Lo stoccaggio delle merci: cos’è e come funziona

06.09.2023

Tutto ciò che devi sapere sullo stoccaggio delle merci, dall’inizio del processo fino alle modalità di funzionamento.

 

Lo stoccaggio delle merci è un’attività fondamentale per la gestione dell’approvvigionamento e della distribuzione all’interno del magazzino aziendale. Tra i suoi principali obiettivi troviamo quello di garantire la protezione delle merci da danni, furti o smarrimenti, facilitare il prelievo e la spedizione delle merci e infine, minimizzare i costi di gestione del magazzino.

Quindi vediamo nel dettaglio che cos’è e come funziona lo stoccaggio delle merci.

 

Cos’è lo stoccaggio delle merci?

Lo stoccaggio delle merci è il processo di gestione e conservazione delle merci in un magazzino o in un altro luogo di deposito. Questo processo prevede l’organizzazione professionale e la conservazione di merci per un determinato periodo di tempo, con lo scopo di garantire la loro integrità e disponibilità per la vendita o la distribuzione.

Le merci, a seconda della loro natura, possono essere stoccate in magazzini, container, camion, depositi refrigerati e altri luoghi di deposito appropriati.

Lo stoccaggio delle merci è essenziale per l’efficienza delle attività commerciali e per il controllo dei costi di produzione e logistica. Inoltre, consente alle aziende di avere un maggiore controllo sul flusso della merce e di evitare perdite o danni della stessa.

 

Come avviene lo stoccaggio delle merci

Lo stoccaggio delle merci avviene in vari modi a seconda della tipologia della merce e delle esigenze del magazzino o dell’azienda che le gestisce.

Generalmente, però, lo stoccaggio comune prevede le seguenti fasi:

  • Ricezione: la merce viene ricevuta dal fornitore e verificata in base alla quantità e alla qualità previste. In questa fase vengono anche controllati eventuali danni avvenuti durante il trasporto.
  • Identificazione: ogni unità di merce viene etichettata in modo da essere facilmente individuata durante la fase di stoccaggio.
  • Classificazione: le merci vengono suddivise in base alle loro caratteristiche, come fragilità, dimensione, peso, temperatura richiesta e così via.
  • Imballaggio: la merce viene imballata adeguatamente, con lo scopo di prevenire eventuali danni durante il periodo di stoccaggio.
  • Stoccaggio vero e proprio: la merce viene posizionata in magazzino al fine di massimizzare lo spazio e minimizzare i rischi di danni o degrado.
  • Controllo: la merce viene periodicamente controllata per verificare la presenza di eventuali anomalie e per mantenere l’inventario
  • Preparazione degli ordini: a seguito di un ordine, la merce viene prelevata dal magazzino e confezionata, in modo da prepararla per la spedizione.
  • Spedizione e monitoraggio: la merce viene caricata sui mezzi di trasporto, spedita al destinatario finale e monitorata per tutta la durata del viaggio, fino al momento della sua consegna.

 

I sistemi di stoccaggio delle merci

Esistono diversi sistemi di stoccaggio e uno dei più comuni e utilizzati è sicuramente quello su scaffalature: in questo caso, le merci vengono posizionate su apposite strutture a ripiani, realizzate utilizzando vari materiali e dimensioni, a seconda del tipo di merce da stoccare. Le scaffalature possono essere fisse o mobili e possono essere disposte a terra oppure sospese, con lo scopo di ottimizzare al massimo lo spazio.

Altre forme di stoccaggio possono prevedere l’impiego di contenitori specifici, come casse, bidoni o pallet. In questo caso, le merci vengono sistemate all’interno dei contenitori, che possono essere poi impilati o collocati su carrelli o transpallet, per facilitare gli spostamenti all’interno del magazzino.

In altri casi, soprattutto per le merci di grosse dimensioni o di natura particolare, si possono utilizzare aree di stoccaggio dedicate, come capannoni o depositi all’aperto.

In via generale, ogni sistema di stoccaggio presenta delle sue caratteristiche peculiari, quindi la scelta del sistema più adatto dipende da più fattori come le specifiche esigenze della merce, la dimensione del magazzino e il budget a disposizione dell’azienda.

Se hai dei dubbi o domande in merito, puoi fare riferimento a noi: contattaci senza impegno!

I metodi Fifo e Lifo: significato e differenze

06.09.2023

Una guida per capire come funzionano i due metodi di gestione dei flussi della merce più utilizzati da magazzini e imprese

I metodi Fifo e Lifo sono due sistemi di gestione dei flussi delle merci, molto utilizzati all’interno di magazzini e imprese. Entrambi i metodi sono utilizzati per tenere traccia dell’ordine di arrivo e di uscita delle merci, ma i sistemi si differenziano per l’ordine in cui queste vengono prese in considerazione.

In questo articolo vi spiegheremo nel dettaglio cosa sono Fifo e Lifo e quali sono concretamente le loro differenze.

Il metodo Fifo

Il metodo Fifo, letteralmente First In, First Out (ovvero “primo ad entrare, primo ad uscire”), è un sistema di gestione dei flussi e permette che le merci che entrano per prime nel magazzino siano anche le prime ad essere prese in considerazione per la vendita. Pertanto, le merci che sono state in magazzino più a lungo vengono vendute per prime, ottenendo così una buona rotazione delle scorte. Questo sistema, che tiene conto dell’ordine cronologico di arrivo della merce, è particolarmente indicato per prodotti alimentari e per merci soggette a scadenze, come ad esempio farmaci o cosmetici.

Vantaggi e svantaggi del metodo Fifo

Tra i vantaggi e gli svantaggi del metodo Fifo troviamo:

Vantaggi

  • Valuta le scorte in modo accurato. Questo metodo permette di valutare accuratamente il costo della merce venduta e delle scorte rimanenti.
  • Evita la scadenza della merce. Essendo venduta in ordine cronologico, la merce più vecchia viene venduta per prima, evitando così il rischio di scadenza della stessa.
  • Riduce le perdite. Grazie a questo metodo, la merce più vecchia viene utilizzata per prima, evitando così il rischio che rimanga invenduta.

 

Svantaggi

  • Aumenta il costo della merce. Il costo dei prodotti venduti viene calcolato sulla base del costo della merce più vecchia, che potrebbe però essere più alto rispetto al costo di quella più recente.
  • Può causare una distorsione dei risultati. Il metodo Fifo potrebbe portare a una distorsione dei risultati in caso di fluttuazioni del prezzo delle merci.
  • Ha una difficoltà di gestione medio-alta. Per evitare errori di valutazione della merce, tale metodo richiede una gestione molto accurata delle scorte e dei movimenti di magazzino.

 

Il metodo Lifo

Il metodo Lifo, letteralmente Last In, First Out (ovvero “ultimo a entrare, primo ad uscire”), al contrario del metodo Fifo, sostiene che le merci che entrano per ultime nel magazzino siano poi le prime ad essere prese in considerazione per la vendita. Questo metodo può essere vantaggioso quando i prezzi dei prodotti tendono a diminuire nel tempo, poiché il costo delle merci rimanenti in magazzino sarà valutato con un prezzo più basso e ciò avrà un impatto positivo sui profitti dell’azienda. Il sistema è infatti particolarmente indicato per vestiti o prodotti elettronici, che hanno un valore che diminuisce rapidamente nel tempo.

Vantaggi e svantaggi del metodo Lifo

Tra i vantaggi e gli svantaggi del metodo Lifo troviamo:

Vantaggi

  • Permette una riduzione di tassazione. Questo metodo può ridurre il reddito imponibile dell’azienda e conseguentemente le tasse da pagare.
  • Ha una corrispondenza effettiva tra costo e ricavo. Il sistema Lifo rispecchia in modo più accurato l’andamento del costo della merce nel tempo, poiché l’ultima arrivata è sempre quella a maggior costo (per inflazione o variazione dei prezzi).

 

Svantaggi

  • Il valore delle rimanenze è distorto. Questo accade perché, con il metodo Lifo, le merci rimangono a lungo in magazzino, con una conseguente perdita di valore.
  • Ha un’elevata complessità contabile. Il costante monitoraggio delle scorte e dei costi può creare una complessità contabile per l’azienda, soprattutto in presenza di una grande quantità di movimenti.
  • Non è disponibile per tutte le tipologie di attività. Nel caso di attività che offrono servizi e che non dispongono di un magazzino di merci, il metodo Lifo potrebbe non essere applicabile.

Quali sono le differenze sostanziali tra Fifo e Lifo?

Sia il criterio Fifo che quello Lifo possono avere un impatto significativo sulla valutazione del valore delle scorte e sulla determinazione del costo della merce venduta.

In generale, il metodo Fifo tende ad aumentare il valore dell’inventario e ridurre il costo delle merci vendute, mentre il metodo Lifo tende ad avere l’effetto opposto. Pertanto, è fondamentale scegliere il metodo più adatto alle esigenze dell’azienda e mantenerlo costante nel tempo per garantire una gestione corretta delle merci.

Esempi di calcolo dei metodi Fifo e Lifo

Un esempio pratico di calcolo è il modo migliore per comprendere il significato e le differenze tra i due metodi.

Ipotizziamo che un’azienda acquisti:

  • Lotto A il 01/01/2023: 200 pezzi a 2 euro l’uno;
  • Lotto B il 01/02/2023: 200 pezzi a 3 euro l’uno;
  • Lotto C il 01/03/2023: 200 pezzi a 4 euro l’uno.

Su un totale di 600 pezzi, si suppone che ne siano stati venduti 400. Il magazzino è dunque ridotto a 200 pezzi.

È possibile determinare il valore dei pezzi rimanenti, considerando i costi diversi sostenuti dall’azienda?

Utilizzando il metodo Fifo, la rimanenza è valutata con i prezzi dei lotti arrivati per ultimi, in questo caso 4 euro.

Valore rimanenza = 4 x 200 = 800 euro

Utilizzando il metodo Lifo, invece, la rimanenza è valutata con i prezzi più vecchi, quelli che riguardano i primi acquisti dell’esercizio, in questo caso 2 euro.

Valore rimanenza = 2 x 200 = 400 euro

In questo specifico caso, i prezzi hanno subito nel tempo un trend al rialzo, dunque il metodo Lifo conduce una sottostima delle rimanenze. Il metodo Fifo, invece, porta a un calcolo del patrimonio più vicino agli ultimi costi.

 

Hai dubbi, domande o semplicemente desideri ricevere maggiori informazioni? Contattaci e saremo a tua completa disposizione.

CTI Partner ufficiale di WelfareCare per la prevenzione del tumore al seno

05.25.2023

Abbiamo scelto di aderire all’iniziativa proposta da @WelfareCare dedicata alla prevenzione del tumore al seno.

Le donne che abitano nel comune dove si terrà l’evento e che rientrano nei requisiti richiesti, potranno effettuare mammografie ed ecografie gratuite con consegna immediata del referto.

L’iniziativa è dedicata alle donne non incluse nei programmi di screening* e consente di effettuare esami diagnostici gratuiti.

 

Le prenotazioni saranno disponibili nel sito welfarecare.org in prossimità della data dell’evento.

A breve verrà comunicata la data ufficiale.

Scopri di più sull’iniziativa su welfarecare.org e nei loro canali social!

*Le fasce d’età possono variare in base alle linee guida sanitarie regionali.

