in atto.

Il documento rappresenta quindi un chiarimento per quanto riguarda:

  • Le componenti su cui è prevista l’etichettatura ambientale
  • Le norme tecniche UNI applicabili
  • I contenuti obbligatori e quelli facoltativi

 

Se hai dubbi, non rischiare di mettere in commercio un prodotto non in linea con le normative, ma consulta le Linee Guida CONAI ufficiali.

Logistica milk run: cos’è e come funziona

11.24.2022

In ambito logistico, il sistema milk run è un metodo di spedizione della merce usato per trasportare scorte e materie prime da diversi fornitori verso un’unica destinazione. Si tratta di un processo logistico efficiente, un vero e proprio strumento strategico per la gestione delle consegne, nonché un ottimo alleato dei magazzini che non saranno mai in eccesso o in difetto di merce.

Vediamo insieme cosa significa il termine “milk run” e come funziona l’applicazione di tale metodo nella logistica.

Cosa significa milk run? Il “giro del latte” nella logistica contemporanea

Oggigiorno, in un mondo sempre più volto alla produzione e al consumo, il costo del trasporto non può essere trascurato. Per questo motivo è fondamentale ottimizzare le spedizioni organizzando viaggi in modo tale da caricare completamente il mezzo. Di conseguenza sempre più aziende lavorano seguendo la filosofia delle spedizioni full-truck, senza tuttavia comprenderne i limiti: da una parte il cliente potrebbe sovradimensionare i suoi bisogni di approvvigionamento, dall’altra il fornitore potrebbe essere solo interessato a riempire il mezzo.

È proprio in questo contesto che si sviluppa il milk run, un’alternativa strategica per la logistica di riapprovvigionamento. Per capire di cosa si tratta, però, bisogna fare un viaggio nel tempo, più precisamente agli anni ’60 negli Stati Uniti. Le famiglie erano solite lasciare fuori dalla porta le bottiglie vuote del latte, che prontamente venivano ricaricate con latte fresco, così da non essere mai senza o con una quantità eccessiva. È questa la logica del milk run (letteralmente “il giro del latte”): gestire le materie prime secondo un metodo utile che permette di soddisfare il reale fabbisogno del magazzino e di organizzare la consegna secondo l’ottica del Just in Time.

Come funziona il processo milk run nella logistica

Il metodo milk run nella logistica consente alle aziende specializzate nei trasporti di effettuare molteplici ritiri e consegne presso fornitori differenti. Ma come funziona tale processo?

Innanzitutto, per efficientare il trasporto ed evitare mezzi carichi, la logistica milk run richiede una pianificazione che tenga in considerazione il tragitto da effettuare, le soste intermedie differenti e i tempi di consegna. In questo modo si potrà valutare il percorso più efficiente, riducendo notevolmente i costi di trasporto.

Una volta definita la pianificazione, entra in moto il processo milk run: il veicolo si reca presso i magazzini dei fornitori per prelevare il carico che sarà poi trasportato nelle varie aree di destinazione, secondo il percorso definito e nei tempi di consegna stabiliti.

Quali sono i vantaggi del sistema milk run?

L’obiettivo principale della logistica milk run è portare avanti un processo produttivo snello, che mantenga basso il numero di scorte, limitando gli sprechi. Non solo, con questo sistema i vantaggi sono molteplici:

  • Migliora la logistica di magazzino, in quanto avere a disposizione solo la giusta quantità di merce consente di risparmiare spazio e ottimizzare lo stoccaggio;
  • Comporta una riduzione dei costi di trasporto perché viene pianificato in modo tale che un veicolo possa prelevare differenti carichi e depositarli nello stesso punto finale, senza che ogni fornitore spedisca la merce per conto proprio;
  • Rispetta l’ambiente, in quanto ottimizzare i trasporti ha un impatto notevole sulla riduzione delle emissioni di CO2.

 

Per un’azienda, quindi, attuare una gestione milk run potrebbe apportare diversi vantaggi a livello economico e di coordinamento delle risorse produttive, migliorandone nettamente le performance. Se pensi che la tua attività potrebbe richiedere un approccio di questo tipo, contattaci, noi di C.T.I. International Forwarder siamo a disposizione per fornirti le soluzioni di trasporto più efficaci e in linea con il tuo business.

Sdoganamento: cosa significa e come funziona il processo

10.28.2022

All’interno del commercio internazionale può capitare che le merci, prima di giungere a destinazione, debbano imbattersi nello sdoganamento e superare una serie di controlli. Affinché questo processo avvenga in sicurezza e senza disguidi, è importante conoscere la procedura, i documenti necessari e i costi a esso relativi. In questo articolo noi di C.T.I. International Forwarder ti daremo tutte le informazioni utili per il tuo business.

Cosa significa “sdoganamento”?

Se da un lato il libero scambio tra gli Stati membri dell’Unione Europea ha permesso alle merci di circolare liberamente, nei paesi extra-europei i prodotti devono passare al vaglio della dogana. Ma cosa significa?

Nell’ambito dell’import/export, lo sdoganamento è un processo che prevede una serie di controlli atti a svincolare la merce dal blocco in dogana. In questo modo si garantisce che i prodotti siano conformi alla normativa del paese di destinazione e che abbiano rispettato tutti gli obblighi fiscali. Passati questi controlli, la merce è pronta per oltrepassare i confini.

Processo di sdoganamento: come funziona

Il processo di sdoganamento in importazione prevede:

  • L’arrivo della merce alla dogana
  • Il pagamento dei dazi doganali e tasse
  • Le ispezioni di controllo della merce e della documentazione a essa correlata.

 

Al termine di questo precesso, se tutto è in regola, i prodotti vengono rilasciati e inseriti nel paese di destinazione. Per quanto riguarda l’esportazione invece non sono previsti il dazio doganale e le tasse.

La dichiarazione doganale: il documento necessario per lo sdoganamento

Tutte le operazioni di sdoganamento prevedono l’obbligo da parte del proprietario della merce – o un suo rappresentante – di presentare la dichiarazione doganale. Si tratta di un atto unilaterale che manifesta la volontà a vincolare le merci importate o esportate a un determinato regime doganale. Tale dichiarazione deve essere redatta su un apposito formulario, il cosiddetto DAU (Documento Amministrativo Unico) e deve contenere le seguenti indicazioni:

  • Le generalità e il domicilio del proprietario della merce
  • Il luogo di origine, di provenienza e di destinazione
  • Il numero dei colli
  • La descrizione completa che indichi la qualità, quantità, denominazione commerciale e la classificazione doganale (HS code)
  • Il valore della merce e l’ammontare del dazio.