 

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Cross Docking: significato e metodo

05.05.2023

Il cross docking, ovvero “scambio/incrocio tra le banchine”, è una tecnica di supply chain volta a migliorare la gestione logistica del magazzino. Tale strategia distributiva prevede la lavorazione e la distribuzione immediata delle merci appena arrivate dal fornitore, senza che queste vengano quindi manipolate e depositate in magazzino. In altre parole, le merci vengono scaricate dal mezzo di trasporto e, anziché essere immagazzinate, vengono immediatamente smistate verso un altro veicolo predisposto al trasporto presso il punto vendita o direttamente al cliente finale. Il magazzino diventa quindi un mero punto di transito.

 

Il metodo logistico cross docking esiste quindi per migliorare l’efficienza della catena di approvvigionamento e per eliminare lo stoccaggio temporaneo: le merci vengono trasferite, dal punto di partenza, direttamente al punto di spedizione, senza la necessità di passare attraverso uno stoccaggio intermedio. Ciò riduce i costi di gestione degli inventari e accelera la velocità dell’approvvigionamento. Inoltre, la tecnica cross docking permette di ridurre i rischi di danneggiamento della merce e di aumentare la qualità del servizio offerto al cliente finale, anche grazie alla rapidità nella consegna dei prodotti.

 

Questo sistema logistico è utilizzato principalmente nel settore della grande distribuzione organizzata di merci, come ad esempio il settore alimentare e quello dell’e-commerce, dove la velocità di consegna e la riduzione dei costi sono aspetti fondamentali per il successo dell’azienda.

 

Cross Docking e logistica

La logistica – insieme di attività finalizzate alla gestione strategica e operativa dei flussi di materiali, informazioni e servizi – si occupa anche di tutte le attività legate alla gestione della supply chain, tra cui il trasporto, lo stoccaggio, l’elaborazione degli ordini, l’amministrazione delle scorte, la distribuzione e il post-vendita.

 

Essendo il cross docking una tecnica logistica che permette di ridurre al minimo i tempi di gestione della merce e quindi dei costi associati, si fa rientrare anch’esso nella strategia di lean logistics (ovvero “logistica snella”), nonché la filosofia di gestione della supply chain che ha l’obiettivo di eliminare gli sprechi e migliorare l’efficienza dell’intero processo. Tale strategia si concentra sull’identificazione dei problemi, sull’eliminazione delle attività non necessarie e sulla creazione di flussi di lavoro più fluidi e integrati.

 

Per applicare la lean logistics al cross docking è pertanto necessario ottimizzare i flussi di lavoro attraverso una pianificazione e una coordinazione mirata. Ciò include una gestione efficace delle rotte dei veicoli, un’accurata pianificazione dei tempi di trasferimento e la creazione di un sistema di stoccaggio e prelevamento in grado di ridurre i tempi di attesa dei prodotti.

 

Inoltre, la lean logistics richiede la riduzione degli sprechi in ogni fase del processo di cross docking, come l’eliminazione degli eccessi di inventario o la riduzione dei tempi di attesa per i camion. Ciò aiuta a garantire un flusso di lavoro costante ed efficiente che massimizza l’utilizzo delle risorse e minimizza i tempi morti.

 

Il sistema Cross Docking

Il sistema cross docking come abbiamo visto può essere uno strumento efficace e ottimale ma esso è in grado di funzionare al meglio solo se le fasi del processo di ottimizzazione vengono rispettate nel dettaglio.

Generalmente, le fasi del cross docking sono le seguenti:

  1. Raccolta della merce: la merce proveniente da fornitori diversi viene raccolta e trasportata al centro di raccoglimento (magazzino).
  2. Smistamento e controllo: i prodotti che arrivano devono prima essere smistati in base alla loro destinazione, e successivamente essere controllati per assicurare che non presentino anomalie e che corrispondano alla descrizione dell’ordine.
  3. Preparazione dell’ordine: a seconda delle diverse esigenze, l’ordine in uscita viene preparato (picking) per l’arrivo dei mezzi di trasporto.
  4. Caricamento dell’ordine: la merce, a seconda della destinazione, viene caricata sui diversi mezzi di trasporto.
  5. Partenza dei mezzi: i mezzi di trasporto partono dal magazzino centrale e si dirigono verso la destinazione finale.

 

Queste fasi possono subire leggere variazioni a seconda del tipo di sistema di cross docking utilizzato e del tipo di merci trasportate.

 

Esempio di Cross Docking

Un esempio concreto di cross docking potrebbe essere quello di una grande azienda di abbigliamento che riceve ordini dai suoi negozi situati in diverse parti del paese: in questo caso, la merce viene consegnata al magazzino centrale dell’azienda, qui viene smistata e suddivisa in base alle necessità dei singoli negozi che la richiedono. La merce non viene quindi immagazzinata a lungo termine nel centro di raccoglimento, ma viene invece spostata immediatamente su camion o furgoni per essere destinata ai negozi richiedenti.

 

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Incoterm CPT: cosa significa?

05.05.2023

CPT, letteralmente Carriage Paid To (ovvero “Trasporto pagato fino a”), è una delle clausole dei contratti di vendita nell’ambito delle spedizioni internazionali, ed è volto a specificare che il venditore è il solo responsabile della consegna della merce e del suo relativo trasporto.

 

Con “trasporto”, il termine CPT intende il tragitto dal luogo di partenza fino al vettore – un soggetto terzo che, da contratto, si obbliga a trasferire cose o persone da un luogo all’altro – incaricato di trasportare la merce fino al luogo di destinazione stabilito con l’acquirente.

 

La clausola contrattuale CPT, sviluppata dalla Camera di commercio internazionale (ICC) ovvero l’organizzazione che rappresenta le imprese a livello internazionale, fa parte delle Incoterms ICC, un insieme di regole internazionali di trasporto che definiscono gli obblighi e i diritti delle parti coinvolte in un contratto di compravendita internazionale.

 

Resa CPT: chi paga?

La clausola CPT, come abbiamo visto, indica l’obbligo per il venditore ad assumersi i costi di trasporto fino al luogo di destinazione concordato con l’acquirente. Tuttavia, una volta che la merce viene affidata al vettore, i rischi e le responsabilità per eventuali danni della merce o perdite della stessa, passano automaticamente all’acquirente.

 

La clausola, in genere, copre i costi di trasporto principali, ma non include le spese aggiuntive come i costi di assicurazione o le tasse di importazione. Ciò nonostante, queste spese accessorie possono essere incluse preventivamente nella negoziazione tra compratore e venditore.

 

Obblighi di venditore e acquirente

Vediamo adesso nel dettaglio quali sono gli obblighi specifici del venditore e dell’acquirente. La Camera di commercio internazionale ha sviluppato, negli anni, regole e linee guida per la compravendita internazionale di beni mobili, chiamate appunto Regole ICC per la compravendita internazionale (ICC Incoterms), aggiornate nel 2020 ed entrate in vigore il 1° gennaio dello stesso anno.

 

Le Regole Incoterms, che contengono al loro interno le Incoterms CPT, vengono utilizzate per standardizzare il commercio internazionale e per minimizzare le possibili dispute tra le parti coinvolte. Ecco perché le Incoterms CPT stabiliscono dei perimetri netti e chiari su quali siano gli obblighi dei venditori e quelli dei compratori.

 

Obblighi del venditore:

  • Stipula del contratto di trasporto della merce fino al luogo di destinazione;
  • consegna della merce al vettore o spedizioniere designato sostenendo tutte le spese necessarie per il trasporto della merce fino al luogo di destinazione convenuto;
  • sopporto dei rischi di perdita o di danni alla merce fino al momento in cui la merce viene consegnata al vettore o spedizioniere;
  • operazioni di sdoganamento all’esportazione (ove occorra) a proprie spese;
  • aggiornamento del compratore sullo stato di consegnata della merce al vettore o spedizioniere;
  • fornisce al compratore il documento di trasporto secondo gli usi commerciali e, se richiesto, anche le informazioni necessarie per l’assicurazione della merce.

 

Obblighi del compratore:

  • Presa in consegna della merce nel luogo di destinazione convenuto e sopporto dei rischi dal momento in cui la merce è stata consegnata dal venditore al vettore o allo spedizioniere;
  • pagamento delle spese di scarico della merce nel luogo di destinazione, se le stesse non sono comprese nel costo del trasporto pagato dal venditore;
  • rispetto delle formalità doganali per l’importazione, sostenendo le relative ed eventuali spese.

 

Quali sono le differenze tra CPT e DAP?

DAP, letteralmente Delivered At Place (ovvero “Consegna sul posto”) è anch’esso, come CPT, un termine utilizzato nel commercio internazionale per definire una modalità di consegna delle merci.

La principale differenza tra CPT e DAP risiede nel grado di responsabilità del venditore e dell’acquirente durante il trasporto delle merci.

 

A differenza della clausola CPT, in cui il venditore è responsabile della consegna della merce fino al momento della consegna della stessa al vettore di destinazione convenuto, nella clausola DAP il venditore è responsabile della consegna delle merci fino alla destinazione finale concordata ed è tenuto a coprire tutti i costi di trasporto, inclusi i costi di importazione e le spese doganali.

 

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La differenza tra porto franco e porto assegnato

03.15.2023

“Porto franco” e “porto assegnato” sono termini che si incontrano facilmente nel mondo del commercio e delle spedizioni. Ma qual è il loro significato? Quali sono le differenze tra l’uno e l’altro? In questo articolo, indaghiamo tutti gli aspetti fondamentali legati a questi due termini e le implicazioni che hanno per le tue spedizioni.

Cosa vuol dire porto franco?

Il termine “porto franco” si riferisce a una spedizione in cui il venditore è responsabile del pagamento dei costi di spedizione fino al momento in cui la merce arriva a destinazione. Se parliamo di spedizioni internazionali, possiamo riferirci agli Incoterms 2020 e collegare questa dicitura alla clausola DDP (Delivered Duty Paid).

In altre parole, il venditore si assume tutti i rischi e i costi associati alla spedizione della merce:

  • organizzando il trasporto della merce
  • verificando che l’imballo della merce sia adeguato e corretto per il trasporto
  • pagando tutti i costi legati al trasporto stesso (inclusi i costi di assicurazione).

Una volta che la merce arriva a destinazione, la responsabilità passa al destinatario, che è responsabile per eventuali danni o smarrimenti che si verificano dopo che la merce è stata consegnata al suo indirizzo.

Cosa vuol dire porto assegnato?

Per “porto assegnato” si intende invece un tipo di spedizione in cui è il destinatario a doversi assumere la responsabilità della merce. Dovrà quindi assumersi tutti i rischi e pagare tutti i costi di spedizione, dalla partenza fino all’arrivo a destinazione.

In questo caso, il compratore dovrà quindi:

  • organizzare il trasporto della merce
  • pagare tutti i costi associati al trasporto stesso
  • assicurarsi che la merce sia imballata correttamente per il trasporto.

Se ci si muove nella dimensione del commercio internazionale bisogna fare riferimento all’Incoterm EXW (Ex Work).

Chi paga il trasporto?

Chi paga il trasporto è proprio la questione differenziante tra porto franco e porto assegnato, nel mondo della logistica. Nel caso del porto franco, è il venditore ad assumersi i costi associati alla spedizione della merce, mentre nel caso del porto assegnato, è onere del compratore. In ogni caso, questo tipo di scelta dipende sempre dagli accordi tra le parti.

Spedizione ordinaria e spedizione in contrassegno

Per chi non è del settore è più frequente incontrare i termini “spedizione ordinaria” e “spedizione in contrassegno”. Nella spedizione ordinaria, il pagamento avviene prima della spedizione della merce, mentre nella spedizione in contrassegno, il pagamento avviene al momento della consegna. Questi due termini non sono però assimilabili alle diciture in corso di approfondimento in questo articolo.

Per questo motivo, è importante che i venditori e i compratori siano consapevoli delle implicazioni di questi termini prima di concordare una transazione. Assicurarsi di avere una comprensione chiara dei termini di spedizione può aiutare a evitare confusioni o problemi durante il processo di spedizione.

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Bill Of Lading: cos’è e come compilare la polizza di carico

02.13.2023

La Bill of Lading, abbreviata in B/L, è un documento fondamentale del settore dei trasporti, usato nelle spedizioni marittime, nazionali e internazionali.

La polizza di carico, come viene chiamata la Bill of Lading in italiano, attesta:

  • l’imbarco della merce in una specifica nave e in uno specifico porto;
  • la presa in carico da parte del vettore del trasporto di tale merce fino a un porto di destinazione prestabilito.

Il trasportatore si prende la responsabilità di recapitare il carico in buone condizioni.

 

Cos’è la Bill of Lading?

Secondo il codice della navigazione, la Bill of Lading, che viene firmata da entrambe le parti, è un contratto vincolante, con obblighi e condizioni indicate sul retro del documento, che ha diverse funzioni:

  • costituisce una prova dell’accordo tra le parti, vettore e mittente;
  • è valido come ricevuta del carico;
  • garantisce l’esistenza e la natura delle merci descritte nel contratto di trasporto;
  • attribuisce al legittimo possessore del documento originale anche il possesso delle merci e quindi il diritto di ritiro a destinazione e la possibilità di disporne per il trasferimento a terzi tramite girata.
  • permette l’invio della merce a destinatari multipli, grazie alla creazione di tanti ordini di consegna (delivery orders) quanti i destinatari.

 

La Bill of Lading è, quindi un titolo di credito negoziabile, rappresentativo delle merci e frazionabile.

 

Bill of Lading: chi la emette?

La Bill of Lading viene rilasciata dalla compagnia marittima, in tre originali, normalmente così distribuite:

  • una copia rimane al mittente, come prova dell’avvenuto trasporto o in caso di controversie;
  • una copia al vettore per la gestione del carico durante il trasporto;
  • una copia al destinatario per ritirare la merce al porto di arrivo.

 

La B/L dunque viene inviata dalla compagnia (o da chi è stata emessa) all’avente diritto (mittente), che la inoltrerà a sua volta al destinatario della merce solo una volta in cui questo abbia proceduto col pagamento.

Ci sono però casi in cui è necessario un full set (3/3 originali) per una negoziazione bancaria o su espressa richiesta del fornitore della merce e, in casi particolari, ne può essere emesso un numero maggiore.

La polizza di carico può essere:

  • nominativa: nel documento viene indicato il nome del soggetto che ritirerà le merci al porto di destinazione;
  • al portatore: nel documento non viene identificato il proprietario delle merci trasportate.

 

In entrambi i casi, quindi, il ritiro della merce può avvenire solo previa consegna della polizza di carico e, in caso di smarrimento dell’originale, il destinatario può vedersi negata la consegna. Una volta utilizzato uno degli originali, i restanti due perdono di validità (a eccezione di particolari vincoli).

 

Come compilare una polizza di carico

La polizza di carico deve essere compilata in tutte le sue parti, includendo obbligatoriamente:

  • nome e domicilio del caricatore (shipper o spedizioniere), cioè del mittente della merce;
  • nome e domicilio del vettore (carrier), ossia dell’incaricato del trasporto;
  • nome del destinatario della merce, se la B/L è nominativa;
  • descrizione della merce:
    • natura, qualità e quantità degli oggetti inviati;
    • numero di colli e peso;
    • valore e condizioni di resa;
  • nome della navesu cui la merce viene caricata;
  • indicazione esatta del porto di partenza;
  • indicazione puntuale del porto di arrivo;
  • indicazione di eventuali porti di trasbordo (transhipment);
  • data di partenza della nave (giorno, mese e anno).

 

Un altro elemento fondamentale che deve essere presente sulla Bill of Lading è l’annotazione “merce a bordo” datata e firmata dal Capitano della nave. Qualora non fosse così, il documento non avrebbe valore come polizza di carico, ma diventerebbe una semplice ricevuta.

 

Bill of Lading: alcune tipologie

In questo ambito di documenti obbligatori ci sono molti dettagli e sfumature che portano con sé terminologie specifiche. Vediamo insieme i principali.

 

Master Bill of Lading

La Master Bill of Lading (MBL) è la polizza di carico principale, un documento utilizzato nel trasporto marittimo rilasciato dal vettore, ossia la compagnia di navigazione, alla figura che le ha affidato i carichi:

  • all’esportatore: il mittente, che si occupa anche di organizzare la spedizione;
  • allo spedizioniere: qualora il mittente abbia affidato la spedizione a un intermediario che se ne occupa per suo conto.

 

La Master Bill of Lading ha quindi lo scopo di certificare la presa in carico delle merci afferenti a spedizioni multiple. Questo documento può essere rilasciato per spedizioni:

  • FCL (Full Container Load): nel caso in cui il container sia riempito da un unico spedizioniere oppure caricato con merce tutta per lo stesso destinatario;
  • LCL (Less than Container Load): nel caso in cui un container contenga più carichi di diversi spedizionieri con più destinatari.

 

Questo documento di trasporto non è significativo né per l’esportatore né per il destinatario, poiché entrambi faranno riferimento alla polizza di carico relativa alla spedizione specifica, emessa per loro dallo spedizioniere.

 

House Bill of Lading

La House Bill of Lading (HBL), quindi, è sempre conseguente alla Master Bill of Lading, o meglio, alla presenza di una figura che intermedia la spedizione, lo spedizioniere. Questo documento, infatti, viene emesso dallo spedizioniere a beneficio dell’esportatore come ricevuta di presa in carico della merce e di solito riporta:

  • dettagli dell’esportatore;
  • dettagli del destinatario;
  • carico spedito;
  • termini di pagamento;
  • dettagli di contatto dello spedizioniere.

Clean Bill of Lading

Questa è una caratteristica di qualsiasi polizza di carico: la Bill of Lading deve essere clean, pulita, cioè non deve contenere “riserve”, indicazioni circa lo stato della merce come danni a imballaggi, beni, sigilli, …

Telex Release

In questo caso, le 3 copie originali della Bill of Lading vengono stampate e conservate nell’ufficio di origine della compagnia marittima. Con il benestare di tutte le parti, lo shipper autorizza la compagnia marittima a “distruggere” il set di originali e fare un così detto “telex release” con una copia digitale della polizza. Questo permette di risparmiare i costi del corriere espresso per inviare fisicamente le polizze originali al destinatario e soprattutto non si corre il rischio di smarrire gli originali.

Express Release

Una volta che la Bill of Lading viene confermata in tutti i suoi dettagli dallo shipper, non si procede come solitamente accade, alla stampa del set di 3 originali, ma non vengono prodotte solamente copie con validità anche digitale. Ovviamente in questo caso ci deve essere massima fiducia tra le parti, in quanto non ci sono possibilità di avere il controllo sul rilascio della merce a destino. Il vantaggio è che permette di risparmiare sia i costi di stampa del set originale sia l’invio con corriere espresso.

Through Bill of Lading

Through Bill of Lading significa polizza diretta o cumulativa e ormai non più utilizzata; poteva essere emessa nel caso di un trasporto effettuato con modalità diverse da più vettori oppure quando il luogo di ritiro o di riconsegna della merce era diverso dal porto di destinazione. In questo caso ciascun vettore marittimo si prendeva la responsabilità solo del tratto di sua competenza.

Import/export in Cina: come spedire merce da e verso la Cina

01.19.2023

Le procedure di import ed export in Cina e le pratiche doganali richieste possono provocare delle criticità per le aziende italiane che hanno deciso di scambiare merci con il mercato cinese. Vediamo insieme tutte le informazioni utili per spedire da e verso la Cina.

Esportazioni in Cina: Certificazioni e sdoganamento

Esportare merce in Cina prevede una burocrazia complessa. Innanzitutto, prima di esportare in territorio cinese, occorre verificare che il prodotto rientri nelle categorie che necessitano di una delle due certificazioni gestite dalla CNCA (Certification and Accreditation Administration of the People’s Republic of China):

  • Certificazioni volontarie, non obbligatorie per l’autorizzazione alla vendita;
  • Certificazione obbligatoria (CCC – China Compulsory Certification), senza la quale i prodotti non possono essere esportati e commercializzati in Cina.

Contemporaneamente, per le pratiche di sdoganamento, le aziende che esportano in Cina devono affidarsi a un partner locale in possesso della Foreign Trade Rights, ossia la Licenza di commercio estero rilasciata dal Ministro del Commercio Estero. Queste pratiche vengono presentate all’ufficio della General Administration of Customs (GAC) che classificano le merci in categorie:

  • Prohibited, merci il cui import/export è vietato;
  • Restricted, merci sottoposte a quote o licenza;
  • Fully traded, merci che non prevedono particolari restrizioni.

Tutta la documentazione necessaria per l’esportazione in Cina

Le merci che vengono esportate in Cina devono avere la dichiarazione in dogana (DAU) e deve essere presentata la seguente documentazione:

  • Fatturazione commerciale, redatta in inglese
  • Certificato di Origine, che attesta la provenienza della merce
  • Certificato fitosanitario, richiesto per l’esportazione dei prodotti coltivati
  • Certificato o attestazione di libera vendita dei cosmetici, per attestare che i prodotti siano conformi al Regolamento (CE) n.1223/2009

Inoltre, è necessario presentare i relativi documenti di trasporto:

  • Lettera di vettura aerea, nota come Air Waybill, ossia il documento di trasporto merci a mezzo aereo
  • Lettera di vettura internazionale, che attesta l’avvenuta presa in consegna della spedizione
  • Lista dei colli, con informazioni su volume e quantità esatta dei colli
  • Etichette, i cui requisiti variano a seconda della merce e devono contenere il nome e l’origine del prodotto e le coordinate dell’importatore

Importare merci dalla Cina: adempimenti e documenti

Per importare prodotti e merci dalla Cina a paesi membri dell’Unione Europea è necessario:

  • Presentare una dichiarazione doganale nello Stato in cui si importa
  • Registrare una bolla doganale per dimostrare il pagamento di dazi e IVA.

Rispetto ai documenti, invece, è obbligatorio essere in possesso di:

  • Commercial Invoice, ossia la fattura commerciale, fondamentale per le operazioni di importazione dalla Cina. Essa deve contenere i dati del produttore, dell’acquirente, dei prodotti e del valore economico delle merci
  • Packing List, ossia la bolla di accompagnamento che contiene i dati del carico
  • Polizza di Carico, che consiste in un titolo di credito che attesta la stipula del contratto di trasporto e concede il diritto di ottenere la merce
  • Certificato di Origine, che attesta il paese di origine in cui la merce è stata prodotta o assemblata.

Spedire da e verso la Cina: quanto costa?

Quando si importa o esporta merce da e verso la Cina, bisogna considerare il pagamento di tre tasse:

  • Dazi doganali, calcolati sulla base di aliquote che variano a seconda della tipologia di merce e all’origine del bene esportato
  • IVA, le cui aliquote sono del 9% o del 13% a seconda della categoria del prodotto. Per le importazioni in Italia, invece, l’IVA è pari al 22%
  • Imposta di consumo, che varia dall’1% al 40% a seconda della tipologia di merce. Questa imposta si applica ai prodotti dannosi per la saluti, come alcolici e tabacchi, beni di lusso, cosmetici e prodotti di alta gamma, come autovetture e motociclette.