 

Non appena la merce arriva all’ufficio doganale di destinazione, il documento viene presentato alle autorità doganali, che hanno il compito di identificare il circuito doganale di controllo della merce, che potrà essere:

  • Canale verde, a indicare che la merce è conforme;
  • Canale giallo, ossia la dichiarazione non ha passato il controllo documentale e deve essere fatto un controllo documenti;
  • Canale rosso, che indica che la merce deve essere ispezionata fisicamente.

 

Una volta terminato l’accertamento, se la merce risulta conforme, la dichiarazione viene firmata e diventa ufficialmente “bolletta doganale”.

Sdoganamento: quanto costa?

Come abbiamo dichiarato precedentemente, la dichiarazione in dogana è anche l’elemento che dà origine all’obbligazione tributaria. Sulla base dell’art. 8 comma 3 D.Lgs. 374/90, la determinazione dei costi di sdoganamento è collegata ai parametri relativi a:

  • La quantità delle merci dichiarate;
  • La loro natura;
  • La loro origine doganale;
  • Gli accordi bilaterali fra nazioni;
  • Al loro valore.

 

In ogni caso non è così sporadico imbattersi in qualche disguido: capita che la merce resti bloccata alla dogana e che venga richiesto il pagamento di una penale per la messa in regola o, nel peggiore dei casi, che venga sequestrata e/o distrutta.

Ecco che è necessario informarsi correttamente e chiedere consiglio a un esperto. Affidati a noi di C.T.I. International Forwarder: possiamo supportare il tuo business, offrendoti una consulenza completa in ambito doganale per gestire al meglio lo sdoganamento delle tue spedizioni, anche nei paesi coi regimi e processi doganali più complessi.

 

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La gestione della logistica: la chiave del successo per le fiere

10.20.2022

Per gestire la logistica di una fiera è fondamentale tenere in considerazione molteplici fattori e avere un’idea precisa di quelli che sono gli step da affrontare. Organizzare nel dettaglio questi eventi, infatti, significa pianificare le operazioni di trasporto e stoccaggio ideando una strategia, che comprende anche stabilire le tempistiche, i mezzi di trasporto più adatti e comprendere il tipo di merce da movimentare.

Negli ultimi anni noi di C.T.I. International Forwarder ci siamo sempre più specializzati nel servizio di trasporto merce nell’ambito dell’occhialeria, anche per le fiere di settore. Per farlo, mettiamo a disposizione automezzi e personale specializzato per garantire ai nostri clienti un servizio completo, accurato e personalizzato di ritiro e consegna dei prodotti. In poche parole, ci prendiamo cura della gestione della logistica a tutto tondo: è questa la chiave per un evento fieristico di successo.

Vediamo insieme cosa si intende per “gestione della logistica” per eventi come le fiere e quali sono le fasi più importanti da seguire.

 

La gestione della logistica di una fiera: di cosa si tratta?

Prima di capire quali sono le fasi più rilevanti nella gestione della logistica di un evento fieristico, è bene dare un’idea precisa di che cosa si tratta. La gestione della logistica è un processo legato alla supply chain, che consiste nella pianificazione e nell’implementazione del trasporto e dello stoccaggio della merce dal punto di partenza al punto di arrivo, che, in questo caso specifico sarà la sede della fiera.

Gestire al meglio questa attività garantisce la corretta movimentazione della merce nei tempi previsti e riduce i costi di trasporto, per una completa soddisfazione del cliente. Tuttavia, considerando la durata del processo, è necessario occuparsene nel dettaglio: dalla pianificazione strategica alla supervisione di ogni singola operazione.

 

La logistica di un evento fieristico: ecco come gestirla

Anche nell’organizzazione di un evento fieristico la gestione della logistica è di fondamentale importanza. Per questo motivo è bene analizzare le principali fasi su cui focalizzare la propria attenzione per garantire successo all’evento.

 

Valutazione dei requisiti tecnici e progettuali

Il primo step da seguire riguarda la valutazione dei requisiti tecnici e progettuali. Si parte da un confronto con il cliente per comprendere insieme quali sono le sue esigenze e gli obiettivi da raggiungere, così da offrire un servizio personalizzato, veloce ed efficiente. In questo modo è possibile valutare con precisione:

  • La tipologia di merce da movimentare
  • Il mezzo di trasporto più adeguato
  • I tempi necessari per la consegna

 

Adozione di una strategia di logistica

Dopo aver valutato i requisiti tecnici e progettuali, si passa all’ideazione di una strategia. In questa fase bisogna adottare delle tattiche orientate all’organizzazione e all’ottimizzazione dei processi distributivi, con l’obiettivo finale di diminuire le perdite, massimizzare i profitti e soddisfare il cliente.

 

Tracking e tracing di tutte le operazioni

L’intero processo di gestione della logistica è lungo e complesso, per questo è necessario monitorare tutte le operazioni. In tal modo è possibile gestire le tempistiche e, in caso di imprevisti, intervenire tempestivamente, senza creare difficoltà al cliente.

 

Supervisione e controllo

In alcuni casi il cliente potrebbe richiedere un supporto nel montaggio degli stand. Per garantire un servizio a 360° ci affianchiamo a partner di fiducia che completino le operazioni di allestimento con alti standard di qualità, garantendo la massima soddisfazione del cliente.

Noi di C.T.I. International Forwarder ci occupiamo di fiere sia pubbliche che private, in tutto il mondo, anche nei Paesi più difficili, grazie a una fitta rete di relazione e all’esperienza e alla passione che contraddistingue il nostro staff. Se hai bisogno di supporto, non esitare a contattarci, siamo a disposizione per offrirti il servizio migliore per il tuo business.

Import/export in Inghilterra: come spedire merce da e verso l’UK

07.07.2022

Dopo l’uscita dell’Inghilterra dall’Unione Europea anche la libera circolazione di merci da e verso l’UK è cambiata. Oggi, importare ed esportare nel Regno Unito può rivelarsi più complicato rispetto al passato. Infatti, dal 1° gennaio 2022 vige un regime di pieno controllo frontaliero. Vediamo insieme quali sono le novità introdotte dalla Brexit e tutte le informazioni utili sull’import/export da e verso il Regno Unito.