A queste tasse vanno aggiunti i costi di spedizione, variabili a seconda della tipologia e della quantità di merce spedita e del mezzo di trasporto adoperato.

C.T.I.: esperti nelle spedizioni extra europee

L’import/export da e verso la Cina richiede una conoscenza approfondita della burocrazia, per questo è bene affidarsi a spedizionieri esperti, come noi di C.T.I. International Forwarder che da anni siamo specializzati nel trasporto di beni verso paesi extra europei e la Cina. Con attenzione, passione e soprattutto grazie alla nostra esperienza e professionalità possiamo aiutarti mettendo a disposizione un servizio completo e sicuro per spedire container in Cina.

 

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Incoterms: cosa sono e qual è il loro significato

01.19.2023

Hai mai sentito parlare di Incoterms? Nel commercio internazionale è fondamentale stabilire degli accordi tra le parti, identificare con chiarezza il momento e il luogo della consegna e concordare i costi legati al trasporto della merce. Per questo motivo, la Camera di Commercio Internazionale ha riconosciuto ufficialmente gli Incoterms: clausole contrattuali che identificano in modo preciso la ripartizione delle responsabilità e dei costi relativi al trasporto, tra venditore e compratore. Vediamo nel dettaglio cosa sono e a cosa servono gli Incoterms.

 

Incoterms: regole univoche per il commercio internazionale

Gli Incoterms, abbreviazione di International Commercial Terms, sono stati definiti nel 1936 dalla Camera di Commercio Internazionale con lo scopo di facilitare il commercio internazionale dopo la Prima Guerra Mondiale. La moltitudine di termini contrattuali, infatti, richiedeva un’armonizzazione e una identificazione di regole condivise, per rendere più agevoli gli scambi tra i Paesi.

Negli anni, la diversificazione delle modalità di trasporto e l’aumento dei Paesi coinvolti nel commercio hanno reso necessario un continuo aggiornamento degli Incoterms. Anche se le precedenti edizioni sono sempre valide e applicabili – purché esplicitate nel contratto -, oggi si fa riferimento all’ultima revisione entrata in vigore il 1° gennaio 2020.

 

Cosa sono le regole Incoterms?

Gli Incoterms sono una serie di regole contrattuali utilizzate nel campo dell’import/export, che definiscono in maniera univoca ogni diritto e dovere dei soggetti coinvolti nell’operazione. Nello specifico queste regole disciplinano chi, tra le parti, deve:

  • Stipulare il contratto di trasporto della merce e l’eventuale assicurazione fino al luogo di arrivo;
  • Incaricarsi delle incombenze relative allo sdoganamento.

Inoltre, gli Incoterms individuano:

  • Il momento e il luogo in cui avviene la consegna;
  • Il momento in cui il rischio di perdita o danneggiamento viene trasferito dal venditore al compratore;
  • Le spese relative alla consegna della merce.

 

Quanti sono gli Incoterms e come vengono classificati

Gli Incoterms 2020 sono 11 e si classificano all’interno di 4 macrogruppi, sulla base degli obblighi in carico al venditore e al compratore:

  • Gruppo E: gli obblighi ricadono maggiormente sul compratore (resa EXW);
  • Gruppo F: il trasporto principale è a carico del compratore (rese FCA, FAS e FOB);
  • Gruppo C: il trasporto è a carico del venditore e i rischi sono a carico del compratore (rese CPT, CIP, CFR e CIF);
  • Gruppo D: il trasporto e i rischi sono interamente a carico del venditore (DAP, DPU e DDP).

Un’altra classificazione dei termini contrattuali viene fatta anche sulla base delle modalità di trasporto:

  • Incoterms utilizzabili per ogni tipologia di trasporto, ossia EXW, FCA, CPT, CIP, DAP, DPU e DDP;
  • Incoterms applicabili esclusivamente al trasporto marittimo, ossia FAS, FOB, CFR e CIF (ma, nell’uso comune, vengono accettati anche per gli altri trasporti).

 

L’importanza degli Incoterms all’interno di un contratto di vendita

Il ricorso agli Incoterms è facoltativo, ma sono un elemento ormai essenziale nel commercio, in quanto forniscono linee guida fondamentali per importatori, esportatori, trasportatori, avvocati e assicuratori che operano nel campo del commercio internazionale.

Se le parti scelgono di adottare queste regole, è bene ricordare che devono essere richiamate all’interno del contratto, riportando il termine scelto, il luogo convenuto e l’edizione di riferimento.

 

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Ex Works o Franco Fabbrica: significato e rischi del termine EXW

01.19.2023

Il Franco fabbrica o “Ex Works” è uno dei termini codificati nell’Incoterms, ossia nei termini di consegna internazionale. Come abbiamo visto in precedenza, questi termini servono a identificare i diritti e i doveri delle parti coinvolte nell’import/export, la suddivisione dei costi di trasporto tra acquirente e venditore, e anche eventuali rischi di danno o perdita della merce. Secondo quanto definito dalla Camera di Commercio Internazionale, cosa si intende per Ex Works e quali sono le caratteristiche di questa clausola contrattuale? Vediamo nel dettaglio tutte le informazioni utili.

Termine di resa Ex Works: cosa significa?

L’Ex Works (EXW), in italiano Franco Fabbrica, è il termine di resa che riduce al minimo le obbligazioni, i rischi e i costi in carico al venditore. Pertanto, la totalità degli adempimenti è a carico del compratore, che si assume tutti gli eventuali rischi e sostiene tutte le spese di trasporto. Ecco perché è uno degli Incoterms più apprezzati e utilizzati nelle compravendite internazionali.

Ex Works o Franco Fabbrica: significato e rischi del termine EXW

Ex Works: le obbligazioni del venditore

Il Franco Fabbrica risulta quindi essere il termine di resa più vantaggioso per il venditore, in quanto deve rispondere solo ai seguenti obblighi:

  • Fornire la merce e la fattura commerciale al compratore
  • Consegnare la merce nel luogo indicato, senza occuparsi di caricarla sul mezzo di trasporto
  • Fornire i documenti necessari e tutte le informazioni utili per il movimento della merce

Inoltre, solo se esplicitamente richiesto, il venditore ha il compito di assistere l’acquirente nell’ottenimento della licenza di esportazione o altre autorizzazioni. Invece, non è lui a stipulare il contratto di trasporto, né a sottoscrivere l’assicurazione né a fornire il documento di consegna all’acquirente.

Ex Works: le obbligazioni dell’acquirente

Se la resa EXW è vantaggiosa per il venditore, lo è meno per l’acquirente sul quale ricadono la maggior parte delle obbligazioni. Il compratore, infatti, deve:

  • Pagare i costi relativi al trasporto
  • Ottenere le licenze di import/export o altre eventuali autorizzazioni
  • Prendere in consegna la merce
  • Comunicare la data e il punto preciso di consegna della merce
  • Fornire al venditore la prova della presa in consegna.

Quali sono i rischi e i costi del termine di resa EXW?

Fino ad ora abbiamo visto come vengono suddivisi gli obblighi del termine EXW, ma in termini di costi e rischi cosa afferma questa clausola? Il termine di resa Franco Fabbrica prevede che il venditore si faccia carico di eventuali rischi legati al danno o alla perdita della merce, fino al momento della consegna. Successivamente, è il compratore ad assumersi tutti i rischi.

Invece, per quanto riguarda i costi, il venditore ha l’obbligo di sostenere le spese relative alla merce fino alla consegna, comprese quelle sui controlli di qualità, misurazione e conteggio. Sull’acquirente, invece, gravano tutti i costi previsti dal momento della consegna convenuta in poi, tra cui anche le spese di ispezione previste per l’import/export.

Criticità connesse al Franco Fabbrica

Il termine di resa Franco Fabbrica esercita una buona suggestione sugli operatori, tuttavia, specialmente i venditori, non devono sottovalutare alcuni aspetti problematici che potrebbero sopraggiungere. Essa, infatti, comporta una perdita di controllo sulle formalità legate alle operazioni doganali, aumentando il rischio di mancata dichiarazione della merce o difficoltà nel reperire i documenti doganali all’esportazione. Inoltre, l’assenza di rapporti diretti tra venditore e vettore, comporta l’impossibilità di monitorare la spedizione.

Per questo, prima di scegliere tra le diverse rese Incoterms, è bene informarsi correttamente. Noi di C.T.I. International Forwarder siamo sempre a disposizione per consigliarti la migliore soluzione di trasporto e assisterti in ogni fase dell’import/export.

 

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Electronic Data Interchange: cos’è un sistema EDI?

01.19.2023

Basta carta, la tecnologia avanza anche nel settore commerciale: grazie al sistema EDI (electronic data interchange) anche la comunicazione tra tutti gli attori della supply chain diventa più fluida e innovativa. Se hai bisogno di digitalizzare lo scambio di fatture, bolle, ordini e documenti di trasporto, il sistema EDI è un valido alleato per le aziende che lavorano nell’ambito delle spedizioni. Ma di cosa si tratta, come funziona e quali sono i vantaggi che potrebbe apportare alla tua attività? Continua a leggere e ti forniremo tutte le informazioni utili.

 

Cosa significa electronic data interchange?

EDI -acronimo di Electronic Data Interchange– è un sistema elettronico che consente lo scambio di dati standardizzati, automatizzando i processi di comunicazione interaziendale. In un mondo sempre più digital, infatti, il commercio oltre a digitalizzare le attività di compravendita deve anche rendere più efficienti tutte le attività a esso connesse, come lo scambio di informazioni e documenti. È proprio in questo contesto che il sistema EDI si sta sempre più consolidando.

Grazie a questa tecnologia piccole e grandi aziende possono condividere con clienti e/o fornitori, in modo immediato e dematerializzato, una vasta gamma di informazioni tra cui:

  • Ordini di acquisto
  • Fatture
  • Bolle
  • Documenti di trasporto
  • Conferme di pagamento
  • Inventari
  • Richieste di preventivi.

Ecco che l’EDI assume un ruolo chiave all’interno della supply chain, rendendo la comunicazione più veloce, sicura e al passo con la digitalizzazione del settore.

 

Come funziona il sistema EDI?

Oggi, un gran numero di aziende utilizza il sistema EDI per lo scambio di documenti commerciali. Ma come funziona questo processo? Innanzitutto, esistono due tipi di trasmissione EDI:

  • Point-to-point, ossia tramite connessione internet tra due computer o sistemi;
  • Value-added network (VAN), che consiste nell’utilizzo di una rete di terze parti che gestisce la trasmissione dei dati.

Alla base di entrambe queste modalità di interscambio ci sono gli standard EDI, ossia linguaggi comuni per la creazione di documenti elettronici che possono essere interpretati dai sistemi informatici di qualsiasi partner commerciale. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

Cosa sono gli standard EDI?

Gli standard EDI definiscono le regole per l’invio e l’interpretazione delle varie transazioni commerciali, come l’ordine di presentazione delle informazioni e i dati obbligatori da inserire. Si tratta quindi del linguaggio standardizzato che deve essere usato per generare i documenti da scambiare tra i soggetti coinvolti.

Esistono diversi tipi di standard EDI, dai più generici e diffusi a quelli più specifici, utilizzati per particolari aziende. Tra quelli più comuni ci sono:

  • ANSI ASC X12, diffuso in Canada e negli USA;
  • ODETTE, utilizzato principalmente in Europa per il settore automobilistico;
  • TRADACOMS, predominante della distribuzione inglese;
  • UBL, lo standard utilizzato dalle PA europee.

 

I vantaggi dell’electronic data interchange

Il sistema EDI è un valido alleato nella gestione delle attività commerciali, in quanto l’automatizzazione dello scambio di documenti apporta una vasta gamma di vantaggi alle aziende:

  • Elevato risparmio dei tempi;
  • Riduzione dei costi di gestione fino al 90%;
  • Riallocazione delle risorse umane in attività che non siano time-spending;
  • Ottimizzazione dei reparti commerciali e amministrativi;
  • Riduzione degli errori e maggiore sicurezza;
  • Allineamento in tempo reale della situazione commerciale tra partner.

L’utilizzo del sistema EDI è sempre più diffuso, soprattutto da parte delle aziende che sviluppano un elevato numero di transazioni periodiche con diversi partner commerciali. Per questo anche noi di C.T.I. International Forwarder abbiamo adottato questa tecnologia, in modo da essere sempre aggiornati sulle innovazioni tecnologiche legate al nostro settore.

Sistema REX: cos’è e come registrarsi

12.22.2022

Le procedure doganali, come abbiamo visto anche in alcuni articoli relativi all’import/export in Cina e in UK, non sono così semplici. Per favorire alcune di queste operazioni, dal 1° gennaio 2017 l’Unione Europea ha introdotta una nuova modalità di certificazione dell’origine preferenziale: il sistema degli esportatori registrati (REX, Registered Exporters). Vediamo insieme di cosa si tratta e come funziona la procedura di registrazione.

 

Cos’è il sistema REX

Il sistema REX è il nuovo sistema di certificazione utilizzato per gestire l’origine delle merci e consiste in un documento obbligatorio da allegare al documento commerciale. In particolare, questo nuovo sistema è un caso specifico di dichiarazione su fattura, che si basa sul principio dell’autocertificazione da parte degli operatori economici.

Introdotto dall’Unione Europea il 1° gennaio 2017, nell’ambito del Sistema delle Preferenze Generalizzate (SPG) e in linea con gli accordi commerciali preferenziali tre i diversi paesi, questo sistema apporta un rilevante vantaggio all’interno degli scambi commerciali. Infatti, grazie a questo processo, gli operatori possono fornire le proprie generalità una sola volta e ottenere il codice REX: un valore identificativo che consente di beneficiare dei trattamenti preferenziali.

È bene sottolineare che il sistema REX non influisce sulle norme per la determinazione dell’origine delle merci, ma riguarda il metodo utilizzato per ottenere tale dichiarazione.

 

Come registrarsi al sistema REX come esportatore autorizzato?

Per poter rilasciare una certificazione di origine preferenziale utilizzando il sistema REX, è prima necessario diventare esportatori autorizzati. Farlo è semplice: è sufficiente presentare una domanda all’ufficio territoriale competente e compilare il modulo, che può essere scaricato direttamente online dal Portale REX e di cui parleremo in seguito.

All’interno del modulo di domanda ciascun operatore dovrà indicare i seguenti dati:

  • Nome
  • Indirizzo
  • Numero di identificazione dell’esportatore
  • Eventuali ulteriori recapiti.

Inoltre, se l’esportatore è un commerciante, o un produttore, bisognerà elencare le merci che devono essere esportate.

Una volta effettuata questa operazione, gli uffici delle dogane procedono con la registrazione nella banca dati, per poi fornire agli operatori un numero identificativo da applicare sulla dichiarazione di origine, da allegare al documento commerciale.

 

La registrazione tramite il portale REX

Dal 25 gennaio 2021 i servizi tecnici della Commissione Europea hanno messo a disposizione il Portale dell’Operatore per il sistema REX, che permette di presentare digitalmente la richiesta di registrazione alla banca dati.

Per accedere a tale servizio, gli operatori economici devono essere in possesso di:

  • Un codice EORI (Economic Operator Registration and Identification), ossia il codice univoco di registrazione e identificazione dell’operatore.
  • Un’autorizzazione consultative o executive, richiesta tramite MAU, il Modello Autorizzativo Unico.

 

Quali sono i paesi che applicano il sistema REX?

Nel 2017, quando è entrato in vigore il nuovo modello REX, l’utilizzo di questo sistema era circoscritto ai Paesi beneficiari del Sistema delle Preferenze Generalizzate (SPG), ma ben presto è stata attuata una progressiva estensione nei confronti di tutti gli accordi commerciali preferenziali tra Unione Europea e altri Paesi.

Se hai bisogno di spedire la tua merce in Paesi che applicano il sistema REX e ti serve un aiuto, non esitare a contattarci. Noi di C.T.I. siamo al tuo fianco per garantirti un servizio di trasporto merci efficiente e in linea con tutte le tue esigenze.

Etichettatura ambientale degli imballaggi: linee guida e obblighi

12.07.2022

In un mondo sempre più attento alla questione ambientale, la gestione dei rifiuti da imballaggio è una tematica rilevante. Ecco che è stata introdotta l’etichettatura ambientale degli imballaggi: uno strumento importante per fornire ai clienti informazioni sempre più complete su un determinato prodotto. In particolare, tale etichettatura serve a identificare i materiali di cui è costituito l’imballaggio e di conseguenza le indicazioni relative allo smaltimento. Vediamo insieme quali sono le linee guida, gli obblighi e quali sono le novità previste dalla legge.

Etichettatura ambientale degli imballaggi: cos’è e quali informazioni contiene

Quante volte capita di non sapere dove buttare l’imballaggio di un prodotto? Il consumatore riceve ben poche informazioni riguardo il corretto smaltimento del materiale da imballaggio, ecco che, per sopperire questa mancanza, interviene l’etichettatura ambientali degli imballaggi. Si tratta di un’etichetta che viene applicata sugli imballaggi immessi nel mercato italiano per agevolare la raccolta differenziata e favorire il recupero e il riciclaggio. L’etichetta ambientale, infatti, fornisce informazioni sull’esatta composizione del packaging e sulla destinazione finale, così da gestire in modo corretto lo smaltimento.

L’etichettatura ambientale degli imballaggi, infatti, fornisce informazioni sul packaging, così da gestire in modo corretto lo smaltimento. In particolare vengono fornite al consumatore le seguenti indicazioni:

  • Tipologia di imballaggio, indicata con un grafico o una descrizione
  • Identificazione del materiale usato, indicata con un codice stabilito dalla Decisione 97/129/CE
  • Famiglia di appartenenza del materiale di riferimento e indicazioni sul tipo di raccolta.

Dove si deve mettere l’etichettatura ambientale?

L’etichettatura ambientale deve essere apportata su tutti gli imballaggi che possono essere separati manualmente. Di conseguenza dovrà essere presente su:

  • Singole componenti separabili manualmente, come per esempio i tappi
  • Sul corpo principale dell’imballaggio
  • Sulla componente che riporta già l’etichetta.

 

Cosa succede quando le dimensioni dell’imballaggio non permettono l’inserimento di queste indicazioni? Fortunatamente oggigiorno la tecnologia ci viene in soccorso grazie a QR Code o applicazioni mirate a fornire tutte le informazioni necessarie.

L’etichettatura ambientale è obbligatoria? Cosa prevede la nuova normativa

Se sei un produttore devi sapere che il decreto legislativo 152/2006, contenente le informazioni dell’attività di gestione dei rifiuti di imballaggio, è stato modificato con il D.Lgs. del 3 settembre 2020, n.116, introducendo una serie di novità. Le due principali riguardano:

  • L’obbligo dell’etichettatura ambientale degli imballaggi, secondo le modalità previste dalle norme tecniche UNI e conformi alle determinazioni adottata dall’UE
  • L’obbligo, da parte dei produttori, di indicare la natura dei materiali utilizzati per l’imballaggio secondo quanto previsto dalla Decisione 97/129/CE (normativa europea di riferimento)

 

Tuttavia, è prevista la possibilità di commercializzare, fino a esaurimento scorte, i prodotti sprovvisti dei requisiti di etichettatura, a patto che essi siano già in commercio o già provvisti di etichetta.

Etichettatura ambientale degli imballaggi: le linee guida CONAI

Le nuove disposizioni hanno però sollevato alcuni dubbi e incertezze. Per questo motivo CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi) ha fornito linee guida sull’etichettatura e un tool (e-tichetta) per fornire alle imprese risposte sui dubbi interpretativi relativi alla nuova normativa e per orientare gli operatori verso la corretta messa in atto.

Il documento rappresenta quindi un chiarimento per quanto riguarda:

  • Le componenti su cui è prevista l’etichettatura ambientale
  • Le norme tecniche UNI applicabili
  • I contenuti obbligatori e quelli facoltativi

 

Se hai dubbi, non rischiare di mettere in commercio un prodotto non in linea con le normative, ma consulta le Linee Guida CONAI ufficiali.

Logistica milk run: cos’è e come funziona

11.24.2022

In ambito logistico, il sistema milk run è un metodo di spedizione della merce usato per trasportare scorte e materie prime da diversi fornitori verso un’unica destinazione. Si tratta di un processo logistico efficiente, un vero e proprio strumento strategico per la gestione delle consegne, nonché un ottimo alleato dei magazzini che non saranno mai in eccesso o in difetto di merce.

Vediamo insieme cosa significa il termine “milk run” e come funziona l’applicazione di tale metodo nella logistica.

Cosa significa milk run? Il “giro del latte” nella logistica contemporanea

Oggigiorno, in un mondo sempre più volto alla produzione e al consumo, il costo del trasporto non può essere trascurato. Per questo motivo è fondamentale ottimizzare le spedizioni organizzando viaggi in modo tale da caricare completamente il mezzo. Di conseguenza sempre più aziende lavorano seguendo la filosofia delle spedizioni full-truck, senza tuttavia comprenderne i limiti: da una parte il cliente potrebbe sovradimensionare i suoi bisogni di approvvigionamento, dall’altra il fornitore potrebbe essere solo interessato a riempire il mezzo.

È proprio in questo contesto che si sviluppa il milk run, un’alternativa strategica per la logistica di riapprovvigionamento. Per capire di cosa si tratta, però, bisogna fare un viaggio nel tempo, più precisamente agli anni ’60 negli Stati Uniti. Le famiglie erano solite lasciare fuori dalla porta le bottiglie vuote del latte, che prontamente venivano ricaricate con latte fresco, così da non essere mai senza o con una quantità eccessiva. È questa la logica del milk run (letteralmente “il giro del latte”): gestire le materie prime secondo un metodo utile che permette di soddisfare il reale fabbisogno del magazzino e di organizzare la consegna secondo l’ottica del Just in Time.

Come funziona il processo milk run nella logistica

Il metodo milk run nella logistica consente alle aziende specializzate nei trasporti di effettuare molteplici ritiri e consegne presso fornitori differenti. Ma come funziona tale processo?

Innanzitutto, per efficientare il trasporto ed evitare mezzi carichi, la logistica milk run richiede una pianificazione che tenga in considerazione il tragitto da effettuare, le soste intermedie differenti e i tempi di consegna. In questo modo si potrà valutare il percorso più efficiente, riducendo notevolmente i costi di trasporto.