Spedizioni da e verso l’Inghilterra: quali sono le novità

L’economia di scambio tra Italia e Inghilterra è una delle più floride, ma con la Brexit spedire merci da e verso l’UK richiede qualche accorgimento in più. Se in passato, infatti, l’adesione dell’Inghilterra all’Unione Europea permetteva di usufruire di tutti i benefici del mercato unico, oggi la situazione è cambiata.

Per spedire beni materiali da e verso il Regno Unito bisognerà seguire la procedura prevista per la spedizione extra UE, che prevede:

  • Compilazioni di documenti per le procedure doganali.
  • L’assegnazione di un codice identificativo alla merce, al mittente e al destinatario.

Esportazioni in Inghilterra: cosa è cambiato con la Brexit

Esportare merce in Inghilterra richiede la presentazione di dichiarazioni doganali complete, che prevedono:

  • Fattura per export: è il documento più importante per lo sdoganamento dei beni. Dovrà riportare numero della fattura di vendita, intestazione del mittente e destinatario, descrizione dettagliata della merce e il relativo Tariff Number, ossia il codice doganale.
  • Dichiarazione di libera esportazione: un documento obbligatorio per le spedizioni extra europee, il quale certifica che i beni in oggetto non rientrano tra quelli proibiti nel Regno Unito.
  • Codice EORI: la partita IVA comunitaria, che identifica il soggetto economico che deve spedire merci in Inghilterra.
  • Lettera di vettura in lingua inglese: un documento che certifica l’invio della merce e che riporta i termini contrattuali con lo spedizioniere e il tracking code per monitorare la spedizione.
  • Documento d’identità del mittente e i recapiti del destinatario.

Importare merci dall’Inghilterra: come funziona dopo la Brexit

Per importare merci dalla Gran Bretagna a paesi membri dell’Unione Europea è necessario:

  • Ottenere un codice EORI.
  • Presentare una dichiarazione elettronica alla dogana nello Stato in cui si importa. In alternativa, si può presentare un agente doganale che se ne occupa.
  • Presentare una dichiarazione sommaria di entrata (ENS) presso l’ufficio doganale in cui arriva la merce. Il documento deve contenere tutte le informazioni sulla sicurezza di cose e persone.

Spedire da e verso l’Inghilterra: quanto costa?

Per quanto riguarda i costi, invece, UE e UK hanno stipulato un accordo sul libero scambio che non prevede il pagamento di dazi doganali per l’importazione di beni in Inghilterra nei seguenti casi:

  • La merce ha origini europee o inglesi.
  • I materiali o la lavorazione proviene da un paese europeo o del Regno Unito.

In caso contrario, i costi doganali dovranno essere pagati se il valore totale della merce è maggiore di 135£.

Invece, per quanto riguarda l’IVA, per le importazioni di merci e le successive cessioni di merci dall’Inghilterra a uno Stato membro dell’UE, viene applicata l’aliquota prevista in tale Paese.

C.T.I.: esperti nelle spedizioni extra europee

L’import/export da e verso la Gran Bretagna risulta sicuramente più complicato rispetto al passato, per questo è bene affidarsi a spedizionieri esperti, come noi di C.T.I. International Forwarder che da anni siamo specializzati nel traporto di beni verso paesi extra europei. Con attenzione, passione e soprattutto grazie alla nostra esperienza e professionalità possiamo offrirti un servizio completo e sicuro per spedire la tua merce in Inghilterra.

 

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Il trasporto intermodale: cos’è e quali sono i vantaggi

07.07.2022

Il trasporto intermodale è uno dei principali ambiti logistici di cui noi di C.T.I. International Forwarder ci occupiamo. Si tratta di una metodologia di trasferimento delle merci che combina più mezzi: un sistema interessante per le aziende che vogliono migliorare l’efficienza della propria supply chain. Vediamo nel dettaglio cos’è, come funziona e quali sono i vantaggi.

Cosa si intende per trasporto intermodale delle merci?

L’aumento del traffico internazionale di merci, già nei primi anni Cinquanta, ha creato la necessità di adoperare delle soluzioni di trasporto sempre più efficienti, standardizzando gli spostamenti e minimizzando l’utilizzo di risorse. Ecco che il trasporto intermodale viene messo in atto al fine di raggiungere tale obiettivo.

Secondo la Direttiva Comunitaria n.92/106/CEE, per trasporto intermodale si intende l’utilizzo di servizi marittimi o ferroviari per un percorso superiore ai 100 km in linea d’aria, e abbinati a una tratta stradale a inizio e fine trasporto. Attraverso questa modalità, quindi, è possibile trasportare merci che, essendo sistemate in unità di carico, come container, casse mobili e semi-rimorchi, possono essere facilmente trasferite su diversi mezzi di trasporto.

La caratteristica principale relativa a questo sistema di trasporto è che la merce deve essere sistemata in una specifica Unità di Trasporto Intermodale (UTI), dalla quale non viene mai spostata fino al raggiungimento della destinazione ultima. In questo modo, i prodotti non devono essere trattati nelle fasi di trasbordo. Inoltre, il trasporto intermodale induce a considerare il trasporto non come una somma di attività singole e autonome, ma come un processo di trasferimento delle merci globale, nell’ottica di una catena di logistica integrata.

Perché scegliere il trasporto intermodale? Ecco tutti i vantaggi

La possibilità di combinare più mezzi di trasporto, quali navi, treni, camion e aerei, rende il trasporto intermodale vantaggioso sotto molteplici aspetti. Vediamo insieme quali sono:

  • Efficienza: il sistema intermodale massimizza i benefici dei diversi mezzi di trasporto utilizzati, come la capienza del treno, la convenienza della nave, la rapidità dell’aereo o la flessibilità del trasporto su strada.
  • Convenienza: l’uso combinato di più mezzi di trasporto permette di ottimizzare i tempi e ridurre i costi di trasferimento della merce.
  • Sicurezza: i prodotti, sistemati in unità di carico dedicate, non devono subire manipolazioni durante la spedizione, in quanto è sufficiente trasferire la specifica UTI su un altro mezzo. In questo modo si riduce il rischio di eventuali danni.
  • Controllo: il trasporto intermodale prevede una pianificazione precisa degli spostamenti tra i diversi mezzi, che consente di avere un tracciamento continuo.
  • Sostenibilità: il trasporto intermodale rappresenta una delle modalità più efficaci verso una logistica sostenibile. Infatti, l’intermodalità prevede l’utilizzo dell’autotrasporto solo nel primo e nell’ultimo miglio dell’intero trasporto, riducendo notevolmente le emissioni di CO2.

Le differenze tra trasporto intermodale, multimodale e combinato

Oltre al termine “intermodale”, si sente spesso parlare di trasporto multimodale e combinato, ma non si tratta di sinonimi. Per trasporto multimodale si intende un servizio di trasporto che adopera mezzi differenti per portare le merci a destinazione. Il trasporto intermodale, invece indica un tipo specifico di trasporto multimodale che viene effettuato utilizzando una sola unità di carico. Infine, si parla di trasporto combinato quando la modalità di trasferimento avviene principalmente su rotaie o via mare, limitando il più possibile trasporto su gomma.

Il trasporto intermodale in C.T.I.

Noi di C.T.I. International Forwarder, grazie a una fitta rete di relazioni internazionali e all’esperienza pluriennale nel settore logistico, siamo in grado di pianificare il trasporto intermodale nei minimi dettagli, scegliendo le modalità più sicure, veloci e convenienti. Con competenza, dedizione e passione ci impegniamo ogni giorno nel garantire un servizio completo e capace di soddisfare tutti i bisogni dei nostri clienti.

 

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Picking di magazzino: cos’è e come funziona

07.07.2022

Il picking di magazzino è una delle fasi più importanti nel processo di evasione degli ordini, ma anche una delle più onerose: il suo costo infatti ammonta a più della metà dei costi di gestione del magazzino. Proprio per questo motivo è importante conoscerne il funzionamento e capire come efficientare l’attività. Vediamo insieme di cosa si tratta, come si potrebbero contenere i costi e i consigli utili per migliorare l’attività, come da tempo stiamo facendo noi di C.T.I. International Forwarder.

Il significato di picking in logistica

Il termine “Picking” letteralmente significa “selezionare”. Il picking di magazzino consiste quindi nell’attività di prelievo, selezione, smistamento e ripartizione di materiali da una unità di carico ad altre. Ogni giorno i clienti ordinano merci che devono essere spedite e l’obiettivo del picking di magazzino è proprio quello di raggruppare tutti gli articoli di un ordine, elaborarli e inviarli ai destinatari.

Il corretto funzionamento dell’attività di picking può costituire una vera e propria strategia di gestione e monitoraggio del flusso di magazzino, soprattutto se integrata efficacemente ad altre operazioni di magazzino, quali:

  • Approvvigionamento dei materiali
  • Processo di preparazione degli ordini e delle spedizioni
  • Imballaggio e confezionamento della merce
  • Conservazione e stoccaggio

Come funziona il picking di magazzino

L’attività di picking consiste nel prelevare una tipologia di prodotto secondo quanto indicato dalla picking list. Questa lista organizza e ordina l’attività di prelievo, dando informazioni utili sulla posizione della merce, sul layout di magazzino e la quantità necessaria. La picking list permette quindi di definire una sorta di priorità di spedizione. Raccolti gli articoli presenti nella lista, possono quindi essere imballati e confezionati per essere spediti.

Soprattutto quando si devono gestire magazzini di grandi dimensioni e ben forniti, è importante che ogni prodotto sia posizionato in modo efficace così da ottimizzare la produttività e diminuire i costi onerosi del picking di magazzino.

Le tipologie di picking: manuale e automatizzato

L’attività di picking di magazzino può essere svolta in modi diversi: da quello più tradizionale e manuale che prevede il coinvolgimento fisico di un operatore, a quello più innovativo basato su un sistema totalmente automatizzato. Entrambe le tipologie possono essere efficaci, ma a seconda della necessità e della dimensione del magazzino, una apporterà dei vantaggi in più rispetto all’altra.

Picking Manuale

Il picking manuale è una tipologia di picking di magazzino che prevede il coinvolgimento di un operatore incaricato di raccogliere le unità di merce previste dalla picking list. Questa modalità è soggetta ai limiti fisici del corpo umano, per questo è adatta nel caso in cui si debba prelevare poca merce, che non deve superare un certo peso.

Principalmente la mansione di un addetto al picking è quella di prelevare i prodotti indicati nella lista, controllare che non ci siano danni, confezionare ed etichettare l’ordine. Infine, è compito degli operatori compilare una serie di documenti necessari per l’archiviazione dell’ordine.

Picking Automatizzato

Il picking automatizzato, invece, prevede l’uso di tecnologie avanzate per il prelievo delle merci. Grazie alla digitalizzazione, questa modalità di picking permette di far fronte alle criticità tipiche di un magazzino e di migliorare la produttività, ottimizzare i tempi e diminuire il rischio di errori.

Questa soluzione richiede un investimento più oneroso rispetto al picking manuale, ma i magazzini automatizzati saranno sempre più indispensabili, soprattutto considerando le caratteristiche della logistica odierna: esigente, flessibile e digitalizzata.

Come migliorare l’attività di picking di magazzino

Il picking può superare il 60% dei costi di gestione di un magazzino, per questo è necessario riuscire a implementare il più possibile l’attività, adottando sistemi sempre più tecnologici, ma anche attraverso piccoli accorgimenti che possono fare la differenza:

  • Una formazione appropriata per gli addetti al picking
  • Un’ottimizzazione del layout di magazzino secondo parametri logici
  • Investire nelle ultime tecnologie, dai software logistici di magazzino a strumenti innovativi come il voice picking che consiste in un dispositivo di sintesi vocale in grado di inviare comandi all’addetto, indicando il percorso da seguire e le attività da svolgere

 

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Dichiarazione di origine preferenziale: significato e norme

07.07.2022

L’origine preferenziale delle merci è uno snodo fondamentale per le imprese esportatrici, per poter usufruire di vantaggi che si possono ottenere da tale condizione. In generale, l’origine delle merci, ossia la loro “nazionalità economica”, è un concetto fondamentale in ambito doganale perché permette di individuare la corretta liquidazione dei tributi dovuti e di evitare eventuali sanzioni. Vediamo nel dettaglio cosa significa “origine preferenziale”.

Cos’è l’origine preferenziale delle merci?

L’origine preferenziale è uno status concesso a prodotti importati o esportati da alcuni Paesi ai quali viene assegnato il diritto a un trattamento tariffario preferenziale. Tale condizione permette di ottenere:

  • Una riduzione o l’esenzione degli importi dovuto per i dazi doganali
  • L’abolizione di divieti quantitativi o di contingentamenti

Dichiarare l’origine preferenziale è sicuramente un vantaggio da sfruttare nell’export/import, ma è un processo complesso e delicato. Le regole per l’acquisizione dell’origine preferenziale negli accordi dell’Unione europea sono stabilite nell’articolo 64 CDU e nel Sistema delle Preferenze Generalizzate (SPG): un sistema non reciproco e non discriminatorio con il quale i paesi in via di sviluppo ottengono un accesso preferenziale ai mercati dell’Unione europea.