Una volta definita la pianificazione, entra in moto il processo milk run: il veicolo si reca presso i magazzini dei fornitori per prelevare il carico che sarà poi trasportato nelle varie aree di destinazione, secondo il percorso definito e nei tempi di consegna stabiliti.

Quali sono i vantaggi del sistema milk run?

L’obiettivo principale della logistica milk run è portare avanti un processo produttivo snello, che mantenga basso il numero di scorte, limitando gli sprechi. Non solo, con questo sistema i vantaggi sono molteplici:

  • Migliora la logistica di magazzino, in quanto avere a disposizione solo la giusta quantità di merce consente di risparmiare spazio e ottimizzare lo stoccaggio;
  • Comporta una riduzione dei costi di trasporto perché viene pianificato in modo tale che un veicolo possa prelevare differenti carichi e depositarli nello stesso punto finale, senza che ogni fornitore spedisca la merce per conto proprio;
  • Rispetta l’ambiente, in quanto ottimizzare i trasporti ha un impatto notevole sulla riduzione delle emissioni di CO2.

 

Per un’azienda, quindi, attuare una gestione milk run potrebbe apportare diversi vantaggi a livello economico e di coordinamento delle risorse produttive, migliorandone nettamente le performance. Se pensi che la tua attività potrebbe richiedere un approccio di questo tipo, contattaci, noi di C.T.I. International Forwarder siamo a disposizione per fornirti le soluzioni di trasporto più efficaci e in linea con il tuo business.

Sdoganamento: cosa significa e come funziona il processo

10.28.2022

All’interno del commercio internazionale può capitare che le merci, prima di giungere a destinazione, debbano imbattersi nello sdoganamento e superare una serie di controlli. Affinché questo processo avvenga in sicurezza e senza disguidi, è importante conoscere la procedura, i documenti necessari e i costi a esso relativi. In questo articolo noi di C.T.I. International Forwarder ti daremo tutte le informazioni utili per il tuo business.

Cosa significa “sdoganamento”?

Se da un lato il libero scambio tra gli Stati membri dell’Unione Europea ha permesso alle merci di circolare liberamente, nei paesi extra-europei i prodotti devono passare al vaglio della dogana. Ma cosa significa?

Nell’ambito dell’import/export, lo sdoganamento è un processo che prevede una serie di controlli atti a svincolare la merce dal blocco in dogana. In questo modo si garantisce che i prodotti siano conformi alla normativa del paese di destinazione e che abbiano rispettato tutti gli obblighi fiscali. Passati questi controlli, la merce è pronta per oltrepassare i confini.

Processo di sdoganamento: come funziona

Il processo di sdoganamento in importazione prevede:

  • L’arrivo della merce alla dogana
  • Il pagamento dei dazi doganali e tasse
  • Le ispezioni di controllo della merce e della documentazione a essa correlata.

 

Al termine di questo precesso, se tutto è in regola, i prodotti vengono rilasciati e inseriti nel paese di destinazione. Per quanto riguarda l’esportazione invece non sono previsti il dazio doganale e le tasse.

La dichiarazione doganale: il documento necessario per lo sdoganamento

Tutte le operazioni di sdoganamento prevedono l’obbligo da parte del proprietario della merce – o un suo rappresentante – di presentare la dichiarazione doganale. Si tratta di un atto unilaterale che manifesta la volontà a vincolare le merci importate o esportate a un determinato regime doganale. Tale dichiarazione deve essere redatta su un apposito formulario, il cosiddetto DAU (Documento Amministrativo Unico) e deve contenere le seguenti indicazioni:

  • Le generalità e il domicilio del proprietario della merce
  • Il luogo di origine, di provenienza e di destinazione
  • Il numero dei colli
  • La descrizione completa che indichi la qualità, quantità, denominazione commerciale e la classificazione doganale (HS code)
  • Il valore della merce e l’ammontare del dazio.

 

Non appena la merce arriva all’ufficio doganale di destinazione, il documento viene presentato alle autorità doganali, che hanno il compito di identificare il circuito doganale di controllo della merce, che potrà essere:

  • Canale verde, a indicare che la merce è conforme;
  • Canale giallo, ossia la dichiarazione non ha passato il controllo documentale e deve essere fatto un controllo documenti;
  • Canale rosso, che indica che la merce deve essere ispezionata fisicamente.

 

Una volta terminato l’accertamento, se la merce risulta conforme, la dichiarazione viene firmata e diventa ufficialmente “bolletta doganale”.

Sdoganamento: quanto costa?

Come abbiamo dichiarato precedentemente, la dichiarazione in dogana è anche l’elemento che dà origine all’obbligazione tributaria. Sulla base dell’art. 8 comma 3 D.Lgs. 374/90, la determinazione dei costi di sdoganamento è collegata ai parametri relativi a:

  • La quantità delle merci dichiarate;
  • La loro natura;
  • La loro origine doganale;
  • Gli accordi bilaterali fra nazioni;
  • Al loro valore.

 

In ogni caso non è così sporadico imbattersi in qualche disguido: capita che la merce resti bloccata alla dogana e che venga richiesto il pagamento di una penale per la messa in regola o, nel peggiore dei casi, che venga sequestrata e/o distrutta.

Ecco che è necessario informarsi correttamente e chiedere consiglio a un esperto. Affidati a noi di C.T.I. International Forwarder: possiamo supportare il tuo business, offrendoti una consulenza completa in ambito doganale per gestire al meglio lo sdoganamento delle tue spedizioni, anche nei paesi coi regimi e processi doganali più complessi.

 

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La gestione della logistica: la chiave del successo per le fiere

10.20.2022

Per gestire la logistica di una fiera è fondamentale tenere in considerazione molteplici fattori e avere un’idea precisa di quelli che sono gli step da affrontare. Organizzare nel dettaglio questi eventi, infatti, significa pianificare le operazioni di trasporto e stoccaggio ideando una strategia, che comprende anche stabilire le tempistiche, i mezzi di trasporto più adatti e comprendere il tipo di merce da movimentare.

Negli ultimi anni noi di C.T.I. International Forwarder ci siamo sempre più specializzati nel servizio di trasporto merce nell’ambito dell’occhialeria, anche per le fiere di settore. Per farlo, mettiamo a disposizione automezzi e personale specializzato per garantire ai nostri clienti un servizio completo, accurato e personalizzato di ritiro e consegna dei prodotti. In poche parole, ci prendiamo cura della gestione della logistica a tutto tondo: è questa la chiave per un evento fieristico di successo.

Vediamo insieme cosa si intende per “gestione della logistica” per eventi come le fiere e quali sono le fasi più importanti da seguire.

 

La gestione della logistica di una fiera: di cosa si tratta?

Prima di capire quali sono le fasi più rilevanti nella gestione della logistica di un evento fieristico, è bene dare un’idea precisa di che cosa si tratta. La gestione della logistica è un processo legato alla supply chain, che consiste nella pianificazione e nell’implementazione del trasporto e dello stoccaggio della merce dal punto di partenza al punto di arrivo, che, in questo caso specifico sarà la sede della fiera.

Gestire al meglio questa attività garantisce la corretta movimentazione della merce nei tempi previsti e riduce i costi di trasporto, per una completa soddisfazione del cliente. Tuttavia, considerando la durata del processo, è necessario occuparsene nel dettaglio: dalla pianificazione strategica alla supervisione di ogni singola operazione.

 

La logistica di un evento fieristico: ecco come gestirla

Anche nell’organizzazione di un evento fieristico la gestione della logistica è di fondamentale importanza. Per questo motivo è bene analizzare le principali fasi su cui focalizzare la propria attenzione per garantire successo all’evento.

 

Valutazione dei requisiti tecnici e progettuali

Il primo step da seguire riguarda la valutazione dei requisiti tecnici e progettuali. Si parte da un confronto con il cliente per comprendere insieme quali sono le sue esigenze e gli obiettivi da raggiungere, così da offrire un servizio personalizzato, veloce ed efficiente. In questo modo è possibile valutare con precisione:

  • La tipologia di merce da movimentare
  • Il mezzo di trasporto più adeguato
  • I tempi necessari per la consegna

 

Adozione di una strategia di logistica

Dopo aver valutato i requisiti tecnici e progettuali, si passa all’ideazione di una strategia. In questa fase bisogna adottare delle tattiche orientate all’organizzazione e all’ottimizzazione dei processi distributivi, con l’obiettivo finale di diminuire le perdite, massimizzare i profitti e soddisfare il cliente.

 

Tracking e tracing di tutte le operazioni

L’intero processo di gestione della logistica è lungo e complesso, per questo è necessario monitorare tutte le operazioni. In tal modo è possibile gestire le tempistiche e, in caso di imprevisti, intervenire tempestivamente, senza creare difficoltà al cliente.

 

Supervisione e controllo

In alcuni casi il cliente potrebbe richiedere un supporto nel montaggio degli stand. Per garantire un servizio a 360° ci affianchiamo a partner di fiducia che completino le operazioni di allestimento con alti standard di qualità, garantendo la massima soddisfazione del cliente.

Noi di C.T.I. International Forwarder ci occupiamo di fiere sia pubbliche che private, in tutto il mondo, anche nei Paesi più difficili, grazie a una fitta rete di relazione e all’esperienza e alla passione che contraddistingue il nostro staff. Se hai bisogno di supporto, non esitare a contattarci, siamo a disposizione per offrirti il servizio migliore per il tuo business.

Import/export in Inghilterra: come spedire merce da e verso l’UK

07.07.2022

Dopo l’uscita dell’Inghilterra dall’Unione Europea anche la libera circolazione di merci da e verso l’UK è cambiata. Oggi, importare ed esportare nel Regno Unito può rivelarsi più complicato rispetto al passato. Infatti, dal 1° gennaio 2022 vige un regime di pieno controllo frontaliero. Vediamo insieme quali sono le novità introdotte dalla Brexit e tutte le informazioni utili sull’import/export da e verso il Regno Unito.

Spedizioni da e verso l’Inghilterra: quali sono le novità

L’economia di scambio tra Italia e Inghilterra è una delle più floride, ma con la Brexit spedire merci da e verso l’UK richiede qualche accorgimento in più. Se in passato, infatti, l’adesione dell’Inghilterra all’Unione Europea permetteva di usufruire di tutti i benefici del mercato unico, oggi la situazione è cambiata.

Per spedire beni materiali da e verso il Regno Unito bisognerà seguire la procedura prevista per la spedizione extra UE, che prevede:

  • Compilazioni di documenti per le procedure doganali.
  • L’assegnazione di un codice identificativo alla merce, al mittente e al destinatario.

Esportazioni in Inghilterra: cosa è cambiato con la Brexit

Esportare merce in Inghilterra richiede la presentazione di dichiarazioni doganali complete, che prevedono:

  • Fattura per export: è il documento più importante per lo sdoganamento dei beni. Dovrà riportare numero della fattura di vendita, intestazione del mittente e destinatario, descrizione dettagliata della merce e il relativo Tariff Number, ossia il codice doganale.
  • Dichiarazione di libera esportazione: un documento obbligatorio per le spedizioni extra europee, il quale certifica che i beni in oggetto non rientrano tra quelli proibiti nel Regno Unito.
  • Codice EORI: la partita IVA comunitaria, che identifica il soggetto economico che deve spedire merci in Inghilterra.
  • Lettera di vettura in lingua inglese: un documento che certifica l’invio della merce e che riporta i termini contrattuali con lo spedizioniere e il tracking code per monitorare la spedizione.
  • Documento d’identità del mittente e i recapiti del destinatario.