Per poter usufruire dei benefici derivanti da questi accordi preferenziali, le merci devono però rispondere a dei requisiti specifici che variano a seconda del prodotto e in funzione dei singoli accordi tra UE e gli altri Paesi esteri.

I criteri di determinazione dell’origine preferenziale

A determinare l’origine preferenziale di un bene è il fatto di essere prodotto interamente nel luogo di origine, a differenza dell’origine non preferenziale. A titolo esemplificativo le merci, per godere dei benefici dell’origine preferenziale, devono subire una lavorazione sufficiente che comporta una classificazione doganale differente dal prodotto originario.

In alternativa, si può ottenere l’origine preferenziale nel caso in cui il prodotto soddisfa il criterio del “valore aggiunto” che si verifica in due casi:

  • se il valore dei componenti non originari utilizzati per realizzare il prodotto è inferiore a una certa percentuale, calcolata sul prezzo di vendita del prodotto, indicato in fattura.
  • se il valore dei componenti non originari utilizzati per realizzare il prodotto ha una percentuale più alta della precedente ed è contemporaneamente inferiore al valore dei componenti originari.

Per ciascun protocollo di origine sono comunque elencate le regole di lista, ovvero tutte le lavorazioni considerate sufficienti o meno a conferire l’origine preferenziale al prodotto. Inoltre, sono anche elencate tutte le lavorazioni che non possono mai soddisfare i criteri di certificazione preferenziale.

Dichiarazione di origine preferenziale: i certificati e le norme

Dopo aver verificato le condizioni necessarie per ottenere la condizione di origine preferenziale, si può procedere con la richiesta dello status. Fino a marzo 2022, specificatamente nei rapporti tra UE e le nazioni con cui sono stati firmati accordi specifici di interscambio, l’origine preferenziale era garantita dal modello EUR1 previdimato. Da aprile, invece, l’Agenzia delle Dogane ha stabilito che la procedura di previdimazione non è più applicabile, a favore di una procedura digitalizzata tramite il portale AIDA per la richiesta di certificati. Una soluzione che mira a snellire l’iter e migliorare i controlli.

Un’altra semplificazione è data dall’autocertificazione da parte dell’esportatore, ma questa opportunità è limitata alle merci che hanno un valore massimo di 6.000 euro. Inoltre, tale dichiarazione deve essere compilata secondo una specifica dicitura prevista dalle autorità doganali e presentata con timbro e firma originale.

La convenzione regionale sulle norme di origine preferenziale PEM

La convenzione regionale sulle norme di origine preferenziale paneuromediterranee prevede regole di origine comune tra oltre 20 paesi partner dell’UE, per agevolare gli scambi commerciali nell’area di libero scambio paneuromediterranea. Dal 2012 è in corso un processo di modernizzazione del processo e alcuni paesi hanno deciso di applicare transitoriamente su base bilaterale le regole riviste. Dal 1° settembre 2021 queste novità sono applicabili negli scambi tra UE e Albania, Isole Faroe, Georgia, Islanda, Giordania, Norvegia, Svizzera, Palestina e Macedonia del Nord.

 

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Logistica integrata: l’innovativa evoluzione della logistica

07.07.2022

Negli anni, noi di C.T.I. International Forwarder ci siamo sempre più specializzati nell’ambito della logistica integrata, adottando un approccio volto a soddisfare tutte le esigenze dei nostri clienti. Ma cosa si intende con questo concetto che, sempre di più, si sta diffondendo nel settore del trasporto merci? Vediamo nel dettaglio la definizione di logistica integrata, come funziona e i vantaggi che può portare alle aziende.

Cos’è la logistica integrata?

Per “logistica integrata” si intende un processo innovativo volto a pianificare, attuare e controllare tutte le attività che costituiscono il trasporto e il flusso di materiali, semilavorati e prodotti finiti dal luogo di origine al cliente finale:

  • Gestione degli ordini
  • Stoccaggio
  • Gestione del magazzino
  • Spedizioni
  • Tracciamento della merce
  • Gestione dei resi

Per fornire una panoramica chiara e completa della logistica integrata, è bene fare un passo indietro. Fino agli anni ’60, la logistica tradizionale, ossia tutte le attività che portano il prodotto dal fornitore al consumatore erano svolte in modo frammentato, divise per comparti che venivano gestiti in modo indipendente. Negli anni successivi questa visione è stata sostituita dal sistema integrato, basato su un coordinamento strategico di tutte le attività gestionali per renderlo efficiente, ridurre tempi e costi e soddisfare le esigenze dei clienti.

Logistica integrata: ecco come funziona

Come funziona, quindi, la logistica integrata? Innanzitutto, la logistica integrata e flessibile necessita di una maturazione digitale di tutte le operazioni, sia quelle legate allo stoccaggio e alla spedizione, sia quelle di tracciamento in tempo reale della merce.

Per rendere più semplice la comprensione di questo sistema macchinoso si può suddividere il funzionamento in due flussi:

  • Flusso fisico, è l’aspetto operativo della logistica che comprende l’approvvigionamento, il supporto alla produzione, la distribuzione e l’eventuale recupero;
  • Flusso informativo, legato alle informazioni relative alla domanda, la pianificazione delle fasi che interessano la logistica, i programmi di produzione e i piani di approvvigionamento.

È essenziale ottimizzare tali flussi per raggiungere obiettivi di efficienza, di profitto e di qualità del servizio offerto, allo scopo di rispondere alle nuove esigenze dei clienti ed essere competitivi rispetto al mercato odierno.

Tutti i vantaggi della logistica integrata

Il sistema logistico integrato, grazie alla sinergia che caratterizza tutte le fasi dell’intero processo, permette alle aziende di beneficiare di una serie di vantaggi:

  • Massimizzazione delle tempistiche e risparmio economico
  • Migliore impiego delle risorse umane
  • Ottimizzazione della gestione, data dalla presenza di un unico interlocutore a cui è affidato l’intero processo
  • Maggiore personalizzazione
  • Maggiore competitività sul mercato globale

Al giorno d’oggi, in un mondo in costante evoluzione, anche il concetto di logistica integrata sta mutando verso l’idea del Supply chain management, caratterizzata dal miglioramento della gestione dei flussi interni alla catena di approvvigionamento e dal coinvolgimento degli attori esterni. In questo scenario la logistica integrata assume un nuovo approccio in cui l’azienda diventa parte di una rete di soggetti che collaborano tra loro per fornire prodotti e servizi con il fine di creare un valore aggiunto per il cliente finale. Ed è in quest’ottica che noi di C.T.I. International Forwarder operiamo, garantendo a chi decide di affidarsi a noi un servizio specializzato, attento e sartoriale.

 

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Perché la mia merce tarda così tanto ad arrivare?

07.07.2022

Tra i vari problemi scatenati dal Coronavirus ci sono anche quelli legati alla logistica, come la carenza di container a livello mondiale; questa comporta conseguenze sia sui produttori che sui distributori, causando sia ritardi che aumenti di costi legati al trasporto, tanto che il Financial Times l’ha definita la più grande crisi dall’inizio delle spedizioni via container.

Questa crisi è stata soprattutto causata dalla pandemia e peggiorata da eventi avversi come l’incagliamento della Ever Given, la chiusura di due porti cinesi, il porto di Yantian per un focolaio di Covid a maggio e quello di Ningbo-Zhoushan ad agosto per la stessa causa.

Questi eventi, però, hanno solo messo in luce i problemi pre esistenti in quanto molti porti sono poco efficienti e non riescono a gestire il traffico delle navi moderne, troppo grandi per le infrastrutture esistenti. Il flusso, inoltre, si basa su un delicato equilibrio di tempistiche per avere il flusso intermodale senza ritardi. Lo slittare dell’arrivo delle navi comporta rallentamenti lungo tutta la catena.

Tra i porti più congestionati ci sono quelli di Karachi, con ritardo medio di 27 giorni (e picchi di quasi 90 giorni), Fos Sur Mer (Francia) con 16 giorni, Charleston, Long Beach e Atlanta (USA) con una media di 25 giorni di ritardo, Santos (Brasile) e Tomakomai (Giappone) con 15 giorni di ritardo medio. Per recuperare questi ritardi, le navi possono decidere di saltare alcuni porti lungo la rotta (così detto “blank sailing”), con conseguente ritardo di consegna della merce che doveva essere scaricata e caricata in quel porto, in quanto le rotte sono “circolari” e quindi la nave torna al porto al “giro” successivo.

Inoltre, le misure messe in atto ovunque per contrastare la pandemia hanno creato ulteriori ritardi, a causa di chiusure, tamponi da presentare e così via.

In secondo luogo c’è l’aumento dei consumi, con conseguente aumento di approvvigionamento di materie prime/merce.

Oltre a questo, visto il crollo del commercio globale durante il lockdown, molti armatori hanno cancellato centinaia di viaggi nave, sia per risparmiare i viaggi a vuoto, sia perché ne hanno approfittato per ristrutturare le navi, lasciando quindi i container vuoti nei porti di destino, senza poterli riportare nei luoghi in cui sarebbero serviti (in particolare la rotta Cina -> USA che dopo la riapertura ha visto uno spostamento di oltre 4 milioni di TEUs da settembre a dicembre, senza che gli stessi tornassero in Cina). Di conseguenza questa carenza di vuoti ha creato uno scompenso tra domanda e offerta, facendo lievitare i costi del nolo, che hanno raggiunto livelli record con aumenti medi del 800% su tutte le rotte.

Su questo orizzonte temporale, la minaccia più grande restano le chiusure dovute ai focolai di Covid, soprattutto in Cina dove si attuano regole e manovre stringenti, creando una maggiore incertezza sulle tempistiche di riassorbimento dei ritardi e conseguente ritorno alla normalità sia di puntualità sia di costi.

C.T.I for MIDO: siamo gli spedizionieri ufficiali della fiera dell’eyewear

04.20.2022

 

Manca poco all’inizio del MIDO, la manifestazione internazionale di Ottica, Optometria e Oftalmologia che si terrà negli spazi di Rho Fiera Milanodal 30 aprile al 2 maggio 2022. La fiera dell’eyewear è organizzata da ANFAO, l’Associazione Italiana Fabbricanti Articoli Ottici, e noi di C.T.I. International Forwarder siamo i primi e unici spedizionieri ufficiali a partecipare all’evento più importante del settore.

MIDO è la fiera più completa, affascinante e all’avanguardia del mondo dell’eyewear: un’importante occasione per i grandi nomi dell’industria dell’ottica per presentare in esclusiva i loro prodotti, ma anche uno spazio pensato per presentare le tendenze del futuro e creare una rete di conoscenze. In questo MIDO è un vero e proprio laboratorio creativo in cui scoprire e sperimentare progetti innovativi. Per i professionisti del settore e per chi è sempre alla ricerca di novità e ispirazione, il MIDO è un evento imperdibile!

Negli ultimi anni noi di C.T.I. International Forwarder ci siamo sempre più specializzati nel servizio di trasporto merce nell’ambito dell’occhialeria. Mettiamo a disposizione automezzi e incaricati specializzati per garantire ai nostri clienti un pacchetto completo, accurato e personalizzato del ritiro e consegna dei prodotti.

Vieni a trovarci al MIDO: saremo allo stand D16 del padiglione 24 per tutta la durata della fiera. E, se hai bisogno di inviare la tua merce in fiera, non esitare a contattarci.

Trasporto a collettame e groupage: un servizio di C.T.I.

04.12.2022

Il trasporto a collettame o groupage è un particolare tipo di spedizione che consiste nel raggruppare stock di merci commissionate da clienti differenti in un’unica operazione di trasporto. Per realizzare il groupage è necessario seguire il processo in ogni momento, ossia: ricevimento, stoccaggio, preparazione degli ordini e spedizione delle merci. Si evince che questa attività può risultare piuttosto complessa: per questo motivo, al fine di garantire un servizio groupage efficiente e sicuro, noi di C.T.I. International Forwarder mettiamo a disposizione un personale operativo competente che gestisce ogni fase operativa con cura, attenzione e velocità.

 

Cos’è il trasporto a collettame nella logistica

 

Il trasporto a collettame sta prendendo sempre più piede nel commercio nazionale e internazionale. Ma di cosa si tratta? Il groupage è una tipologia di trasporto che consiste nel raggruppare e consolidare merci, che hanno origine e destinazioni uguali o vicine in modo tale da usufruire di un unico mezzo.