Importare merci dall’Inghilterra: come funziona dopo la Brexit

Per importare merci dalla Gran Bretagna a paesi membri dell’Unione Europea è necessario:

  • Ottenere un codice EORI.
  • Presentare una dichiarazione elettronica alla dogana nello Stato in cui si importa. In alternativa, si può presentare un agente doganale che se ne occupa.
  • Presentare una dichiarazione sommaria di entrata (ENS) presso l’ufficio doganale in cui arriva la merce. Il documento deve contenere tutte le informazioni sulla sicurezza di cose e persone.

Spedire da e verso l’Inghilterra: quanto costa?

Per quanto riguarda i costi, invece, UE e UK hanno stipulato un accordo sul libero scambio che non prevede il pagamento di dazi doganali per l’importazione di beni in Inghilterra nei seguenti casi:

  • La merce ha origini europee o inglesi.
  • I materiali o la lavorazione proviene da un paese europeo o del Regno Unito.

In caso contrario, i costi doganali dovranno essere pagati se il valore totale della merce è maggiore di 135£.

Invece, per quanto riguarda l’IVA, per le importazioni di merci e le successive cessioni di merci dall’Inghilterra a uno Stato membro dell’UE, viene applicata l’aliquota prevista in tale Paese.

C.T.I.: esperti nelle spedizioni extra europee

L’import/export da e verso la Gran Bretagna risulta sicuramente più complicato rispetto al passato, per questo è bene affidarsi a spedizionieri esperti, come noi di C.T.I. International Forwarder che da anni siamo specializzati nel traporto di beni verso paesi extra europei. Con attenzione, passione e soprattutto grazie alla nostra esperienza e professionalità possiamo offrirti un servizio completo e sicuro per spedire la tua merce in Inghilterra.

 

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Il trasporto intermodale: cos’è e quali sono i vantaggi

07.07.2022

Il trasporto intermodale è uno dei principali ambiti logistici di cui noi di C.T.I. International Forwarder ci occupiamo. Si tratta di una metodologia di trasferimento delle merci che combina più mezzi: un sistema interessante per le aziende che vogliono migliorare l’efficienza della propria supply chain. Vediamo nel dettaglio cos’è, come funziona e quali sono i vantaggi.

Cosa si intende per trasporto intermodale delle merci?

L’aumento del traffico internazionale di merci, già nei primi anni Cinquanta, ha creato la necessità di adoperare delle soluzioni di trasporto sempre più efficienti, standardizzando gli spostamenti e minimizzando l’utilizzo di risorse. Ecco che il trasporto intermodale viene messo in atto al fine di raggiungere tale obiettivo.

Secondo la Direttiva Comunitaria n.92/106/CEE, per trasporto intermodale si intende l’utilizzo di servizi marittimi o ferroviari per un percorso superiore ai 100 km in linea d’aria, e abbinati a una tratta stradale a inizio e fine trasporto. Attraverso questa modalità, quindi, è possibile trasportare merci che, essendo sistemate in unità di carico, come container, casse mobili e semi-rimorchi, possono essere facilmente trasferite su diversi mezzi di trasporto.

La caratteristica principale relativa a questo sistema di trasporto è che la merce deve essere sistemata in una specifica Unità di Trasporto Intermodale (UTI), dalla quale non viene mai spostata fino al raggiungimento della destinazione ultima. In questo modo, i prodotti non devono essere trattati nelle fasi di trasbordo. Inoltre, il trasporto intermodale induce a considerare il trasporto non come una somma di attività singole e autonome, ma come un processo di trasferimento delle merci globale, nell’ottica di una catena di logistica integrata.

Perché scegliere il trasporto intermodale? Ecco tutti i vantaggi

La possibilità di combinare più mezzi di trasporto, quali navi, treni, camion e aerei, rende il trasporto intermodale vantaggioso sotto molteplici aspetti. Vediamo insieme quali sono:

  • Efficienza: il sistema intermodale massimizza i benefici dei diversi mezzi di trasporto utilizzati, come la capienza del treno, la convenienza della nave, la rapidità dell’aereo o la flessibilità del trasporto su strada.
  • Convenienza: l’uso combinato di più mezzi di trasporto permette di ottimizzare i tempi e ridurre i costi di trasferimento della merce.
  • Sicurezza: i prodotti, sistemati in unità di carico dedicate, non devono subire manipolazioni durante la spedizione, in quanto è sufficiente trasferire la specifica UTI su un altro mezzo. In questo modo si riduce il rischio di eventuali danni.
  • Controllo: il trasporto intermodale prevede una pianificazione precisa degli spostamenti tra i diversi mezzi, che consente di avere un tracciamento continuo.
  • Sostenibilità: il trasporto intermodale rappresenta una delle modalità più efficaci verso una logistica sostenibile. Infatti, l’intermodalità prevede l’utilizzo dell’autotrasporto solo nel primo e nell’ultimo miglio dell’intero trasporto, riducendo notevolmente le emissioni di CO2.

Le differenze tra trasporto intermodale, multimodale e combinato

Oltre al termine “intermodale”, si sente spesso parlare di trasporto multimodale e combinato, ma non si tratta di sinonimi. Per trasporto multimodale si intende un servizio di trasporto che adopera mezzi differenti per portare le merci a destinazione. Il trasporto intermodale, invece indica un tipo specifico di trasporto multimodale che viene effettuato utilizzando una sola unità di carico. Infine, si parla di trasporto combinato quando la modalità di trasferimento avviene principalmente su rotaie o via mare, limitando il più possibile trasporto su gomma.

Il trasporto intermodale in C.T.I.

Noi di C.T.I. International Forwarder, grazie a una fitta rete di relazioni internazionali e all’esperienza pluriennale nel settore logistico, siamo in grado di pianificare il trasporto intermodale nei minimi dettagli, scegliendo le modalità più sicure, veloci e convenienti. Con competenza, dedizione e passione ci impegniamo ogni giorno nel garantire un servizio completo e capace di soddisfare tutti i bisogni dei nostri clienti.

 

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Picking di magazzino: cos’è e come funziona

07.07.2022

Il picking di magazzino è una delle fasi più importanti nel processo di evasione degli ordini, ma anche una delle più onerose: il suo costo infatti ammonta a più della metà dei costi di gestione del magazzino. Proprio per questo motivo è importante conoscerne il funzionamento e capire come efficientare l’attività. Vediamo insieme di cosa si tratta, come si potrebbero contenere i costi e i consigli utili per migliorare l’attività, come da tempo stiamo facendo noi di C.T.I. International Forwarder.

Il significato di picking in logistica

Il termine “Picking” letteralmente significa “selezionare”. Il picking di magazzino consiste quindi nell’attività di prelievo, selezione, smistamento e ripartizione di materiali da una unità di carico ad altre. Ogni giorno i clienti ordinano merci che devono essere spedite e l’obiettivo del picking di magazzino è proprio quello di raggruppare tutti gli articoli di un ordine, elaborarli e inviarli ai destinatari.

Il corretto funzionamento dell’attività di picking può costituire una vera e propria strategia di gestione e monitoraggio del flusso di magazzino, soprattutto se integrata efficacemente ad altre operazioni di magazzino, quali:

  • Approvvigionamento dei materiali
  • Processo di preparazione degli ordini e delle spedizioni
  • Imballaggio e confezionamento della merce
  • Conservazione e stoccaggio

Come funziona il picking di magazzino

L’attività di picking consiste nel prelevare una tipologia di prodotto secondo quanto indicato dalla picking list. Questa lista organizza e ordina l’attività di prelievo, dando informazioni utili sulla posizione della merce, sul layout di magazzino e la quantità necessaria. La picking list permette quindi di definire una sorta di priorità di spedizione. Raccolti gli articoli presenti nella lista, possono quindi essere imballati e confezionati per essere spediti.

Soprattutto quando si devono gestire magazzini di grandi dimensioni e ben forniti, è importante che ogni prodotto sia posizionato in modo efficace così da ottimizzare la produttività e diminuire i costi onerosi del picking di magazzino.

Le tipologie di picking: manuale e automatizzato

L’attività di picking di magazzino può essere svolta in modi diversi: da quello più tradizionale e manuale che prevede il coinvolgimento fisico di un operatore, a quello più innovativo basato su un sistema totalmente automatizzato. Entrambe le tipologie possono essere efficaci, ma a seconda della necessità e della dimensione del magazzino, una apporterà dei vantaggi in più rispetto all’altra.

Picking Manuale

Il picking manuale è una tipologia di picking di magazzino che prevede il coinvolgimento di un operatore incaricato di raccogliere le unità di merce previste dalla picking list. Questa modalità è soggetta ai limiti fisici del corpo umano, per questo è adatta nel caso in cui si debba prelevare poca merce, che non deve superare un certo peso.

Principalmente la mansione di un addetto al picking è quella di prelevare i prodotti indicati nella lista, controllare che non ci siano danni, confezionare ed etichettare l’ordine. Infine, è compito degli operatori compilare una serie di documenti necessari per l’archiviazione dell’ordine.

Picking Automatizzato

Il picking automatizzato, invece, prevede l’uso di tecnologie avanzate per il prelievo delle merci. Grazie alla digitalizzazione, questa modalità di picking permette di far fronte alle criticità tipiche di un magazzino e di migliorare la produttività, ottimizzare i tempi e diminuire il rischio di errori.

Questa soluzione richiede un investimento più oneroso rispetto al picking manuale, ma i magazzini automatizzati saranno sempre più indispensabili, soprattutto considerando le caratteristiche della logistica odierna: esigente, flessibile e digitalizzata.

Come migliorare l’attività di picking di magazzino

Il picking può superare il 60% dei costi di gestione di un magazzino, per questo è necessario riuscire a implementare il più possibile l’attività, adottando sistemi sempre più tecnologici, ma anche attraverso piccoli accorgimenti che possono fare la differenza:

  • Una formazione appropriata per gli addetti al picking
  • Un’ottimizzazione del layout di magazzino secondo parametri logici
  • Investire nelle ultime tecnologie, dai software logistici di magazzino a strumenti innovativi come il voice picking che consiste in un dispositivo di sintesi vocale in grado di inviare comandi all’addetto, indicando il percorso da seguire e le attività da svolgere

 

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Dichiarazione di origine preferenziale: significato e norme

07.07.2022

L’origine preferenziale delle merci è uno snodo fondamentale per le imprese esportatrici, per poter usufruire di vantaggi che si possono ottenere da tale condizione. In generale, l’origine delle merci, ossia la loro “nazionalità economica”, è un concetto fondamentale in ambito doganale perché permette di individuare la corretta liquidazione dei tributi dovuti e di evitare eventuali sanzioni. Vediamo nel dettaglio cosa significa “origine preferenziale”.

Cos’è l’origine preferenziale delle merci?

L’origine preferenziale è uno status concesso a prodotti importati o esportati da alcuni Paesi ai quali viene assegnato il diritto a un trattamento tariffario preferenziale. Tale condizione permette di ottenere:

  • Una riduzione o l’esenzione degli importi dovuto per i dazi doganali
  • L’abolizione di divieti quantitativi o di contingentamenti

Dichiarare l’origine preferenziale è sicuramente un vantaggio da sfruttare nell’export/import, ma è un processo complesso e delicato. Le regole per l’acquisizione dell’origine preferenziale negli accordi dell’Unione europea sono stabilite nell’articolo 64 CDU e nel Sistema delle Preferenze Generalizzate (SPG): un sistema non reciproco e non discriminatorio con il quale i paesi in via di sviluppo ottengono un accesso preferenziale ai mercati dell’Unione europea.

Per poter usufruire dei benefici derivanti da questi accordi preferenziali, le merci devono però rispondere a dei requisiti specifici che variano a seconda del prodotto e in funzione dei singoli accordi tra UE e gli altri Paesi esteri.

I criteri di determinazione dell’origine preferenziale

A determinare l’origine preferenziale di un bene è il fatto di essere prodotto interamente nel luogo di origine, a differenza dell’origine non preferenziale. A titolo esemplificativo le merci, per godere dei benefici dell’origine preferenziale, devono subire una lavorazione sufficiente che comporta una classificazione doganale differente dal prodotto originario.

In alternativa, si può ottenere l’origine preferenziale nel caso in cui il prodotto soddisfa il criterio del “valore aggiunto” che si verifica in due casi:

  • se il valore dei componenti non originari utilizzati per realizzare il prodotto è inferiore a una certa percentuale, calcolata sul prezzo di vendita del prodotto, indicato in fattura.
  • se il valore dei componenti non originari utilizzati per realizzare il prodotto ha una percentuale più alta della precedente ed è contemporaneamente inferiore al valore dei componenti originari.

Per ciascun protocollo di origine sono comunque elencate le regole di lista, ovvero tutte le lavorazioni considerate sufficienti o meno a conferire l’origine preferenziale al prodotto. Inoltre, sono anche elencate tutte le lavorazioni che non possono mai soddisfare i criteri di certificazione preferenziale.

Dichiarazione di origine preferenziale: i certificati e le norme

Dopo aver verificato le condizioni necessarie per ottenere la condizione di origine preferenziale, si può procedere con la richiesta dello status. Fino a marzo 2022, specificatamente nei rapporti tra UE e le nazioni con cui sono stati firmati accordi specifici di interscambio, l’origine preferenziale era garantita dal modello EUR1 previdimato. Da aprile, invece, l’Agenzia delle Dogane ha stabilito che la procedura di previdimazione non è più applicabile, a favore di una procedura digitalizzata tramite il portale AIDA per la richiesta di certificati. Una soluzione che mira a snellire l’iter e migliorare i controlli.

Un’altra semplificazione è data dall’autocertificazione da parte dell’esportatore, ma questa opportunità è limitata alle merci che hanno un valore massimo di 6.000 euro. Inoltre, tale dichiarazione deve essere compilata secondo una specifica dicitura prevista dalle autorità doganali e presentata con timbro e firma originale.

La convenzione regionale sulle norme di origine preferenziale PEM

La convenzione regionale sulle norme di origine preferenziale paneuromediterranee prevede regole di origine comune tra oltre 20 paesi partner dell’UE, per agevolare gli scambi commerciali nell’area di libero scambio paneuromediterranea. Dal 2012 è in corso un processo di modernizzazione del processo e alcuni paesi hanno deciso di applicare transitoriamente su base bilaterale le regole riviste. Dal 1° settembre 2021 queste novità sono applicabili negli scambi tra UE e Albania, Isole Faroe, Georgia, Islanda, Giordania, Norvegia, Svizzera, Palestina e Macedonia del Nord.

 

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Logistica integrata: l’innovativa evoluzione della logistica

07.07.2022

Negli anni, noi di C.T.I. International Forwarder ci siamo sempre più specializzati nell’ambito della logistica integrata, adottando un approccio volto a soddisfare tutte le esigenze dei nostri clienti. Ma cosa si intende con questo concetto che, sempre di più, si sta diffondendo nel settore del trasporto merci? Vediamo nel dettaglio la definizione di logistica integrata, come funziona e i vantaggi che può portare alle aziende.

Cos’è la logistica integrata?

Per “logistica integrata” si intende un processo innovativo volto a pianificare, attuare e controllare tutte le attività che costituiscono il trasporto e il flusso di materiali, semilavorati e prodotti finiti dal luogo di origine al cliente finale:

  • Gestione degli ordini
  • Stoccaggio
  • Gestione del magazzino
  • Spedizioni
  • Tracciamento della merce
  • Gestione dei resi

Per fornire una panoramica chiara e completa della logistica integrata, è bene fare un passo indietro. Fino agli anni ’60, la logistica tradizionale, ossia tutte le attività che portano il prodotto dal fornitore al consumatore erano svolte in modo frammentato, divise per comparti che venivano gestiti in modo indipendente. Negli anni successivi questa visione è stata sostituita dal sistema integrato, basato su un coordinamento strategico di tutte le attività gestionali per renderlo efficiente, ridurre tempi e costi e soddisfare le esigenze dei clienti.

Logistica integrata: ecco come funziona

Come funziona, quindi, la logistica integrata? Innanzitutto, la logistica integrata e flessibile necessita di una maturazione digitale di tutte le operazioni, sia quelle legate allo stoccaggio e alla spedizione, sia quelle di tracciamento in tempo reale della merce.

Per rendere più semplice la comprensione di questo sistema macchinoso si può suddividere il funzionamento in due flussi:

  • Flusso fisico, è l’aspetto operativo della logistica che comprende l’approvvigionamento, il supporto alla produzione, la distribuzione e l’eventuale recupero;
  • Flusso informativo, legato alle informazioni relative alla domanda, la pianificazione delle fasi che interessano la logistica, i programmi di produzione e i piani di approvvigionamento.

È essenziale ottimizzare tali flussi per raggiungere obiettivi di efficienza, di profitto e di qualità del servizio offerto, allo scopo di rispondere alle nuove esigenze dei clienti ed essere competitivi rispetto al mercato odierno.

Tutti i vantaggi della logistica integrata

Il sistema logistico integrato, grazie alla sinergia che caratterizza tutte le fasi dell’intero processo, permette alle aziende di beneficiare di una serie di vantaggi:

  • Massimizzazione delle tempistiche e risparmio economico
  • Migliore impiego delle risorse umane
  • Ottimizzazione della gestione, data dalla presenza di un unico interlocutore a cui è affidato l’intero processo
  • Maggiore personalizzazione
  • Maggiore competitività sul mercato globale

Al giorno d’oggi, in un mondo in costante evoluzione, anche il concetto di logistica integrata sta mutando verso l’idea del Supply chain management, caratterizzata dal miglioramento della gestione dei flussi interni alla catena di approvvigionamento e dal coinvolgimento degli attori esterni. In questo scenario la logistica integrata assume un nuovo approccio in cui l’azienda diventa parte di una rete di soggetti che collaborano tra loro per fornire prodotti e servizi con il fine di creare un valore aggiunto per il cliente finale. Ed è in quest’ottica che noi di C.T.I. International Forwarder operiamo, garantendo a chi decide di affidarsi a noi un servizio specializzato, attento e sartoriale.

 

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Perché la mia merce tarda così tanto ad arrivare?

07.07.2022

Tra i vari problemi scatenati dal Coronavirus ci sono anche quelli legati alla logistica, come la carenza di container a livello mondiale; questa comporta conseguenze sia sui produttori che sui distributori, causando sia ritardi che aumenti di costi legati al trasporto, tanto che il Financial Times l’ha definita la più grande crisi dall’inizio delle spedizioni via container.

Questa crisi è stata soprattutto causata dalla pandemia e peggiorata da eventi avversi come l’incagliamento della Ever Given, la chiusura di due porti cinesi, il porto di Yantian per un focolaio di Covid a maggio e quello di Ningbo-Zhoushan ad agosto per la stessa causa.

Questi eventi, però, hanno solo messo in luce i problemi pre esistenti in quanto molti porti sono poco efficienti e non riescono a gestire il traffico delle navi moderne, troppo grandi per le infrastrutture esistenti. Il flusso, inoltre, si basa su un delicato equilibrio di tempistiche per avere il flusso intermodale senza ritardi. Lo slittare dell’arrivo delle navi comporta rallentamenti lungo tutta la catena.

Tra i porti più congestionati ci sono quelli di Karachi, con ritardo medio di 27 giorni (e picchi di quasi 90 giorni), Fos Sur Mer (Francia) con 16 giorni, Charleston, Long Beach e Atlanta (USA) con una media di 25 giorni di ritardo, Santos (Brasile) e Tomakomai (Giappone) con 15 giorni di ritardo medio. Per recuperare questi ritardi, le navi possono decidere di saltare alcuni porti lungo la rotta (così detto “blank sailing”), con conseguente ritardo di consegna della merce che doveva essere scaricata e caricata in quel porto, in quanto le rotte sono “circolari” e quindi la nave torna al porto al “giro” successivo.

Inoltre, le misure messe in atto ovunque per contrastare la pandemia hanno creato ulteriori ritardi, a causa di chiusure, tamponi da presentare e così via.

In secondo luogo c’è l’aumento dei consumi, con conseguente aumento di approvvigionamento di materie prime/merce.

Oltre a questo, visto il crollo del commercio globale durante il lockdown, molti armatori hanno cancellato centinaia di viaggi nave, sia per risparmiare i viaggi a vuoto, sia perché ne hanno approfittato per ristrutturare le navi, lasciando quindi i container vuoti nei porti di destino, senza poterli riportare nei luoghi in cui sarebbero serviti (in particolare la rotta Cina -> USA che dopo la riapertura ha visto uno spostamento di oltre 4 milioni di TEUs da settembre a dicembre, senza che gli stessi tornassero in Cina). Di conseguenza questa carenza di vuoti ha creato uno scompenso tra domanda e offerta, facendo lievitare i costi del nolo, che hanno raggiunto livelli record con aumenti medi del 800% su tutte le rotte.

Su questo orizzonte temporale, la minaccia più grande restano le chiusure dovute ai focolai di Covid, soprattutto in Cina dove si attuano regole e manovre stringenti, creando una maggiore incertezza sulle tempistiche di riassorbimento dei ritardi e conseguente ritorno alla normalità sia di puntualità sia di costi.

C.T.I for MIDO: siamo gli spedizionieri ufficiali della fiera dell’eyewear

04.20.2022

 

Manca poco all’inizio del MIDO, la manifestazione internazionale di Ottica, Optometria e Oftalmologia che si terrà negli spazi di Rho Fiera Milanodal 30 aprile al 2 maggio 2022. La fiera dell’eyewear è organizzata da ANFAO, l’Associazione Italiana Fabbricanti Articoli Ottici, e noi di C.T.I. International Forwarder siamo i primi e unici spedizionieri ufficiali a partecipare all’evento più importante del settore.

MIDO è la fiera più completa, affascinante e all’avanguardia del mondo dell’eyewear: un’importante occasione per i grandi nomi dell’industria dell’ottica per presentare in esclusiva i loro prodotti, ma anche uno spazio pensato per presentare le tendenze del futuro e creare una rete di conoscenze. In questo MIDO è un vero e proprio laboratorio creativo in cui scoprire e sperimentare progetti innovativi. Per i professionisti del settore e per chi è sempre alla ricerca di novità e ispirazione, il MIDO è un evento imperdibile!

Negli ultimi anni noi di C.T.I. International Forwarder ci siamo sempre più specializzati nel servizio di trasporto merce nell’ambito dell’occhialeria. Mettiamo a disposizione automezzi e incaricati specializzati per garantire ai nostri clienti un pacchetto completo, accurato e personalizzato del ritiro e consegna dei prodotti.

Vieni a trovarci al MIDO: saremo allo stand D16 del padiglione 24 per tutta la durata della fiera. E, se hai bisogno di inviare la tua merce in fiera, non esitare a contattarci.