Quando un cliente deve spedire piccole partite di merce che non occupano l’intero spazio del mezzo può optare per un trasporto a collettame, acquistando singoli lotti di camion o container: i prodotti vengono così aggruppati insieme a quelli di altri mittenti e spediti in una sola unità di carico. In questo modo si ottimizza la gestione del trasporto e, di conseguenza, si ottiene un risparmio sui costi di invio.

Il groupage è quindi la soluzione ideale per le imprese che non hanno un elevato volume di spedizione: è il caso del settore occhialeria, verso il quale ci siamo specializzati diventando un punto di riferimento anche per i trasporti in Paesi difficili, ove possiamo contare anche di un servizio di assistenza doganale completo.

 

Le fasi del processo di groupage

 

Il processo di groupage si svolge in diverse fasi che devono essere organizzate nei minimi dettagli da figure professionali, affinché la spedizione vada a buon fine:

  • Ritiro della merce che viene raccolta per zone predefinite
  • Accorpamento degli articoli in base alle destinazioni
  • Trasferimento della merce, attraverso mezzi di trasporto adeguati
  • Smistamento alla consegna dei colli che, successivamente, vengono accorpati in base alle destinazioni
  • Consegna nelle varie zone di destinazione

 

Obblighi del mittente nel trasporto a collettame

 

Il mittente che si affida a un servizio di trasporto a collettame deve fornire al corriere tutti i documenti necessari per la spedizione, in particolar modo in caso di merce pericolosa, deperibile o di valore. Inoltre, deve compilare una documentazione informativa per il vettore, che comprende:

  • Indirizzo di recapito del destinatario
  • Numero di colli, peso, volume e misure massime d’ingombro
  • Nominativo del destinatario
  • Orari di reperibilità e gli orari di chiusura dell’Ente o stabilimento di destinazione

 

Obblighi del vettore nel trasporto a collettame

 

Assunto l’incarico di groupage, l’azienda predisposta per il trasporto si impegna a spedire la merce nei termini stabiliti dal cliente. Tuttavia, per quanto riguarda l’erogazione del servizio ha la libertà di scegliere le vie e i mezzi da utilizzare, nonché gli itinerari da seguire. Noi di C.T.I. International Forwarder, operanti nel settore dal 1997, assicuriamo precisione e velocità del servizio grazie a mezzi all’avanguardia e, soprattutto, un team esperto che studia le soluzioni migliori, prevenendo possibili criticità così da espletare la spedizione, qualunque sia la destinazione.

 

Cos’è la catena del freddo per alimenti, surgelati e farmaci

04.12.2022

La catena del freddo, detta anche cold chain, è il processo di mantenimento della temperatura dei prodotti alimentari o farmaceutici per l’intera durata del percorso che dalla produzione arriva alla vendita. All’interno di questo ciclo, la logistica del freddo gioca un ruolo fondamentale per consentire alla merce di arrivare integra al consumatore finale: si tratta di uno dei comparti di maggiore dinamismo e in cui noi di C.T.I. International Forwarder operiamo, mettendo a disposizione dei nostri clienti un servizio efficiente e all’avanguardia.

Che cosa si intende per catena del freddo e quali sono le sue fasi

Per le aziende che operano con alimenti freschi, prodotti surgelati o farmaci, la catena del freddo è uno degli aspetti cruciali in tema di sicurezza, in quanto la corretta gestione permette di evitare shock termici che alterano le proprietà dei prodotti. Infatti cold chain è il processo che permette di preservare la temperatura costante della merce termosensibile per tutto il ciclo di vita: dalla produzione alla vendita, comprese le fasi di trasporto, stoccaggio e carico e scarico.

Affinché questi prodotti arrivino integri al cliente finale, è quindi necessario garantire l’efficienza di ogni fase della catena del freddo, ossia:

  • Dopo la produzione avviene la prima conservazione dell’articolo, con eventuale abbattimento rapido
  • Stoccaggio in magazzini frigoriferi a temperatura controllata
  • Trasporto dai centri di produzione ai magazzini di deposito, tramite l’utilizzo di mezzi idonei
  • Stoccaggio presso i magazzini di deposito
  • Trasporto ai centri di distribuzione, sempre attraverso l’uso di mezzi equipaggiati per tenere sotto controllo la temperatura
  • Conservazione in ambienti refrigerati dei punti vendita

Ogni singolo step è di fondamentale importanza per evitare il deterioramento del prodotto: per questo motivo l’intera catena del freddo deve essere controllata attraverso un sistema della gestione della qualità, i cui dati devono essere documentati e condivisi con tutti gli operatori coinvolti.

Considerata l’accortezza richiesta in questo processo, la nostra etica aziendale votata al rispetto delle normative mette a disposizione un personale selezionato e preparato per affrontare ogni aspetto della logistica del freddo e garantire una corretta conservazione dei prodotti.

La sicurezza della catena del freddo e le normative di riferimento

La catena del freddo richiede qualifiche, precisione e un’ossequiosa osservanza delle leggi legate all’igiene alimentare, istruite all’interno dell’HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points). Si tratta dell’insieme delle normative che mirano a garantire la salubrità dei prodotti: un vero e proprio sistema di controllo che vede il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera: produttori, trasportatori e distributori.

Pertanto, onde evitare qualsiasi contaminazione, gli operatori coinvolti nelle fasi della cold chain sono tenuti a rispettare meticolosamente:

  • La pulizia e l’igiene dei locali, attrezzature e mezzi di trasporto
  • Il rispetto dei limiti critici prestabiliti nelle varie fasi della catena del freddo
  • Il rispetto delle temperature dei diversi mezzi

Quali sono le temperature da mantenere nella catena del freddo?

I prodotti termosensibili devono quindi seguire precise misure igieniche e rispettare le temperature previste dalla legge. Gli alimenti surgelati, come suggerisce il Decreto Legislativo 27 gennaio 1992, n.110, devono mantenere una temperatura costante di -18° Celsius ma, durante il trasporto, sono concesse brevi oscillazioni verso l’alto non superiori a 3°C. Per quanto riguarda gli alimenti freschi, invece, ciascuno ha una propria temperatura di riferimenti, per esempio:

  • Carni +7° C
  • Pesce +2° C
  • Prodotti freschi +5° C
  • Gelati: -22° C
  • Cioccolato +18°/+20° C

Infine, lo stesso discorso vale anche per quanto riguarda i prodotti farmaceutici che, a seconda della tipologia, sono soggetti a temperature e tolleranze specifiche. Non solo, in alcuni casi sono richiesti anche parametri aggiuntivi come il livello di qualità dell’aria che possono rendere più difficoltoso il corretto processo della catena del freddo.

È molto importante che questi limiti di temperatura vengano rispettati in quanto l’interruzione della catena del freddo provoca il formarsi di alcuni microrganismi che possono deteriorare il prodotto e renderlo nocivo per la salute del consumatore.

Il trasporto e la logistica del freddo

Per quanto riguarda la logistica del freddo, il trasferimento dei prodotti termosensibili richiede l’impego di mezzi di trasporto idonei, realizzati secondo le norme europee ATP (Accord Transport Perissable). Inoltre, il trasportatore ha il compito di:

  • Sistemare la merce per una corretta circolazione dell’aria fredda
  • Misurare la temperatura dei prodotti durante l’intero viaggio
  • Documentare i dati per essere a disposizioni degli Enti di controllo

Si tratta quindi di un settore complesso che necessita di esperienza, competenza e attenzione. Per questo, è consigliabile affidarsi ad aziende esperte come noi di C.T.I. International Forwarder. Grazie a una rete capillare di operatori e mezzi all’avanguardia garantiamo una gestione efficiente della catena del freddo nelle fasi di stoccaggio e trasporto dei prodotti a temperatura controllata e assicuriamo la massima tutela ai nostri clienti nonché ai consumatori finali.

 

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Navi troppo grandi?

06.15.2021

L’International Transport Forum (un’organizzazione che opera nell’ambito dell’Ocse), per anni ha lanciato avvertimenti riguardo le dimensioni troppo grandi delle navi porta container. A seguito del blocco del Canale di Suez il dibattito è diventato di demanio pubblico, lasciando seri dubbi sul bilancio tra pro e contro riguardo la grandezza di tali imbarcazioni.

Secondo un’analisi di Allianz, il numero di container da 20 piedi che le navi possono trasportare è aumentato del 1500% negli ultimi 50 anni, con il salto definitivo nel 2006 con l’introduzione da parte di Maersk della prima mega nave dalla portata di circa 15 mila container, raddoppiando il record precedente. A oggi ci sono circa 133 navi con una capacità di carico compresa tra 18 e 24 mila container.

Questo sviluppo è dovuto soprattutto all’economia di scala: l’uso di una sola nave invece di due per trasportare lo stesso carico consente di risparmiare carburante, riduce significativamente il costo di trasporto per container e riduce l’impatto ambientale della nave.

Ci sono però anche degli aspetti negativi, ossia il rischio che ci siano incidenti dovuti alla maggiore predisposizione a perdere parte del carico per intemperie, avendo una più vasta superficie e di conseguenza più altezza, e più grandi difficoltà di manovra, specie nei canali più stretti come quelli di Suez e Panama. Inoltre sono poche le compagnie a possedere tutti questi giganti del mare, e possono mettersi facilmente attorno a un tavolo per definire insieme tariffe e protocolli di servizio. Analogamente, non sono numerosissimi i porti in grado di diventare più larghi e più profondi per ospitare tali navi e offrire servizi a terra e collegamenti efficienti.

In aggiunta a queste complicazioni si deve pensare alla delocalizzazione delle produzioni rispetto a dove avverrà il consumo, ciò riguarda non solo prodotti a bassa tecnologia, ma in modo crescente i semilavorati. A esempio per mettere insieme un iPhone, Apple deve contare su forniture puntuali da 49 Paesi. Il vaccino Pfizer ha ben 5 mila fornitori dislocati in tutto il mondo.

Si può quindi dire che l’integrazione economica internazionale richiede catene d’approvvigionamento efficienti e l’unica risposta apparente al momento è l’utilizzo delle mega navi.

L’impatto del COVID-19 sui trasporti

11.03.2020

Similare agli effetti che l’11 settembre hanno avuto sul trasporto aereo, la pandemia attuale causata dal nuovo Coronavirus ha creato una crisi senza precedenti a livello mondiale e porterà a cambiamenti notevoli a livello di spedizioni cargo.

Il trasporto delle merci è il pilastro fondamentale dell’Unione Europea, considerando che il settore logistica e trasporti ha un valore di 675 miliardi di euro e il volume di traffico merci movimentato all’interno dell’Unione ammonta a 3731 miliardi di tkm (tonnellate trasportate per chilometro) e impiega 11,7 milioni di persone, basti pensare che durante il lockdown i rifornimenti di viveri e beni di prima necessità non hanno interrotto i loro flussi, vedendo tir e autocarri solcare autostrade vuote, container e treni merci nei porti deserti, ma nonostante tutto ciò il trasporto ha avuto delle ripercussioni gravissime, vedendo un tracollo degli scambi internazionali con crolli di domande e offerte.

Il settore cargo aereo è quello più colpito con una stima al -16,8% per il 2020 in termini di tkm (nei primi 5 mesi dell’anno era calato del -26,7%) a causa della riduzione notevole dei voli, vedendo quelli passeggeri diminuiti del 95% e portando quindi a innumerevoli disagi, ritardi e aumenti di prezzi per la merce che viaggia. La capacità belly, ovvero quella di stiva, è calata del 70% e al momento vede moltissima competitività, perciò viene compensata da un aumento del 32% dell’uso di aeromobili all cargo, ma non vi è stato comunque un aumento di domanda.

Inoltre la diminuzione dei voli passeggeri su determinati luoghi come piccole città, rende ancor più complicata la spedizione della merce in quelle mete e richiede quindi un servizio multimodale di spedizione, ovvero la combinazione di più servizi, per esempio il trasporto tramite aereo e terra, spedendo prima via aerea la merce presso le città vicine più grandi e poi proseguendo tramite camion.

Secondo gli studi di McKinsey (storica società di consulenza) i volumi di traffico merci internazionale impiegheranno dai 15 ai 48 mesi per tornare ai livelli dell’ultimo trimestre del 2019, con alcune località maggiormente colpite rispetto ad altre.  Purtroppo la fretta di immettere sul mercato i dispositivi di protezione individuale (DPI) si è ridotta man mano che le supply chain si sono regolarizzate. Come spedizionieri internazionali, noi di C.T.I. ti aiutiamo a organizzare nuove strategie per il trasporto della tua merce con le migliori soluzioni a livello di tempistiche e budget in qualsiasi momento rendendoti l’intera operazione semplice.